In quanto archetipi, il
maschile e il femminile sono i due poli opposti e indispensabili della vita.
Indispensabili perché complementari. Se uno dei poli scomparisse, tutto si
guasterebbe, si rovinerebbe. Il solo maschile genererebbe un mondo di brutalità
e di morte. Il solo femminile è il nostro mondo: i padri sono scomparsi, i
bambini sono diventati piccoli mostri capricciosi, fiacchi e tirannici. I
criminali non sono dei colpevoli, ma vittime della società o malati che
dobbiamo coccolare. Gli psicologi si moltiplicano mentre dei mostri psicopatici
sfottono le loro vittime e ridono in faccia ai giudici.
(...)
Continuerò spendendo una parola sul femminismo, che possiamo
giudicare dai suoi risultati.
In Europa, dove la femminilità fu sempre rispettata e celebrata,
iì femminismo non ha aggiunto niente al rispetto, forse addirittura ha
comportato una regressione. Ha permesso però alle donne di avere accesso a
delle attività o funzioni che gli erano state negate. Ha anche fatto
riconoscere che la vocazione della donna non è necessariamente la maternità.
D’altro canto, ha avuto come conseguenza perversa quella di negare l’ alterità
tra femminilità e virilità, tra dolcezza e rudezza. Un’alterità che è tuttavia
la fonte dell’attrazione reciproca e di ogni relazione erotica. In altre
parole, nell’obiettivo di una promozione del femminile, il femminismo ha
diffuso una condanna della virilità e una svalutazione della femminilità, che
hanno trovato il loro apice con la “teoria dei generi” (gender studies), giunta
dagli Stati Uniti. Questa moda pretende che l’identità sessuale sia il
risultato di una costruzione sociale. Già ne Il secondo sesso, Simone de
Beauvoir scriveva: “Donna non si nasce, lo si diventa”.
Si ispirava dalla teoria di Sartre secondo la quale l’identità si
riduce allo sguardo che gli altri rivolgono su di noi. Era una teoria idiota,
ma nuova, quindi interessante e “commerciale”.
I teorici del gender studies sono femministe estremiste e
omosessuali che pensano di giustificare le loro particolarità negando che ci
sono uomini e donne e forse anche che ci sono cervi e cerbiatte, galli e
galline... Siccome questo segmento della popolazione dispone di un alto potere
d ’acquisto, la sua influenza sui direttori pubblicitari è notevole.
Fonte: tratto da "Un samurai d'Occidente" di D.Venner
(Ed.Settimo Sigillo)