Se una volta militanti di destra e di sinistra puntavano a conquistare
il Potere per affermare le loro speranze in un Mondo Nuovo, oggi molto più
borghesemente si accontenterebbero del …“podere”!
Minimalismo e localizzazione sono
diventati l’alibi del disimpegno e del riflusso nel privato, facendolo passare
per il massimo dell’impegno possibile contro i poteri forti; quasi che nel
mondo moderno fosse possibile ritagliare oasi, isole di un vivere alternativo,
alieno alla società circostante ed anzi alternativo ad essa. Chi ricorda le
“comuni” dei sessantottini ?
Con l’aggravante che questa ennesima
esaltazione incapacitante della sconfitta e della fuga dal mondo non più in una
“torre d’avorio” ma direttamente in una stalla, viene spacciata per il massimo
del “comunitarismo” e dell’impegno: insomma un Comunitarismo senza comunità.
Per pochi eletti che hanno capito tutto (?) e fatto niente (!).
La sinistra, ma anche buona parte della
destra, che pur contestano la globalizzazione dall’alto, ne hanno accettato
aprioristicamente la filosofia di fondo, l’ineluttabilità delle tesi, i
principi filosofici e le utopie livellatrici; sono all’interno del fenomeno
Globalizzazione, seppur criticandone errori ed orrori, e non lo sanno.
L’internazionalismo proletario di ieri si
chiama oggi “antiglobal”, ma è certo più globale che “anti”.
La destra, che aveva avuto ben altri
strumenti concettuali di comprensione e opposizione, partendo dagli studi sul
Mondialismo, sulla Geopolitica, sulle tradizioni e su tutta l’opera di maestri
di pensiero come Evola, Guénon, Nietzsche, Spengler, Sorokin, Lorenz, Sombart,
Weber e via elencando, come al solito NON ha capito niente ed è rimasta al
palo. Anzi spesso è persino regredita politicamente ed ideologicamente rispetto
alle analisi ed all’azione politica anticipatrici degli anni '70 ed '80.
Questa serie di considerazioni ci porta ad
esprimere un giudizio definitivo e senza appello su tutto un ambiente
sub-politico, definito genericamente “area”, forse perché fatto d’aria e di
vuote parole al vento, della destra, neo/post/ultra “fascista”.
Il Fascismo, come fenomeno storico e
politico europeo è DEFINITIVAMENTE DEFUNTO NEL MAGGIO DEL 1945. Una sconfitta
peraltro orgogliosa, con le armi in pugno, a differenza del comunismo marxista
europeo crollato meno di mezzo secolo dopo con l’implosione dell’URSS e dei suoi
satelliti.
E’ comunque un dato di fatto irreversibile
che le due forme di modernizzazione e mobilitazione di massa sono uscite
sconfitte dallo scontro con l’America.
E’ il modello americano che ha trionfato
nel XX secolo, dando l’impronta appunto al Mondialismo globalizzatore su tutta
la Terra.
Geopoliticamente è l’Eurasia (+ Africa ed
America Latina) ad uscire, per ora, sconfitta dal confronto-scontro con il
“Nuovo mondo”, per un Nuovo Ordine Mondiale.
Il cosidetto “neofascismo” o “neonazismo”
del secondo dopoguerra è stato tutto un grande equivoco, talvolta tragico,
molto spesso comico e farsesco. Alimentato anche dai suoi nemici interessati.
Quella che impropriamente viene definita
“estrema destra” non si è mai ripresa dal trauma della sconfitta bellica, dei
suoi capi morti e/o massacrati, abbandonati da tutti al ludibrio della feccia,
della plebaglia osannante fino al giorno prima. L’immagine di Mussolini e dei
gerarchi con i piedi al cielo pesa come un macigno su più di una generazione
politica , che non l’ha mai rimossa.
Così come l’8 settembre ha rappresentato
una svolta epocale, la fine dell’Italia come Nazione per tornare ad essere
l’espressione geografica contenente qualche decina di milioni di persone
parlanti più o meno la stessa lingua.
La propaganda martellante dei vincitori ha
additato i fascismi come il Male personificato; tanto da identificarsi spesso
gli stessi seguaci in questo ruolo invertito, come estrema forma di
contestazione ed autoriproduzione.
Il nostalgismo, la formalità esteriore, la
castrante esaltazione della sconfitta, il culto quasi necrofilo del passato, il
“ducismo” senza Duce unito ad uno spontaneismo anarcoide (armato o disarmato),
sono stati altrettanti fattori di impotenza politica e sociale, mentre il mondo
cambiava vorticosamente emarginando sempre più la destra nel ghetto costruito
con le proprie mani.
Ovviamente il nostalgismo neofascista,
comunque riciclato, è la NEGAZIONE STESSA DEL FASCISMO storico, che fu un
movimento di mobilitazione rivoluzionaria delle masse, un movimento di giovani
rivoluzionari in tutta Europa, basato sullo slancio vitale, sulla giovinezza,
indirizzato al futuro, intenzionato a vincere e dominare; proprio come il
Comunismo rivoluzionario dei Lenin, dei Trotskij, degli Stalin.
Certamente entrambi rapportati al mondo
della prima metà del secolo passato.
E si consideri che stiamo parlando della
parte migliore della destra, di quella minoritaria che non ha accettato tout
court di allinearsi al Sistema, di divenire il cane da guardia dell’ordine
costituito.
Quest’altra destra, che invece ha capito
benissimo in che direzione va il mondo, si è semplicemente sbarazzata di ogni
bagaglio storico e culturale per passare armi e bagagli nel campo
dell’avversario.
(...)
Non c’è bisogno di aggiungere che
l’antifascismo di certa sinistra di sistema, altrettanto ridicolo e nostalgico,
serve da pendant all’anticomunismo becero della destra più o meno estrema.
Post-fascismo e neo-comunismo marxista
continuano così a combattersi ed elidersi a vicenda, a maggior gloria della
razza padrona che traccia i destini dell’Italia, dell’Europa, del mondo intero.
Fonte: tratto da Rivolta contro il
mondialismo moderno" di Carlo Terracciano (ed. Noctua)