Facciamo subito una
premessa fondamentale: nessuno vuole ASSOLUTAMENTE accusare il mondo lgbt o i
singoli membri o le singole associazioni di fare propaganda per la sessualità
minorile. Su questo bisogna veramente essere molto chiari. Tuttavia è necessario
comprendere come ci sia un legame indubbio tra l'idea di uno sdoganamento della
sessualità infantile fin dalla più tenera età, e quella che possiamo chiamare
ideologia di genere.
Da questo punto di vista è assolutamente necessario comprendere
innanzitutto cos'è il gender.
Quando qualcuno dice “il gender non esiste”, in realtà mente sapendo di mentire. Ma, in qualche modo, esprime un fondo di verità perché non esiste un’ideologia gender caratterizzata da un libro sacro e dei punti di riferimento. Esiste più che altro una tendenza, che possiamo identificare come ideologia gender, una tendenza che nasce negli Stati Uniti a partire dalla rivoluzione sessuale degli anni 50 – 60 che afferma l'inesistenza di fatto della dicotomia sessuale maschio/femmina e l'esistenza invece, in realtà, di una sorta di ventaglio di possibilità che vanno dal maschile al femminile “etero” fino all'omosessualità, passando per un'infinita serie di passaggi intermedi, una sorta di ventaglio della sessualità.
Quando qualcuno dice “il gender non esiste”, in realtà mente sapendo di mentire. Ma, in qualche modo, esprime un fondo di verità perché non esiste un’ideologia gender caratterizzata da un libro sacro e dei punti di riferimento. Esiste più che altro una tendenza, che possiamo identificare come ideologia gender, una tendenza che nasce negli Stati Uniti a partire dalla rivoluzione sessuale degli anni 50 – 60 che afferma l'inesistenza di fatto della dicotomia sessuale maschio/femmina e l'esistenza invece, in realtà, di una sorta di ventaglio di possibilità che vanno dal maschile al femminile “etero” fino all'omosessualità, passando per un'infinita serie di passaggi intermedi, una sorta di ventaglio della sessualità.
Questa idea la ritroviamo, prima ancora che si parli di ideologia
di genere o di gender, così come poi era inteso nei decenni successivi, già con
Alfred Kinsey che è stato il grande promotore della rivoluzione sessuale negli
Stati Uniti, un uomo estremamente legato ai poteri forti.
La sua opera è stata sponsorizzata e pubblicata col beneplacito
della fondazione Rockefeller negli Stati Uniti, negli anni 50. All'interno
della sua opera, che costituisce in qualche misura la miccia che fa detonare la
rivoluzione sessuale, prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo
occidentale, troviamo un chiaro riferimento a quelle che poi saranno le basi
del gender: l'idea che sia possibile passare attraverso una scala – che poi è
stata proprio chiamata “scala Kinsey” – da un livello di eterosessualità a un
livello di totale omosessualità. Questi concetti secondo Kinsey sarebbero in
realtà caratteristiche tipiche solo di pochi individui: cioè i veri
“eterosessuali” e i veri “omosessuali” sarebbero pochissimi, mentre la
stragrande maggioranza della popolazione ondeggerebbe, trasmigrerebbe
attraverso queste due categorie in un'indefinita quantità di sfumature. Tra
queste sfumature troviamo pure quella che viene chiamata “pedofilia”, pedofilia
che Alfred Kinsey considera a tutti i livelli un orientamento sessuale normale,
un orientamento sessuale con cui fare i conti. Tra l’altro nella sua ricerca si
trova anche la famosa tabella HR2749 – tabella che ha poi suscitato tutta una serie
di polemiche e di strascichi legali, per ovvi motivi – in cui vengono riportati
i dati riguardanti il tempo e la frequenza di orgasmi di infanti e bambini.
Kinsey aggiunge nel suo rapporto, proprio a proposito della cosiddetta
pedofilia:
“…Se una bambina non fosse condizionata dall’educazione, non
è certo che approcci sessuali del genere di quelli determinati in questi
episodi (cioè contatti sessuali con adulti) la turberebbero… è difficile
infatti capire per quale ragione una bambina, a meno che non sia condizionata
dall'educazione, dovrebbe turbarsi quando le vengono toccati i genitali oppure
turbarsi vedendo i genitali di altre persone o nell’avere contatti sessuali
ancora più specifici…”.
Questo è in qualche modo l'inizio dell’ideologia gender: alla base
dell'ideologia gender c’è questa idea quasi endemica che una liberazione
sessuale a 360° e fin dalla più tenera età possa portare una sorta di
beatitudine collettiva universale.
Una visione quasi messianica che viene ripresa solo qualche anno
dopo da John Money.
John Money è un professore, uno psicologo neozelandese poi
trapiantato negli Stati Uniti; tra l'altro è anche discusso per le sue attività
di chirurgo e per i vari episodi di bambini a cui è stato cambiato sesso (c’è
l’episodio abbastanza famoso, su cui adesso non ci soffermiamo, di Brenda
Reimer nato David Reimer, un episodio disgraziato che poi terminerà con il
suicidio del bambino sottoposto a questa operazione). Ma ancora più importante
è il ruolo di John Money nella nascita della vera e propria ideologia gender
così come la possiamo comprendere oggi: è con Money che nasce anche
l'espressione “identità di genere” a differenza di “identità sessuale” che era
stata l'espressione con cui fino a quel momento era stata identificata la
differenza, la dicotomia tra i sessi.
Oltre a questa idea, a questo
concetto di identità di genere che riprende e in qualche modo estremizza quello
che già aveva affermato Kinsey – per cui la sessualità è una costruzione
culturale e sociale che chiunque potrebbe cambiare nel corso della sua vita –
Money sdogana ampiamente quelle che, come dice lui, fino a quel momento erano
state chiamate parafilie o perversioni, tra le quali anche la pedofilia. In una
prefazione a un libro di un suo amico, un certo Theo Sanford che scrive “Boys
and their contact with men” (“I ragazzi – ma in questo caso sarebbe più i
“bambini”, i “preadolescenti” – e i loro contatti con gli uomini, con gli
adulti”), Money scrive:
“… la pedofilia e l’efebofilia non sono una scelta
volontaria, più di quanto non lo sia il fatto di essere mancini o daltonici…
non esiste un metodo conosciuto di trattamento attraverso cui essi possono
essere modificati effettivamente e in via definitiva … le punizioni sono
inutili: bisogna semplicemente accettare il fatto che esistono e poi, con un
illuminismo ottimale, formulare una politica sul da farsi…”.
Ricordiamoci che siamo alle soglie degli anni 60, del “vietato
vietare”, ma questa è l'ideologia di riferimento che poi andrà a formare i
movimenti cosiddetti di “liberazione sessuale”, tra cui soprattutto il
movimento femminista (che parte proprio dal presupposto per il quale le
categorie “maschile” e “femminile” sono dei costrutti sociali … e quindi vanno
de–strutturati) e poi soprattutto il movimento omosessualista.
Sul discorso del collegamento tra movimento omosessualista e
pedofilia, ci sarebbe molto da dire, a livello storico. C’è stata sicuramente,
indubbiamente una collaborazione fino a un certo punto, possiamo dire fino alla
metà degli anni 90, al 1994, anno in cui l’ILGA (che è l’organizzazione
internazionale dei gruppi omosessualisti, quelli che oggi si chiamano lgbt)
ospita al suo interno anche associazioni come il NAMBLA (North American Men Boy
Love Association – associazione nord americana dell'amore tra ragazzi e
adulti).
In queste manifestazioni non dobbiamo vedere degli episodi
casuali: è nel DNA dell’ideologia gender, come abbiamo dimostrato, l'idea che
la sessualizzazione precoce – come diceva John Money: “eight too late” (“a otto
anni è già troppo tardi”) – possa portare a una liberazione dell'uomo. Questo
tipo di concetto lo ritroviamo anche in uno dei pensatori omosessualisti più
famosi in Italia: è Mario Mieli, a cui è dedicato il più importante circolo di
cultura omosessuale, il “Circolo di cultura omosessuale – Mario Mieli”, che si
trova a Roma.
Mieli era un attore di teatro, morto suicida intorno ai
trent’anni, un personaggio abbastanza in vista negli anni 70 nella Milano della
contestazione, autore di un libro pubblicato dalle edizioni Feltrinelli dal
titolo “Elementi di critica omosessuale”, in cui in qualche modo si riprende in
chiave omosessualista un certo marxismo – freudianesimo che era molto di moda
negli anni 70. Mieli riparte da una prospettiva strettamente omosessuale, da
una critica omosessuale della società. È qui che troviamo una frase che
peraltro ormai è diventata piuttosto famosa, ma che è difficile da comprendere
al di fuori dell’impalcatura ideologica dell'omosessualismo militante,
dell’ideologia gender. È un passaggio tratto appunto da “Elementi di critica
omosessuale” pubblicato in Italia da Feltrinelli.
Scrive Mario Mieli:
“… Noi, checche rivoluzionarie, sappiamo
vedere nel bambino non tanto l’Edipo o il futuro Edipo, bensì l’uomo
potenzialmente libero…”.
Qui, naturalmente, si riprendono delle categorie
freudiane: Edipo è il represso, il frustrato, colui che desidera la madre; in
questo caso, naturalmente, l’Edipo è colui che viene castrato dall'educazione e
in particolar modo dalla famiglia, ma l’omosessualità e l'omosessualismo potranno
liberarlo, secondo Mario Mieli.
Perché, scrive Mario Mieli:
“… Noi, sì, possiamo amare i bambini,
possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di eros,
possiamo cogliere a viso e braccia aperte la sensualità inebriante che
profondono, possiamo fare l'amore con loro… per questo la pederastia è tanto
duramente condannata: perché essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la
società invece, tramite la famiglia, traumatizza, edu–castra, nega, calando sul
suo erotismo la griglia edipica…”.
Questo è un concetto che si trova alla base dell'ideologia gender.
L’ideologia gender non è semplicemente una giustificazione
dell'agenda omosessualista o femminista: l'ideologia di genere è una visione del
mondo, è una weltanschauung opposta a quella tradizionale. Nell'agenda gender
non ci sono solo i matrimoni omo, non ci sono solamente le adozioni o l’utero in
affitto ma, in prospettiva, c'è quella che appunto veniva predicata come una
sessualizzazione a 360° della società, a partire fin dall'età dell’infanzia.
Questo NON SIGNIFICA naturalmente accusare le associazioni
omosessuali di connivenza con la pedofilia, né di pratica della pedofilia ma –
questo sì sicuramente – avere nel proprio DNA ideologico questo tipo di basi: è
storicamente e culturalmente innegabile.