In fondo, il modello previsionale è la
trasposizione nell'età della tecnica di ciò che fu la mantica nelle epoche
antiche: il sogno di gettare uno sguardo sul futuro per anticiparne gli eventi
e sottrarsi all'ignoto. Tuttavia, mentre nel passato l'arte mantica si muoveva
nell'orizzonte di un destino ineluttabile che poteva essere scrutato ma non
modificato, l'epoca moderna si dispiega nell'ambito della volontà di potenza,
che desidera dominare gli eventi e comandare il fato. In questa ottica i
modelli previsionali ci vengono presentati come lo strumento mediante cui si
stilano agende che decidono del futuro di nazioni o dell'umanità intera.
Ora, vale la pena ricordare che un modello
previsionale non è un ente matematico neutro, sottratto all'ambito della discussione
e della critica perchè risiedente nell'iperuranio dei principi: è un costrutto
che riflette scelte e visioni di chi lo imposta (in altre parola reca in sè
presupposti di tipo ideologico), e necessita di appoggiarsi su dati che siano
riconosciuti da tutti i soggetti che sono destinati a condividerne i risultati
e gli effetti. Se non si condividono i dati di base, nè la cornice ideologica
che ne determina l'impostazione, allora tale modello non può che essere
rifiutato a priori da tutti coloro a cui quei dati e quell'ideologia non sono
evidenti. In particolare, ciò avviene di necessità quando quel modello impatta
sulle vite di una collettività che è chiamata ad adeguarvisi sacrificando ad
esso i propri beni più preziosi. In politica non esistono scelte apodittiche e
ineluttabili dettate da numeri autoevidenti e inconfutabili: solo risoluzioni e
responsabilità individuali che qualcuno non desidera assumersi.