Tramonto occidentale. Ogni arte, ogni folklore, ogni tradizione sembrano persi, evaporati nella nube tossica del progresso. Tutto è sfumato: le peculiarità che contraddistinguono una nazione, le "diversità" tra gli individui, annientate in nome di una falsa eguaglianza che aumenta il divario tra classe dirigente e popolo. Tutti siamo uguali, tranne coloro che comandano. Dobbiamo consumare gli stessi prodotti, vestire in modo speculare, pensare in un unica direzione, appiattirci interiormente.
In questo il pensiero di Evola è particolarmente aderente alla nostra epoca. Egli asseriva che: "Da un certo tempo buona parte dell'umanità occidentale considera come cosa naturale che l'esistenza sia priva di ogni vero significato e non debba essere ordinata a nessun principio superiore, per cui si è acconciata a viverla nel modo più sopportabile, meno spiacevole possibile. Ciò ha tuttavia come controparte e conseguenza inevitabili una vita interiore sempre più ridotta, informe, labile e sfuggente, una crescente dissoluzione di ogni dirittura e di ogni qualità di carattere."
Nessun valore ispiratore, tutto dato in pasto al Leviatano moderno in nome
della "sopportazione" della vita...così ci approcciamo alla nostra
epoca.
I risvolti sul piano economico sono solo la
diretta conseguenza del disarmo culturale in atto, teso ad annullare ogni
peculiarità ed ogni forma di "diversità", comprese le realtà
microeconomiche. Il "carattere" individuale e collettivo è
sacrificato sull' "altare" del nuovo mondo, modellato e conformato al
disegno in atto.
Preservare il concetto di "identità",
esteriore ed interiore, è perciò vitale per la sopravvivenza della nostra
generazione che, piu' che consumare, viene consumata, fagocitata dal nuovo
ordine imposto.