Ci sono dunque uomini per i quali è conveniente solo ascoltare e non parlare, e di questi è detto: «Fa’ silenzio e ascolta»: davvero un ottimo precetto! Siccome l’ignoranza è sfrontatezza e chiacchiera, il primo rimedio è il silenzio; il secondo è l’attenzione rivolta a coloro che dicono cose degne d’essere ascoltate. Non si deve pensare, tuttavia, che questo sia l’unico significato del precetto: «Fa’ silenzio e ascolta». Esso ne esprime un altro ancor più profondo. Infatti, non incita solamente a far silenzio con la lingua e ad ascoltare con le orecchie, ma anche a far silenzio e ad ascoltare con l’anima. Molti, infatti, pur andando ad ascoltare qualcuno, non ci vanno con le loro menti, ma vagano fuori e van pensando a mille cose su mille argomenti: faccende di famiglia, faccende degli altri, faccende private e faccende politiche, di cui sarebbe stato meglio, in quel momento, non ricordarsi. Tutte queste cose, per così dire, le vanno enumerando una dopo l’altra, e, a causa della gran confusione che nasce dentro di loro, non riescono ad ascoltare chi parla: questi parla, ma non come fosse tra uomini, bensì tra pupazzi senza anima, che hanno orecchie, ma non sentono. Se, dunque, l’intelletto deciderà di non occuparsi di nessuna delle cose che vengono dal di fuori, né di quelle che serba nel suo intimo, ma, mirando alla quiete e alla tranquillità, si protende verso Colui che parla, facendo silenzio secondo il precetto di Mosè, allora potrà ascoltare veramente con attenzione: altrimenti non ne avrà mai la forza.
Fonte: tratto da "L’erede delle cose divine" di Filone d'Alessandria