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Non c'è confusione più grande che in quella scienza che è stata per lo più abbandonata all'Io della ragione dell'Io individuale: la sociologia. Nella vita della comunità ogni aspetto vive in analogia esatta con la vita interiore dell'uomo, perchè ogni aspetto è una corrispondenza puntuale del mondo psicologico. Ogni fenomeno può essere compreso solo alla luce della metafisica. La scienza invece, vede la comunità umana come il risultato di un lungo sviluppo, la comunità come un prodotto dei cosiddetti elementi vitali: all'inizio c'era il selvaggio isolato, poi venne la famiglia, da più famiglie si formò la tribù, dalla tribù la nazione e così via: fino ad arrivare al genere umano. Come se nell'organismo umano prima fossero nate le cellule, ciascuna separatamente dalle altre, per poi associarsi in gruppi di cellule e sviluppare gli organi, per assestarsi finalmente in un qualche ordine e dare realtà all'essere vivente.
La tradizione dell'umanità primordiale sapeva che la comunità è un organismo vivente e che nel momento della sua origine, la quale ha luogo non dal basso, dalla natura materiale, ma dall'alto, dal pensiero della divinità creatrice, dall'idea – essa è integra e compiuta esattamente come al momento della sua massima crescita. La comunità è comunità in ogni momento: una nei molti e molteplice nell'uno; quell'organismo vivente, quella comunità, quella collettività primordiale che è realizzazione dell'idea di comunità nella natura materiale, è il popolo.
Il popolo non può essere definito, perchè non è un concetto. Non è la lingua comune a fare il popolo: anche la lingua comune è prodotta dal popolo. Non è il destino comune a fare il popolo: anche il destino comune è prodotto del popolo. Non è la razza a fare il popolo: la razza è il segno biologico della vita comune del popolo. Non è la coabitazione a fare il popolo: la coabitazione è conseguenza necessaria della vita del popolo. Non sono gli elementi esteriori a fare il popolo: è il popolo stesso a precedere ogni elemento esteriore e a costituire la premessa di tutto il resto. Il popolo è archetipo dell'esistenza della comunità primaria. Il popolo è la collettività primordiale.
Coloro i quali hanno avuto qualche nozione del mondo arcaico, soprattutto coloro i quali hanno conosciuto la tradizione, anche se solo nei suoi aspetti frammentari, ma ancora di più coloro i quali hanno respinto le conclusioni della scienza moderna e si sono tranquillamente affidati alle loro intuizioni hanno visto lucidamente che il popolo non è un risultato tardivo del cosiddetto sviluppo, ma un fatto vitale primario.
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“L'esistenza del popolo non solo non è spiegabile con la natura materiale; l'esistenza del popolo si contrappone a tutto ciò che ha una natura materiale o ha avuto origine da quest'ultima”.
Il popolo è la forma dell'esistenza universale della comunità: come c'è l'uomo individuale e c'è l'uomo universale, così c'è anche la comunità naturale e la comunità universale. Il popolo dunque è forma di esistenza universale, cioè spirituale. L'esistenza del popolo è sempre in ogni caso caratterizzata dal consolidamento del risultato. Molti uomini messi insieme non sono ancora un popolo; popolo è soltanto quell'autentica comunità in cui l'attività dell'uomo può potenziarsi e si potenzia. In termini metafisici, quindi esatti: il popolo è quell'autentica comunità in cui si rafforza l'intensità dell'esistenza del singolo, solo ed unicamente perchè assieme agli altri egli si trova ad un grado di esistenza che è incommensurabilmente più intenso dell'esistenza individuale: più luminoso, più elevato, più spirituale, più primario. Un individuo umano non può e non potrà mai produrre una lingua, un mito, un' arte, una morale. La lingua, il mito, la morale sono produzioni del popolo: fioritura e irraggiamento dell'intensità dell'esistenza comune. E' proprio ciò a distinguere il popolo dalla pura e semplice massa umana. La pura e semplice moltitudine, la massa, equivale alla degradazione dell'esistenza individuale dell'uomo, mentre il popolo, la comunità primordiale spirituale e d'origine trascendente, equivale all'elevazione dell'esistenza individuale dell'uomo. Ciò che vive nella massa, sotto il profilo intellettuale e sotto quello sentimentale vive nell'attività e nella conoscenza di quest'ultima, vive in uno stato decaduto nel valore assoluto della sua vita. Chi invece vive nel popolo, sia sotto il profilo intellettuale sia sotto quello sentimentale vive nell'attività e nella conoscenza di esso, vive in uno stato elevato nel valore assoluto della sua vita. Manifestazione della sua esistenza elevata sono la lingua, gli usi e i costumi, il mito, il rito, l'arte, la morale. La massa è mera moltitudine numerica, non è autentica comunità; è un aggregato di individui che solo accidentalmente parlano una lingua ed abitano in un luogo, aggregato eterogeneo e materiale. La vera comunità, il popolo, che è creato e tenuto unito da una forza soprannaturale, è unità di un essere omogeneo.
E' ovvio che l'uomo storico e quindi anche la scienza non abbiano esperienza della realtà popolare, perchè sul limitare dell'età storica i popoli sono diventati masse ed è venuta a mancare la possibilità trascendente dell'esistenza del popolo. Perciò non sono sorti né potevano sorgere nuovi miti; il rito è pian piano diventato esteriorità, poi ipocrisia; le lingue non si sono più approfondite e non si sono più spiritualizzate, ma al contrario si sono impoverite e inaridite. Il popolo si è scomposto e anche il livello dell'intensità dell'esistenza si è abbassato. La comunità è diventata una massa pura e semplice, nella quale la vita del singolo uomo, anziché aprirsi ed elevarsi, si è chiusa e sprofondata.
Fonte: tratto da Scientia Sacra vol II, B.Hamvas (Edizioni all'insegna del veltro)