Uno dei progetti più
interessanti dell’underground italiano in ambito Martial/Industrial è il
solo-project del parmense TSIDMZ. Abbiamo incontrato Solimano, il fondatore del
progetto e colto l’occasione per conoscere meglio la sua proposta e le sue
ispirazioni.
Quando e come è iniziata
l'avventura artistica di TSIDMZ?
Da dove nasce e cosa significa il
nome?
Dopo alcuni anni di sperimentazione, prove varie e normali
assestamenti, nel 2007 nasce ufficialmente TSIDMZ, esordendo con un demo-CD
autoprodotto: “Lo Zio Di Brooklyn”.
TSIDMZ è l'acronimo di THULESEHNSUCHT IN DER
MASCHINENZEIT, ossia Nostalgia per Thule nel Tempo delle Macchine. Thule è uno
"spazio primordiale", un posto probabilmente fisico, ma sicuramente
metafisico dal quale secondo la mitologia indoeuropea sarebbero discesi quei
popoli che avrebbero abitato le terre dell’Eurasia. Molto sommariamente ed
approssimativamente possiamo dire che Thule sia un corrispettivo dell'Eden
biblico. E' un posto di originaria "perfezione", il posto degli
antenati e degli eroi che vivevano in contatto con la Divinità; è anche un
posto dal quale ciclicamente vengono e poi ad esso ritornano uomini che
cambiano o indirizzano la Storia.
TSIDMZ esprime dunque questa nostalgia; nostalgia
sia in senso pessimistico, di mancanza, sia in senso propositivo, di desiderio
di riattuazione. Una riattuazione che deve però avvenire nel nostro tempo, NEL
TEMPO DELLE MACCHINE. E' quindi possibile realizzare una società giusta,
sublimata e "spirituale" nell'era post-atomica? In TSIDMZ una
possibile risposta la si può trovare nel Futurismo a livello
artistico-culturale, e nel Socialismo a livello politico-sociale. Ecco quindi
che la musica elettronica e qualsiasi tipo di arte "industriale"
diventano indispensabili; infatti come a livello sociopolitico questo Uomo
Nuovo deve essere partecipe e padrone della macchina, e non più schiavo e vittima,
così a livello culturale deve avere un'integrazione con essa, deve
identificarsi con la macchina ed essa deve diventar parte della sua Cultura e
creare quindi quella identificazione artistica che dia una identità consona
all'Operaio, Jungerianamente inteso.
Nella tua musica sono
riconoscibili stili diversi, suoni tradizionali, ambientali, marziali, drone e
industriali. Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione?
L’eclettismo è un cavallo di battaglia del progetto.
Fin da piccolo ho avuto modo di accostarmi sia alla musica classica e alla
musica popolare, sia alla musica più pop, come la dance anni ’80-’90, i Depeche
Mode, i Kraftwerk, Franco Battiato, Lucio battisti etc. In seguito la curiosità
musicale è sempre cresciuta a dismisura e intorno ai 15/16 anni ho iniziato a
scoprire movimenti musical/culturali come il primo black metal norvegese, gruppi come i Pink Floyd e artisti come Ozzy
Osbourne e Marilyn Manson
Avevo 15 anni e vedere per la prima volta uno
spettacolo di MM è stato uno “shock”…mi si è aperto un mondo nuovo nel modo di
concepire la musica e l’attitudine musicale. Un disco come Smells Like Children
è stato il mio apripista alla musica industrial e sperimentale. È un disco
pieno di campionamenti, pezzi “noise” e comunque molto “malati” che hanno
attirato da subito la mia attenzione. Poi il black metal ha dato il colpo
finale. Attraverso artisti come Burzum e Mortiis, ho scoperto il dark-ambient e
attraverso gli Aborym ho scoperto un accenno di musica cyber-industriale. Da li
è stato tutto una discesa. Attraverso gli scambi (all’epoca, non esistendo
ancora internet, era l’unico modo per conoscere artisti nuovi), le recensioni
su zine, riviste specializzate e le
fiere del disco itineranti, ho iniziato a scoprire generi e sottogeneri
generati dalla musica elettronica-industriale. Inutile quindi dire che ho
ascolti che spaziano su tantissimi generi e stili, dalla classica, al
dark-ambient, al martial, all’harsh-noise, alla techno, all’EBM, all’electro
etc. Tali ascolti si son interamente riversati nella mia composizione portando
secondo me una ricchezza compositiva e
una varietà stilistica non comune, in un mondo nel quale molti artisti preferiscono
sedimentare su clichè e modelli
preimpostati.
Cosa pensi della scena
underground italiana e quali sono i progetti che attualmente apprezzi di più?
L’Italia ha una mentalità musicale ignorante, grezza
e superficiale, ma è una fabbrica di pochi, ma grandiosi artisti. Abbiamo
gruppi seminali come i miei concittadini Kirlian Camera, come gli Argine o gli
Ataraxia; artisti con cui ho avuto modo di collaborare sia dalla scena
neofolk/noise come Sala Delle Colonne, Rose rovine e Amanti, DBPIT, Foresta di
Ferro, Valerio Orlandini, e Porta Vittoria, il nuovissimo progetto inedito del
progetto synthpop Tourdeforce, sia dalla scena EBM-electro come Ira-K
Organization e Chemical Waves.
Abbiamo ascoltato il tuo recente We
Are Time. un disco molto evocativo e dalle tinte drammatiche e
catastrofiste. Pezzi come Hic
Sunt Leones e The
Predictable e Fall Of The Last Civilization sembrano fare davvero da
specchio alla decadente situazione contemporanea. Come nascono i tuoi brani?
“We Are Time” è uscito per Ufa Muzak ed
è il secondo disco solista con una produzione ufficiale. Anche se nel disco non
compare il nome, il concept è
Hyperborea (alias Ultima Thule), un continente perso (si ipotizza parallelo ad
Atlantide) con l’ultimo diluvio (o glaciazione) da cui discenderebbero gli
indoeuropei. La popolazione che si salvò da questo cataclisma si sarebbe
rifugiata sottoterra ed avrebbe fondato il regno spirituale di Agarthi, un
regno che vivrebbe dell’energia di Vril, una forza magnetica generata dal
movimento del pianeta, e illuminato dal Sole Nero, il sole interno alla terra.
I brani nascono quindi partendo da un concept o un’idea di base. Inizio quindi
a cercare campionamenti vocali o suoni che potrebbero interpretare al meglio
l’idea di partenza e poi si sviluppa il tutto. Altre volte parto direttamente
da una melodia o da un campionamento e inizio a svilupparci intorno una
struttura, facendo si che il pezzo si formi “da sé” il più possibile e solo
alla fine, vedendo il risultato e cosa ne è saltato fuori, decido e capisco la tematica del pezzo; diciamo che
è una tecnica assimilabile al libero flusso di coscienza o “all’invasamento”
artistico di una musa...
So che ti sei cimentato
diverse volte in ambito live. Come vengono ideate le coreografie? Come valuti
le reazioni del pubblico di fronte alla vostra presenza scenica?
Condurre dei live in questo settore
musicale è molto difficile. Infatti molto raramente esistono strumenti “vivi” e
vedere qualcuno che armeggia dietro un synth
o un computer può diventare noioso e
banale. Ecco quindi perché penso che live
di questo genere come minimo debbano essere accompagnati da video fatti ad hoc.
I video come accompagnamento ai concept
di TSIDMZ non mi è mai bastato però e ho quindi deciso di integrare nel
progetto Nausicaa aka Cheri Roi, una performer
professionista di Roma.
Ci siam conosciuti quasi per caso su Facebook
e poi dal vivo ad un live di Sigillum
S a Roma. L’intesa e l’accordo è stato ottimo fin da subito e mi è venuto
spontaneo proporle un sodalizio artistico. Inutile dire che grazie alle sue
performance e alla sua professionalità, i live-set
han acquisito un qualità, un impatto e una carica superiore.
Infine bisogna ricordare che anche le locations giocano un ruolo molto grosso.
Per esempio ho avuto modo di suonare in una ex chiesa nel centro di Genova e il
colpo d’occhio tra luci, acustica, muri decadenti e video proiettati su un telo
messo tra il pubblico e il palco, han fatto il 90% dello spettacolo. Una
esperienza davvero unica.
Recentemente TSIDMZ ha fatto
da spalla a Pavia ad un mostro sacro dell’industrial, ovvero Roger Karmanik e
il suo progetto Brighter Death Now, è stata un’esperienza positiva?
Inutile dire che suonare a spalla di BDN
è come per un pianista suonare prima di un redivivo Beethoven. BDN e soprattutto
tutta la produzione Cold Meat Industry (l’etichetta fondata e diretta da Roger
Kermanik) ha scandito la mia crescita musicale in questo settore e ha
oggettivamente dato al mondo musicale industrial perle e qualità che
difficilmente si potranno ripetere.
Dal mio egoistico punto di vista è stata
quindi una esperienza superlativa, che mi ha permesso di suonare davanti ad un
discreto numero di persone (anche se le aspettative erano ben maggiori, ma si
sa, siamo in Italia), mi ha dato una visibilità molto grossa, e mi ha permesso
di conoscere una pietra miliare del settore musicale nel quale ho deciso di
muovermi.
Stai lavorando ad un nuovo
disco? Puoi dirci qualcosa in merito? Ci saranno ulteriori evoluzioni?
Il
nuovo disco, “Pax Deorum Hominumque” (il terzo da solista con una produzione
ufficiale), uscirà per la storica etichetta italiana Old Europa Cafe.
PDO si
propone come la colonna sonora per “l’Uomo Nuovo” che “combatte” per una unità
spirituale eurasiatica, nel modo in cui questa unità si esprime in varie forme
culturali. La tematica è molto attuale e importante.
Infatti
a livello geopolitico e sociale l’eurasiatismo è un nodo cruciale per il nostro
mondo. Davanti alla prospettiva di una completa americanizzazione sociale,
culturale, economica e militare del
globo da parte degli Stati Uniti D’America, diventa indispensabile un risveglio
di coscienza da parte dei popoli che abitano Europa e Asia. Un blocco
continentale del genere, libero, unito, pur mantenendo e conservando le singole
identità seguendo l’esempio degli antichi imperi, potrebbe diventare una valida
e potente alternativa al fallimentare modello americanocentrico.
Il
disco quindi ripercorre alcune sonorità e alcuni concetti tradizionali di
questo continente con la prospettiva di una UNITA’, di ricreare insomma la Pax
Deorum Hominumque (motto latino che significa “Pace tra uomini e Dei”). Se
l’uomo riesce a trovare e ristabilire un equilibrio sulla terra, di conseguenza
riesce a trovare e ristabilire un contatto con il sacro, il trascendente e
l’Assoluto; e viceversa.
A
livello compositivo il disco si presenta con un mix molto potente di
elettronica, musica marziale, neofolk, industrial-ambient e atmosfere di forte
impatto evocativo, emotivo e spirituale. Un simile risultato è stato possibile
anche grazie a preziose partecipazioni di artisti internazionali, già
perfettamente affermati nella scena industrial: Sala Delle Colonne,
Gnomonclast, Horologium, Barbarossa Umtrunk, Heiliges Licht etc Il mastering è
stato interamente curato da Peter Andersson (Raison d' Être), e la grafica da Nickolay
Busov, titolare dell’ etichetta russa Ufa Muzak.
Fino ad ora hai collaborato
con tantissimi artisti? Perché? Hai in preventivo nuove collaborazioni con
altri artisti?
TSIDMZ è un progetto che ha fatto della
collaborazione il suo cavallo di battaglia. Mi piace infatti concepirlo più
come un progetto “sociale”, collettivo, nel quale trovano espressione svariati
artisti che apprezzo e che hanno affinità con il mio modo di vedere il mondo,
piuttosto che come un semplice progetto musicale privato. La collaborazione
infatti, in qualsiasi settore umano, porta innovazione, arricchimento culturale
e umano, incentiva la solidarietà e permette di dare più eco ai propri
messaggi. A differenza della moderna società contemporanea, che vede l’uomo
come un numero votante, cliente della multinazionale di turno e sconnesso l’uno
dall’altro, io preferisco vedere l’uomo, in questo caso “l’artista”, come una
parte di un corpo organicamente e armoniosamente organizzato, solidale, e in
continua collaborazione l’uno con l’altro.
Nonostante per motivi socio-economico-politici continui a regnare il
preconcetto darwinista-marxista-liberale dell’uomo e della società come il
continuo frutto di scontri tra classi, migliori e peggiori, adatti e non
adatti, ricchi e poveri, destra-sinistra, penso sia più utile e realista
iniziare a concepire qualsiasi settore
umano come un unicum, come un solo organismo operante, che trae forza dalla
collaborazione e non dallo scontro prepotente di prevaricazione. Il discorso di
Menenio Agrippa sul colle dell’Aventino* torna molto utile per esemplificare
questo concetto e ultimamente anche la fisica quantistica sta dimostrando “in
laboratorio” il fatto che l’uomo e il tutto siano un unico organismo collegato.
I problemi nascono quando l’uomo vuole negare questa unità, che è poi anche il
vero concetto del famoso “monoteismo” delle religioni, di cui tutti parlano, ma
pochi ne capiscono il vero significato. Ecco quindi perché anche TSIDMZ vuole
nel suo piccolo essere un collettivo che cresce e si esprime nella
collaborazione e nella unione. In questo progetto musicale ovviamente ci sono
delle critiche, e quindi esiste un aspetto negativo e pessimista, ma mai volto
alla distruzione “del nemico” o di ciò che viene visto come “negativo”, ma nel
tentativo di risvegliare le coscienze affinchè anche il “negativo venga
reintegrato, ricontrollato e ricollocato nell’unità.
In futuro quindi, se Dio vuole, le
collaborazioni continueranno in maniera sempre più assidua con qualsiasi
artista già affermato o dell’underground che possa e voglia dare un contributo
alla battaglia.
*« Una volta, le membra dell’uomo,
constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui
gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo
alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo
confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a
indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento
estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro,
ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi
tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico
corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute. »
Nello split con il progetto
ambient/industrial Distopia saltano all’occhio titoli come Futurism Against Humanity e Democratic Pig , la domanda sorge
dunque spontanea: quali sono le tue matrici ideologiche? Come vedi
l’attuale situazione Italiana ed Europea?
Come
già accennato, la principale matrice di pensiero attuale è l’eurasiatismo. La
situazione europea dipenderà molto dalle scelte di Russia e Cina e ovviamente
dai governanti europei, i quali, una volta per tutte, dovranno decidere se
continuare ad essere pedine del sistema atlantista, o pensare agli interessi
dei popoli europei e opporsi al mondo demo-liberal capitalista.
Penso
che Iran e Siria siano il nodo cruciale di tutta la situazione. In Siria
sicuramente ci sarà un’opposizione, ma la situazione alla quale stiamo
assistendo ne ha del grottesco. I media fan passare l’idea che l’intera
popolazione siriana sia contro Assad, quando in realtà sono una minoranza guidata per di più da agenti CIA, del Mossad e
agenti turchi. I finti ribelli siriani, armati e recuperati in giro per il
mondo e ovviamente spacciati per oppositori di Assad, stanno provando a fare
quello che han fallito in Iran poco tempo fa: una rivoluzione interna.
In Iran
una rivolta interna è stata tentata con i soliti giochetti mediatici: si fa
passare per antidemocratico, tiranno e nemico dei diritti umani un capo di
stato scomodo, si cerca una qualche fetta di popolazione malcontenta di
qualcosa con il governo, la sia aizza attraverso un attento e fine lavoro di
servizi segreti, mass media e propaganda, si fa pensare al mondo che quella
fetta sia la quasi totale popolazione, si portano infiltrati da far scendere in
piazza nel paese in oggetto e si fa scatenare la “rivolta” (ovviamente
documentata da reportage, foto e inquadrature studiate ad hoc per lo
sprovveduto spettatore occidentale).
Visto
che tali tentativi stanno fallendo, all’occidente non rimane che la guerra, ma
allora la situazione diventerebbe interessante, essendoci in ballo gli
interessi di Russia e Cina, i quali non penso siano tanto disposti a cedere i
loro affari economici e strategici in quella zona di mondo e soprattutto non
penso che accettino il pianificato accerchiamento geografico che stanno
subendo; infatti l’attacco e nemico finale sarà chiaramente il blocco
russo-cinese.
L’Italia
è uno dei paesi messi peggio. È una colonia americana dal 1945 e tale continua ad essere. L’attuale governo
tecnico è solo la ciliegina sulla torta di un processo di sistematica
distruzione del sistema economico-sociale italiano. Le banche e il grosso
capitale, quello vero (che non è certo Berlusconi), sono scesi direttamente in
campo, han gettato la maschera e si stanno rivelando per quello che sono: dei
semplici criminali con un unico dio, Il Profitto.
I due
titoli citati trattano queste tematiche, evidenziano i mali e le tremende
ipocrisie delle democrazie, ma in maniera propositiva e costruttiva propongono
anche possibili alternative socio culturali, come potrebbe essere ad esempio il
futurismo. Ovviamente non un bovino e anacronistico plagio del futurismo
storico, ma un futurismo riattualizzato, moderno, che con mezzi e termini
moderni ridoni ai popoli nuove identità,
nuove alternative ad un mondo e una umanità totalmente spersonalizzata,
lobotomizzata, alienata e vittima delle stessa tecnica e dello sviluppo che avrebbe dovuto salvarla.
Il nostro compito non è quello di combattere il sistema a viso aperto, ma
quello di logorarlo e utilizzare i mezzi a nostra disposizione per mettere in
evidenza le forti contraddizioni del sistema, affinchè se ne acceleri la
caduta. Ecco quindi che la tecnologia diventa un mezzo imprescindibile e un
tale futurismo fornirebbe la base culturale per portare a termine tale
progetto.
Grazie Solimano per la
cordiale chiacchierata.
Voglio ringraziarti per la stupenda
chiacchierata e per lo spazio che mi avete concesso.
Vi faccio tantissimi auguri per il
vostro meritevole e lodevole canale, attività culturale che gestite e portate avanti in maniera davvero
intelligente, chiara e molto curata… una rarità tra le macerie del mondo
moderno…