Nella cultura agiscono due principi: quello
conservatore, rivolto al passato, col quale mantiene un legame di successione,
e quello creatore, che è rivolto al futuro e che forma nuovi valori. Nella
cultura invece non può agire il principio rivoluzionario, distruttivo. Il
principio rivoluzionario è per sua essenza ostile alla cultura, è
anticulturale. La cultura è inconcepibile senza una successione gerarchica,
senza una disuguaglianza qualitativa. Il principio rivoluzionario invece è
ostile a ogni gerarchicità e tenta di distruggere le qualità. Lo spirito
rivoluzionario vuole servirsi della civilizzazione, vuole appropriarsi delle
sue conquiste utilitarie, mentre non vuole la cultura, la cultura non gli
serve. Non a caso a voi rivoluzionari piace così tanto parlare della natura
borghese della cultura, dell'iniquità da cui sono nate tutte le culture, e non
a caso concionate con tanto pathos contro il prezzo troppo alto della cultura,
contro la disuguaglianza e i sacrifici con cui viene acquistata. Nessuno di voi
dentro di sè tiene alla cultura, nessuno la ama intimamente, la sente come un
valore proprio, come una ricchezza propria. La cultura è stata creata da uomini
che avevano uno spirito a voi estraneo. Non c’è niente nei grandi monumenti
della cultura che susciti in voi un sacro timore. Siete disposti a distruggere
con leggerezza tutti i monumenti delle grandi culture, tutti i loro valori
creativi in nome di scopi utilitaristici, in nome del bene delle masse
popolari. E’ ora di smascherare una volta per tutte il vostro atteggiamento
ambiguo verso la cultura. Voi non potete creare una cultura nuova, perché non
si può in generale creare una cultura nuova che non abbia alcun legame di
successione con la cultura del passato, che non abbia alcuna tradizione.
L’idea di una cultura nuova e rivoluzionaria di
questo tipo è una contradictio in adjecto. La novità che voi volete creare non
può più chiamarsi cultura. Voi parlate molto della cultura proletaria e
rivoluzionaria che viene portata nel mondo dalla vostra classe messia. Ma fino
ad ora non si è visto il benché minimo segnale della nascita di una cultura
proletaria, non c’è neppure un indizio che una simile cultura sia possibile.
Nella misura in cui il proletariato viene introdotto alla cultura, la assume
interamente dalla borghesia. Persino il socialismo l'ha ricevuto dalla
borghesia. La cultura si manifesta dall’alto in basso. L’atteggiamento
“proletario” e l’ autocoscienza “proletaria” sono di per sé ostili alla
cultura. Concepirsi in modo militante come “proletari” significa rinnegare
qualsiasi tradizione e qualsiasi principio sacro, qualsiasi legame col passato
e qualsiasi successione, significa non avere antenati, non conoscere le proprie
origini. Con un simile stato d’animo non si può amare la cultura e creare
cultura, non si può avere a cuore alcun valore come cosa propria. L’operaio può
partecipare alla vita della cultura se non si considera un “proletario”. Il
socialismo non introduce nel mondo alcun nuovo tipo di cultura. E quando i
socialisti parlano di una qualche nuova cultura spirituale, si percepisce
sempre la menzogna nelle loro parole. I socialisti stessi sono in imbarazzo nel
fare questi discorsi. E quei socialisti che vorrebbero sinceramente una nuova
cultura non capiscono di avere irrimediabilmente imboccato la strada dalla
parte sbagliata. Su questa strada non si crea una cultura. Non si può fare
della cultura l’appendice di qualche altra causa essenziale e fondamentale, non
la si può considerare come un passatempo della domenica. Si può creare cultura
solo quando la si considera una questione sostanziale, fondamentale. I
socialisti vogliono indirizzare la volontà e la coscienza dell’uomo
esclusivamente verso il lato materiale ed economico della vita. E poi fanno
finta di non essere contro la cultura, di avere un gran desiderio di una
cultura nuova. Ma da quale fonte dovrebbe scaturire questa nuova cultura, dopo
che nell’anima umana si saranno inaridite tutte le fonti creative e lo spirito
sarà spento e schiacciato dalla materia sociale? Già la democrazia ha abbassato
il livello qualitativo della cultura ed è riuscita soltanto a distruggere, e
non a creare valori culturali. Il socialismo, dal canto suo, è riuscito ad
abbassare ulteriormente questo livello. La divisione e la distribuzione della
cultura non porta a far sì che un numero maggiore di persone cominci a vivere
degli autentici interessi della cultura. Al contrario, questa divisione e
distribuzione non fa che diminuire ancora di più il numero di persone che
dedicano la propria vita alla cultura superiore. E non c’è da stupirsene. Voi
dividete e spartite non in nome della cultura stessa, non per un motivo e uno
slancio spirituale creativo, ma unicamente in base a interessi economici e
politici, per considerazioni utilitarie, in nome dei beni terreni. Tuttavia la
vita spirituale superiore non è compatibile con chi rivolge tutta la propria
energia agli interessi della vita materiale. Voi che insegnate che la cultura è
una sovrastruttura della vita materiale ed economica della società, potete
soltanto distruggere la cultura. Il vostro atteggiamento verso la cultura non
può essere serio fino in fondo. La democratizzazione e la socializzazione delle
società umane eliminano lo strato culturalmente superiore. Ma se questo strato
non esiste, la cultura diventa impossibile. Bisogna rendersene conto e trarne
tutte le inevitabili conseguenze. Sulla via della democrazia non si possono
creare la “Scienza” e “l’Arte”, non nascono la filosofia e la poesia, non
appaiono profeti e apostoli. La chiusura delle fonti aristocratiche della
cultura comporta l’inaridirsi di ogni fonte. Sarà necessario vivere
spiritualmente sul capitale morto del passato, negando e odiando questo
passato. E le stesse fonti della cultura nel passato si perdono sempre più, e
il distacco da esse si approfondisce sempre più. Tutta la cultura europea di
stile alto e legata alle tradizioni dell‘antichità. L’autentica cultura e
infatti la cultura antica greco-romana e non esiste nessun’altra cultura in
Europa. L’epoca del rinascimento in Italia è stata un’epoca altamente
culturale, diversamente dall’epoca della riforma e della rivoluzione, non solo
perché non ha prodotto una frattura rivoluzionaria nelle tradizioni della
cultura, ma anche perchè ha rianimato la tradizione della cultura antica e su
questa ha eretto il proprio inaudito slancio creativo. Il tipo spirituale del
rinascimento è un tipo culturale e creatore. Il tipo spirituale della riforma
produce la distruzione delle tradizioni ecclesiali e culturali, introduce un
principio rivoluzionario, non creativo. La cultura antica è entrata nella
Chiesa cristiana, e la Chiesa è stata la conservatrice delle tradizioni della
cultura nell’epoca della barbarie e delle tenebre. La Chiesa orientale ha
ricevuto la tradizione della cultura antica attraverso Bisanzio. La Chiesa
occidentale ha ricevuto la tradizione della cultura antica attraverso Roma. Il
culto della Chiesa è intriso di Cultura; proprio a partire dal culto e attorno
ad esso è stata creata la nuova cultura della vecchia Europa.
La cultura europea è innanzitutto e soprattutto una
cultura latina e cattolica. Vi si rintraccia il legame ininterrotto con l’antichità;
vi si può studiare la natura della cultura. Se noi russi non siamo fino in
fondo barbari e sciti e solo perché attraverso la Chiesa ortodossa, attraverso
Bisanzio abbiamo acquisito un legame con le tradizioni della cultura greca
antica. Tutte le rivoluzioni sono dirette contro la Chiesa e vogliono spezzare
il legame con le tradizioni della cultura antica, che sono entrate a far parte
della Chiesa. E per questo rappresentano una rivolta barbarica contro la
cultura. La lotta contro la cultura nobile, contro la simbologia culturale è
iniziata già dall'iconoclastia, dalla lotta contro il culto. Questa è l'origine
spirituale della lotta contro la cultura.