Le molte crisi che scuotono il mondo odierno -- dello Stato, della famiglia,
dell'economia, della cultura, ecc. -- costituiscono soltanto molteplici aspetti
di un'unica crisi fondamentale, che ha come specifico campo d'azione l'uomo
stesso. In altri termini, queste crisi hanno la loro radice nei problemi più
profondi dell'anima, e da qui si estendono a tutti gli aspetti della
personalità dell'uomo contemporaneo e a tutte le sue attività.
Questa crisi tocca
principalmente l'uomo occidentale e cristiano, cioè l'europeo e i suoi
discendenti, l'americano e l'australiano. Ed è come tale che più
particolarmente la studieremo. Essa colpisce anche gli altri popoli, nella
misura in cui il mondo occidentale si estende a essi e in essi ha affondato le
sue radici. Presso questi popoli tale crisi si aggrava sommandosi ai problemi
propri delle rispettive culture e civiltà e si complica per l'urto tra queste e
gli elementi positivi e negativi della cultura e della civiltà occidentali.
Per quanto profondi siano
i fattori di diversificazione di questa crisi nei vari paesi del mondo odierno,
essa conserva, sempre, cinque caratteri essenziali:
1. È universale
Questa crisi è universale.
Oggi non vi è popolo che non ne sia colpito, in misura maggiore o minore.
2. È una
Questa crisi è una. Non si
tratta cioè di un insieme di crisi che si sviluppano in modo parallelo e
autonomo in ogni paese, legate tra loro da alcune analogie più o meno
rilevanti. Quando divampa un incendio in una foresta, non è possibile
considerare il fenomeno come se fosse costituito da mille incendi autonomi e
paralleli, di mille alberi vicini gli uni agli altri. L'unità del fenomeno
"combustione", che si opera su quell'unità viva che è la foresta, e
il fatto che la grande forza di espansione delle fiamme derivi da un calore nel
quale si fondono e si moltiplicano le innumerevoli fiamme dei diversi alberi,
tutto, insomma, contribuisce a far sì che l'incendio della foresta sia un fatto
unitario, che ingloba in un'unica realtà i mille incendi parziali, per quanto
diverso sia ciascuno di essi nei suoi elementi accidentali. La Cristianità
occidentale costituì un tutto unico, che trascendeva i vari paesi cristiani,
senza assorbirli. In questa unità viva si è prodotta una crisi che ha finito
per colpirla nella sua totalità, per mezzo del calore sommato, anzi fuso, delle
sempre più numerose crisi locali che da secoli, ininterrottamente, si vengono
intrecciando e aiutando a vicenda. Di conseguenza, la Cristianità come famiglia
di Stati ufficialmente cattolici, ha da molto tempo cessato di esistere. Di
essa restano come vestigia i popoli occidentali e cristiani. E tutti si trovano
nel momento presente in agonia sotto l'azione di questo stesso male.
Considerata in un dato
paese, questa crisi si svolge in una zona di problemi così profonda, che
perviene e si estende, per l'ordine stesso delle cose, a tutte le potenze
dell'anima, a tutti i campi della cultura, insomma, a tutti i domini
dell'azione dell'uomo.
4. È dominante
Considerati
superficialmente, gli avvenimenti dei nostri giorni sembrano un groviglio
caotico e inestricabile, e di fatto da molti punti di vista lo sono. Tuttavia,
si possono individuare delle risultanti, profondamente coerenti e vigorose,
della congiunzione di tante forze impazzite, purché queste forze siano
considerate sotto l'angolazione della grande crisi di cui trattiamo. Infatti,
sotto l'impulso di queste forze in delirio, le nazioni occidentali sono
gradatamente spinte verso uno stato di cose che si va rivelando uguale in
tutte, e diametralmente opposto alla civiltà cristiana. Da ciò si vede che
questa crisi è come una regina a cui tutte le forze del caos servono come
strumenti efficaci e docili.
5. È un processo
Questa crisi non è un
fatto straordinario e isolato. Costituisce, anzi, un processo critico già
cinque volte secolare, un lungo sistema di cause ed effetti che, nati in un
dato momento e con grande intensità nelle zone più profonde dell'anima e della
cultura dell'uomo occidentale, vanno producendo, dal secolo XV ai nostri
giorni, successive convulsioni. A questo processo si possono giustamente
applicare le parole di Pio XII relative a un sottile e misterioso
"nemico" della Chiesa: "Esso si trova dappertutto e in mezzo a
tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha tentato di
operare la disgregazione intellettuale, morale, sociale dell'unità
nell'organismo misterioso di Cristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la
ragione senza la fede; la libertà senza la autorità; talvolta l'autorità senza
la libertà. È un 'nemico' divenuto sempre più concreto, con una
spregiudicatezza che lascia ancora attoniti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: Dio sì,
Cristo no. Finalmente il grido empio: Dio è morto; anzi: Dio non è mai stato.
Ed ecco il tentativo di edificare la struttura del mondo sopra fondamenti che
Noi non esitiamo ad additare come principali responsabili della minaccia che
incombe sulla umanità: un'economia senza Dio, un diritto senza Dio, una politica
senza Dio"
Fonte: tratto da
“Rivoluzione e controrivoluzione”, P.C. De Oliveira (ed. Dell’Albero)