I buchi dell'evoluzionismo

La teoria dell’evoluzionismo ci dice che i nostri antenati erano scimmioni che si aggiravano sulla terra ricoperti di peli e picchiando le femmine in testa con la clava.
Erano comparsi parecchi miliardi di anni dopo il big bang e dopo la sparizione dei dinosauri. Ma quel che la teoria dell’evoluzionismo non ci dice è che essa e appunto una teoria, cosi come quella del big bang.
Infatti il darwinismo e il neo-darwinismo sembrano spiegare molte cose, ma sono più quelle che non riescono a spiegare. Negli USA almeno il 50% degli scienziati non ci crede. Da dove si origina la vita? Dal caso?
Troppo intelligente sarebbe, anche perché le “coincidenze" casuali sono troppe, tutte in fila come se il caso sapesse esattamente dove andare e cosa fare. Allora non si vede perché continuare a chiamarlo caso.
Non solo. Perché mai i nostri progenitori sarebbero dovuti essere pelosi? Come si può, partendo dalle ossa, sapere se la pelle sopra lo scheletro aveva i peli o no?   Una domanda che si é posta la prestigiosa rivista Science la quale, alcuni anni fa, mise in copertina la ricostruzione di un uomo di Neanderthal senza peli. Somigliava perfettamente a un aborigeno australiano. Ma, come tutti sanno, gli aborigeni esistono ancora, e alcuni di essi sono anche laureati. Sembra dunque più corretto ipotizzare che la razza di Neanderthal sia semplicemente estinta e non è progenitrice di un bel nulla.
Le teorie scientifiche si trasformano in certezze solo di fronte a prove. Quando una teoria non può essere verificata (e questa dura da ben due secoli), allora la si abbandona e si passa ad altra teoria. Così dice la scienza. Invece nulla di tutto ciò è stato fatto per l’evoluzionismo, il quale viene dato come certo.
Invece é ancora tutto da dimostrare. Nei primi decenni di questo secolo, a Piltdown, Inghilterra, credettero di aver trovato un “anello mancante”, cioé dei frammenti ossei di un individuo mezzo uomo e mezzo scimmia. Era la “prova” che l’uomo si era evoluto lentamente passando dalla scimmia ad Homo Sapiens. Cosi come si dice che lo Pteranodonte é l’anello intermedio tra il rettile e l’uccello (in realtà era solo un rettile volante, anzi planante, e nient`altro: i pipistrelli sono “intermedi” tra gli uccelli e i topi? Via...). Bene, ci volle mezzo secolo e la scoperta del metodo di datazione dei fossili col carbonio 14 per rendersi conto che l’uomo di Piltdown era un falso clamoroso, orchestrato da un paio di dilettanti per rendersi famosi. Un po’ quel che accadde con le false teste di Modigliani “scoperte” a Livorno da due studenti burloni.
A tutt’oggi, a intervalli irregolari, i paleontologi scoprono uno scheletro di “uomo” anteriore all’ultimo “ominide” scoperto. E devono retrodatare la comparsa dell’Homo Sapiens sulla terra. Lo stesso gli archeologi, che devono anch’essi continuamente spostare all’indietro la data della comparsa della scrittura. Infine l’ipotesi del big bang stesso comincia a scricchiolare. Ma l’ostinazione di quanti pretendono che le scoperte di oggi non possano essere contraddette da scoperte future permane inalterata. E questo con la scienza non ha niente a che vedere. Insomma, a tutt’oggi, non ci sono prove convincenti che a) l’universo si sia formato da solo e per caso; b) che la vita sia comparsa da sola per caso; c) che l’uomo sia comparso da solo e per caso. Dunque, ipotesi per ipotesi, la storia narrata dalla genesi biblica continua a sembrarci l’unica ipotesi che tutto spiega. Diceva Isaac Singer (premio Nobel 1978) :


“Parecchi pensatori hanno attribuito al cieco meccanismo dell’evoluzione più miracoli e prodigi di quanti ne abbiano mai potuti attribuire a Dio tutti i teologi del mondo”.