In
tutte le età, in tutte le condizioni, in tutte le forme di vita
spirituale che si possano distinguere, la politica é una immanente
attività dello spirito umano. E chi sinceramente e sapendo il
significato delle proprie parole si proponesse di restar fuori d’ogni
politica, dovrebbe rinunziare a vivere. Farne perciò é un diritto. Farne
quanto più sia necessario al compimento della propria esistenza. Poiché
questo é il diritto di ogni uomo: esistere, come egli soltanto può, non
conservando il proprio essere naturale, ma conquistandosi di continuo
quell’essere che egli può divenire solo se vuole: liberamente.
Ma
diritto ad esistere nella libertà egli ha soltanto in quanto questo é il
suo dovere; perché il mio diritto è quello che gli altri hanno il
dovere di rispettare. E questa reciprocità di diritto e dovere se
importa la socialità dell'uomo, e il rapporto dell’ ipse con l’alter,
conviene sempre aver presente che tale socialità, sostanzialmente, e la
trascendentale socialità che l’individuo ha seco stesso.
Giova
chiarire questo punto. Il mio diritto all’esistenza è il dovere
dell’altro a farmi esistere. Dire che il figlio ha diritto ad essere
educato, e lo stesso che dire che il padre deve educarlo. Ma questo
dovere donde nasce? Esso nasce dal rapporto tra l'uno e l’altro, pel
quale a mano a mano che il rapporto si attua, l’altro cessa di essere un
altro e si immedesima con l'uno. Il quale, in virtù del rapporto, non
può ricevere se non quel che dà. Ha così quel diritto che è il suo
dovere. Il dovere che ogni uomo ha di esistere come uomo, pensando,
volendo e insomma attuandosi come autocoscienza, é il suo stesso diritto
a questa esistenza, in quanto l`altro che deve riconoscere tal suo
diritto é in lui: é lui stesso; anche se questo altro assume sembianza
di persona materialmente diversa, o del complesso di tutte le altre
persone, con cui uno è in relazione. Chi ha diritto é sempre colui che
abbiamo il dovere di far esistere.
Perciò
la politica si presenterà bensì come un diritto che a nessuno può esser
negato, ma perché vivere politicamente è un dovere a cui nessuno può
sottrarsi. I diritti vanno certo riconosciuti; ma il primo a doverli
riconoscere è il soggetto stesso dei diritti di cui si parla. Gli altri
li potranno riconoscere soltanto se egli avrà dato il buon esempio. Che é
ciò che sfugge all'infingardaggine abituale della comune coscienza
morale: pronta ad affermare i propri diritti, ignara che si tratta per
l’appunto dei suoi doveri. E perciò veramente la vita é, come Mazzini
profondamente senti, né piacere né diritto, ma dovere.
Fonte: tratto da “Genesi e struttura della società”, G.Gentile (Ed. Le Lettere)