Il disgregamento dell'anima nella civiltà occidentale - C.Dawson

Il mondo che i Cristiani debbono oggi affrontare assomiglia più a quello descritto nell'Apocalisse che a quello di Sant'Agostino. Il mondo è forte, dominato da padroni malvagi; ma questi padroni non sono Nerone o Domiziano, autocrati rotti al vizio; sono gli ingegneri costruttori della macchina d'una potenza mondiale, ben più formidabile e tremenda di quanto abbia mai conosciuto il mondo antico, perché essa non si limita, come i dispotismi del passato, ad usare mezzi esterni, ma si vale di tutte le risorse della psicologia moderna per fare dell'anima umana la forza motrice del suo arbitrio dinamico.

Così i principii fondamentali agostiniani dei Due Amori e delle Due Città, ancor validi, assumono oggi una forma nuova, ignota alla Chiesa del passato. Perché oggi assistiamo ad un meditato tentativo di unificazione e di potenziamento della società umana, fin dalle più profonde radici ; si tenta di portare la Gerusalemme, che è lo spirito dell’Uomo quale ricettacolo dello Spirito di Dio, alla schiavitù di Babilonia, che è lo spirito dell'uomo degradato a cieco strumento d'una diabolica volontà di potenza. Non abbiamo qui spazio per discutere le origini e lo sviluppo di questo male, ma basti dire che le tendenze rivoluzionarie del mondo moderno, ispirate in principio ad un ottimismo umanitario positivo, sono degenerate in una "Rivoluzione distruggitrice". E, come ha osservato Nietzsche, la causa principale di ciò va cercata nella perdita dei valori morali cristiani, che "trattenevano l'uomo dal disprezzo di se stesso, da una ribellione contro la vita, e dalla disperazione, figlia della conoscenza".

Perché una morale, privata delle basi religiose e metafisiche non può che subordinarsi a fini più bassi; e quando questi fini sono negativi, come nella guerra e nella rivoluzione, tutta la scala dei valori morali ne rimane invertita. È comprensibile che un simile nichilismo morale s'accompagni ad un idealismo fanatico in un movimento rivoluzionario clandestino, ma diventa un male molto più grave quando un governo ne faccia il suo credo, quando la forza che domina lo stato se ne serva per difendere la violenza e l'ingiustizia, quando il terrorismo rivoluzionario della società segreta si fonda col terrorismo repressivo della polizia segreta, per produrre una nuova tecnica totalitaria di governo di forza e di terrore che mina le basi psicologiche della libertà morale.

Alla luce del Cristianesimo, l'aspetto più grave di questa situazione è che il male si è per così dire spersonalizzato, svuotandosi di passioni e d'appetiti individuali ed innalzandosi di là dall'umanità, in una sfera dove si confondono e si trasfigurano tutti i valori morali. I grandi terroristi da Robespierre e St. Just a Dzerscinski non erano uomini immorali, ma rigidi puritani che facevano il male freddamente, per principio, disinteressatamente; mentre i dittatori moderni assommano in sé le qualità più alte e più basse della natura umana, - dedizione e devozione illimitata, ed un altrettanto illimitato spirito di vendetta e di violenza - per affermare la loro volontà di potenza.

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La subordinazione della morale alla politica, il regno del terrore, la tecnica della propaganda e dell'aggressione psicologica, possono diventare gli strumenti d'un qualsiasi potere o partito che abbia l'audacia di rinunciare agli scrupoli morali e di precipitarsi nell'abisso.

Questa è per noi la difficoltà più grave, perché questo male prospera e trionfa nella guerra, e la necessità di combattere lo spirito dell'aggressione sfrenata colla forza delle armi crea un'atmosfera particolarmente favorevole al suo sviluppo. Per conseguenza abbiamo l'arduo compito di condurre una guerra su due fronti.

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Il disgregamento della civiltà occidentale, dovuto alla pressione economica e morale della guerra, costituisce un pericolo serio da non scartarsi alla leggera. Né i Cristiani possono affrontarlo collo stesso animo con cui affrontavano la caduta dell'Impero Romano. Quello era un disastro esterno che lasciava intatte le sorgenti della vita spirituale, mentre quella odierna è una catastrofe spirituale che colpisce le basi morali della nostra società, e distrugge non la forma esterna della civiltà, ma l'anima dell'uomo, principio e fine d'ogni cultura umana.

Fonte: tratto da “il giudizio delle nazioni” di C.Dawson (ed.Bompiani)