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Le idee non si formano che nell'ambiente naturale e normale; ciò che alimenta
il loro germe sono le innumerevoli impressioni sensibili che il giovane tutti i
giorni riceve all'officina, nella miniera, al tribunale, allo studio, sul
cantiere, all'ospedale, dinanzi allo spettacolo degli strumenti, dei materiali
e delle operazioni, in presenza dei clienti, degli operai, dei lavoro,
dell'opera particolare dell'occhio, dell'orecchio, delle mani e dello stesso
odorato, che, involontariamente raccolte o sordamente elaborate si organizzano
in lui per suggerirgli presto o tardi combinazioni nuove, semplificazione,
economia, perfezionamento o invenzione. Di tutti questi contatti preziosi, di
tutti questi elementi assimilati ed indispensabili è privato il giovane alunno,
e proprio nell'età feconda: per sette od otto anni egli è sequestrato in una
scuola, lontano dall'esperienza diretta e personale che gli avrebbe dato la
nozione esatta e viva delle cose, degli uomini e dei diversi modi di dominarli.
Almeno
nove su dieci hanno perduto tempo e fatica; parecchi anni della loro vita, anni
efficaci, importanti e anche decisivi. Calcolate intanto la metà o i due terzi
di quelli che si presentano all'esame, voglio dire i rifiutati; poi, tra gli
ammessi, graduati, brevettati e diplomati, ancora la metà o i due terzi, voglio
dire gli affaticati. Si é loro domandato troppo esigendo che in un tal giorno,
su una sedia o dinanzi a un tavolo, fossero per due ore e per un gruppo di
scienze, viventi repertori di tutta l'umana conoscenza. Difatti lo sono stati,
o quasi, quel giorno, per due ore; ma un mese dopo, non lo sono più. Essi non
potrebbero subire di nuovo l'esame; le loro acquisizioni, troppo numerose e
troppo pesanti, sfuggono incessantemente fuori del loro spirito, e non ne
acquistano di nuove. Il loro vigore mentale ha ceduto; la linfa feconda si é
disseccata, l'uomo fatto compare, invece spesso é già finito. Collocato a
posto, ammogliato, rassegnato a girare a tondo e indefinitamente nello stesso
cerchio, si rifugia nel suo piccolo ufficio; lo assolve correttamente, e non
vede più nulla all'infuori di quello. Tale é il rendimento medio; certamente la
ricetta non compensa la spesa. In Inghilterra e in America, o, come un tempo in
Francia, prima del 1789, si impiega il processo inverso, e il rendimento
ottenuto è uguale o superiore ».
(…)
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All'ospedale, nella miniera, nella manifattura, dall'architetto, dall'uomo di
legge, l'allievo, ammesso giovanissimo, fa il suo tirocinio e press'a poco come
da noi uno scrivano nel suo ufficio o un allievo pittore nel suo studio.
Anzitutto, prima di entrare, egli ha potuto seguire qualche corso generale e
sommario, allo scopo d'avere un quadro belle e pronto in cui collocare le sue
osservazioni. Tuttavia, c'è spesso, qualche corso tecnico che egli potrà
seguire nelle ore libere, allo scopo di coordinare di mano in mano le sue
esperienze quotidiane. Sotto un simile regime, la capacità pratica cresce
e si sviluppa di per sé stessa, proprio sino al grado che le facoltà dell'allievo
permettono, e nella direzione richiesta dalla sua futura necessità per l'opera
particolare alla quale sin da principio vuole adattarsi. In tal modo, in
Inghilterra e negli Stati Uniti, il giovane riesce presto a trarre da se
medesimo tutto ciò di cui è capace. Da venticinque anni, e anche assai prima,
se la sostanza e il fondamento non gli mancano, egli é non solo un esecutore
utile, ma anche un uomo di spontanea intraprendenza; non solo un meccanismo, ma
anche un motore. In Francia, dove il processo inverso ha prevalso, e ogni
generazione diventa sempre più cinesizzata, il totale delle forze perdute è
enorme».
(...)
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Nei tre gradi dell'istruzione - per l'infanzia, l'adolescenza e la gioventù -
la preparazione teorica e scolastica sui banchi, per mezzo dei libri, s'é
prolungata e aggravata, in vista dell'esame o del grado o del diploma o del
brevetto, e coi mezzi peggiori: con l'applicazione di un regime antinaturale e
antisociale, col convitto, coll'eccessivo ritardo del tirocinio pratico, con l'allenamento
artificiale e il riempimento meccanico, con lo strapazzo, senza considerazione
del tempo in cui il ragazzo sarà adulto e delle funzioni virili che l'uomo
fatto dovrà compiere, non tenendo conto del mondo reale dove il giovane dovrà
vivere, della società a cui bisogna adattarlo o farlo piegare, del conflitto
umano dove per difendersi e tenersi in piedi, egli dovrà essere, anzitutto,
equipaggiato, armato, esercitato e pieno di forza.
Questo
necessario equipaggiamento, questi requisiti più importanti di tutti gli altri,
questa solidità del buon senso, della volontà e dei nervi, le nostre scuole non
glieli procurano; al contrario, ben lontane dal qualificarlo, lo squalificano
per la sua condizione prossima e definitiva. La sua entrata nel mondo e i suoi
primi passi nel campo dell'azione pratica, spesse volte, non sono che una serie
di cadute dolorose; egli ne resta ferito, ne porta le tracce a lungo, e qualche
volta per sempre. È una dura e pericolosa prova; l'equilibrio morale e mentale
si altera, e corre rischio di non ristabilirsi più; la delusione è stata troppo
improvvisa e completa; i disinganni sono stati troppo grandi e il disgusto
troppo forte»
Fonte:
tratto da “Il regime moderno” vol II, di H. Taine, 1894