Oggi, nella nostra epoca,
la filosofia o la religione, ovvero la nostra teoria sulle cose ultime, è stata
estromessa, più o meno simultaneamente, da due campi che era solita occupare.
Gli ideali universali dominavano la letteratura, prima di venire estromessi al
grido di «l'arte per l'arte».
Gli ideali universali
dominavano la politica, prima di venire estromessi al grido di «efficienza»,
che potremmo approssimativamente tradurre con «la politica per la politica».
Negli ultimi vent'anni, gli ideali dell'ordine e della libertà sono andati via
via scomparendo dai nostri libri, così come le ambizioni dell'intelletto e
dell'eloquenza sono andate scomparendo dai nostri parlamenti. La letteratura è
volutamente diventata meno politica; la politica è volutamente diventata meno
letteraria. Le teorie universali sulla relazione tra le cose sono state quindi
escluse da entrambe e possiamo così domandarci: «Che cosa abbiamo guadagnato o
perduto da questa esclusione? La letteratura o la politica sono forse
migliorate per essersi sbarazzate del moralista e del filosofo?».
Quando tutto ciò che
riguarda un popolo diventa temporaneamente debole e inefficace, si comincia a
parlare di efficienza. Allo stesso modo, quando il corpo di un uomo è un
rottame, egli comincia per la prima volta a parlare di salute. Gli organismi
vitali non parlano dei loro processi, ma delle loro aspirazioni. Non può esservi
miglior prova dell'efficienza fisica di un uomo del suo discorrere allegramente
di un viaggio alla fine del mondo.
E non può esservi miglior
prova dell'efficienza pratica di una nazione del suo discorrere continuamente
di un viaggio alla fine del mondo, un viaggio verso il Giorno del Giudizio e la
Nuova Gerusalemme. Non può esservi sintomo più evidente di una vigorosa salute
fisica della tendenza a inseguire nobili e folli ideali; è nella prima
esuberanza dell'infanzia che vogliamo la luna. Nessun uomo valoroso vissuto in
epoche valorose avrebbe compreso il significato dell'espressione «ambire
all'efficienza». Ildebrando avrebbe affermato di ambire non all'efficienza ma
alla Chiesa cattolica. Danton avrebbe affermato di ambire non all'efficienza ma
alla libertà, all'uguaglianza e alla fratellanza.
(...)
L'epoca delle grandi
teorie era l'epoca dei grandi risultati.
Né nel mondo della
politica né in quello della letteratura, dunque, il rifiuto delle teorie
universali si è rivelato un successo. Probabilmente perché molti ideali folli e
ingannevoli hanno talora disorientato il genere umano.
Fonte: tratto da
"Eretici" di G.K.Chesterton (ed.Lindau)