Il fuoco dei Camerata Mediolanense, fondati nel 94 dalla compositrice Elena Previdi, non si è ancora placato. Acceso con Musica Reservata e poi fomentato con Campo di Marte, ancor oggi riscalda i cuori di tanti sotto il nome di "Vertute, Honor, Bellezza". Non è possibile attribuirgli un'etichetta ben precisa, anche il Neoclassical appare fin troppo superficiale! Noi ci auguriamo di continuare a vederli sulla scena, e ci auguriamo e auguriamo loro che questo ardente Fuoco, non si plachi mai.
Ciao Elena. Quando e come nasce la Camerata Mediolanense?
Nasce a Milano nel 1993. Un gruppo di amici con gusti e interessi poco convenzionali ha cominciato a riunirsi per fare musica in modo personale, il resto è venuto da sé.
Al termine "camerata" viene oramai data immediatamente una connotazione politica, anche se sappiamo il termine abbia origini ben più antiche di quelle che gli vengono additate. Cosa indica nel vostro caso?
Sul tuo “oramai” ci possono essere delle riserve. Io al contrario direi: oramai al termine “camerata” viene correntemente associata l’accezione rinascimentale di “sodalizio di persone che si riuniscono a scopo di studio o d’arte” (Treccani 2014).
Nei vostri lavori possiamo notare un imponente apparato percussivo, quanto hanno influito i primi lavori dei Death in June su ciò?
Hanno influito sicuramente, ma non più di quanto abbiano influito i lavori percussivi degli In The Nursery, dei Test Dept, delle Officine Schwartz…. All’epoca noi ascoltavamo moltissima musica e andavamo a scovare i gruppi che usavano timpano e rullante, le percussioni insomma, al posto della batteria… Avevamo una sorta di fissazione per questo tipo di sonorità che poi abbiamo sviluppato nel nostro percorso successivo… parallelamente (bisogna pur dirlo) al fattore melodico.
Quali gruppi vi hanno influenzato maggiormente? Quali artisti, insomma, han fatto sì che la Camerata Mediolanense sia quel che è oggi?
Domanda un po’ impegnativa, considerato che siamo in giro da vent’anni. Quando eravamo adolescenti, quando abbiamo iniziato, avevamo precise influenze, che si sentono nei primi lavori e di cui abbiamo abbondantemente parlato in mille vecchie interviste. Ma oggi siamo più lieti quando il nostro linguaggio viene riconosciuto come il nostro linguaggio.
Come vedete l’attuale “scena” Italiana? E quella estera?
Qui parlo per me (essendo tutti e quattro dei grandi appassionati di musica, ognuno ha una propria visione). Passano gli anni e i gruppi che preferisco sono sempre italiani, e non lo dico per nazionalismo: parlo proprio a livello musicale, emozionale ed estetico. E’ curioso quanto la scadentissima istruzione musicale che offre lo stato italiano non sia ancora riuscita ad annientare la profonda, atavica musicalità delle persone che nascono nella Penisola.
Cosa rappresenta, oggi, per voi, la figura del Musicista in una società dove persino l’Arte viene mercificata? Possiamo dire che gli Artisti han oramai perso l’aureola?
È davvero difficile porsi come Artisti totali, rifiutando nei fatti e non a parole i compromessi, il commercio della propria arte e la sua trasformazione da opera a oggetto di consumo. La mercificazione dell’arte è purtroppo insita nel meccanismo di propagazione dell’arte stessa. C’è sempre stata, non è un carattere esclusivo della nostra società. In musica è evidentissimo… L’arte è un mezzo potente, ed è sempre servita per supportare, anzi per potenziare, determinate visioni del mondo… come pure, più prosaicamente, meri interessi spiccioli. È lì, nel passaggio cruciale del suo distacco dall’artista, quando si affaccia al pubblico, che essa ottiene (sopravvivendo) o non ottiene (scomparendo) credito e supporto.
E’ stata pura mercificazione per esempio la trasformazione della figura storica di Mozart nel personaggio che è entrato nel nostro immaginario collettivo. Continua a esserlo anche oggi, nonostante sia ormai sufficientemente chiaro come quella figura sia un prodotto mitico dell’agiografia otto-novecentesca. Però così conviene un po’ a tutti. È mercificazione l’utilizzo odierno dei violini di Stradivari, con le loro quotazioni stellari, come se - sfidando le leggi della termodinamica - tali strumenti miracolosamente restino intatti senza danneggiarsi irreversibilmente ogni volta che li si usa. Troppi interessi impediscono di dire la verità, ovvero che se quegli antichi strumenti ancora emettono suoni lo fanno perché sono i fantasmi di ciò che erano quando vennero costruiti. E il giorno in cui si saranno completamente disfatti (che arriverà, si può starne certi), come ci giudicheranno i nostri discendenti? E venendo alla musica attuale… al pop, al rock… se non c’è alcuno scrupolo nei confronti della musica “alta”, come si può pretendere onestà da quella “bassa”? Qualunque artista è sempre sceso a compromessi per imporre, ma anche semplicemente per trasmettere, la propria arte. È una vera condanna a cui difficilmente ci si può sottrarre. Vale pure per noi, che ci sentiamo gli ultimi a poter salire sul podio e bacchettare gli altri.
Che approccio dovrebbe avere il musicista con la Post-Modernità? La Musica a tal proposito quale funzione dovrebbe o potrebbe avere? C’è chi si è chiuso nella propria torre d’avorio, c’è chi ha preferito porsi con la propria arte sul campo di battaglia, seguendo una determinata idea, politica o religiosa, per contrastare gli effetti devastanti Anti-Tradizionali dell’era in cui viviamo. Come vi ponete voi a riguardo?
Non abbiamo mai amato le dichiarazioni, e difficilmente scendiamo a estrinsecare con parole nelle interviste la nostra visione profonda delle cose. Crediamo nella forza dei nostri lavori, o almeno, più modestamente, crediamo di mettere nella nostra attività artistica noi stessi. Non c’è bisogno di ulteriori parole. Quest’atteggiamento a nostro avviso è l’unico davvero legittimo affinché l’opera di un artista risulti credibile. Paradossalmente, più volte il nostro silenzio (ma sarebbe meglio chiamarlo riservatezza) ci ha “regalato” fior di problemi, ben più di quanti ne abbiano avuti colleghi che accompagnano la loro musica con proclami, manifesti e statement.
Troppo spesso si confonde l’UE, ovvero nient’altro che un’area economica di egemonia statunitense, con l’Europa dei popoli, che è lontana anni luce dalle attuali politiche ultraliberali messe in atto dai leader dei nostri paesi. Voi che idea avete di Europa?
Come appena detto, di principio preferiamo sorvolare su tematiche non artistiche, tanto più se politiche o sociali. Di Europa, peraltro, la Camerata Mediolanense ha abbondantemente trattato: ti suggerisco di considerare il nostro terzo Cd “Madrigali”.
Ad ogni modo la nostra opera è esclusivamente culturale. È chi ascolta che dovrebbe, eventualmente, interpretarla.
“Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza”, ma voi per il domani avete qualcosa in programma?
È quasi pronto il nostro nuovo Cd, basato su atmosfere rarefatte con pianoforte, voci e noise. Stiamo anche procedendo con il progetto successivo, per il quale stiamo studiando l’Atalanta Fugiens di Michael Maier (1617), un testo di alchimia dotato di 50 fughe molto criptiche.
Grazie Elena. A presto!