I Siegfried sono una band di Sassuolo nata nel 2010 per iniziativa di
Giovanni “Leo” Leonardi.
La loro proposta musicale è autoriale, vicina al post-punk ma difficilmente catalogabile.
Dopo il buon disco di debutto, il recente "CementoAcciaio"
ha confermato le enormi potenzialità di una delle band emergenti più
interessanti in circolazione.
Abbiamo ritenuto doveroso dare spazio su Weltanschauung Italia a
questa nuova realtà, direttamente attraverso le parole del fondatore Giovanni
Leonardi.
Ciao Giovanni e benvenuto. Anche se ascoltando l’ultimo
“CementoAcciaio” ci è sembrato di
trovarci di fronte ad una band dalla carriera ventennale, l’entità Siegfried è
nata da pochi anni e siete solo al vostro secondo disco. Presentaci in breve la
genesi del progetto e i suoi attuali
componenti.
Vi ringrazio per il
complimento, questo ci rende ancor più fiduciosi per il futuro, perché siamo
sicuri di essere solo all’inizio di un percorso e di avere grandi margini di
miglioramento e crescita stilistica. Siegfried nasce circa tre anni fa, con
l’intento iniziale di esser un progetto musicale dalle forti influenze
neo-folk… all’inizio doveva addirittura essere un duo
voce-chitarra-percussioni. Da quell’idea neo-folk di chitarre acustiche e
percussioni è scaturita una miscela di folk elettrico,post punk e cantautorato
che è un po’ il nostro marchio di fabbrica... anche se sinceramente non abbiamo
idea di come si potrebbe evolvere il nostro stile in futuro.
Oggi Siegfried è progetto
multidisciplinare che da grandissima importanza alle parole, come alla musica e
che ha anche una forte componente visuale. Il passare del tempo, la
consapevolezza di ciò che ci accade introno e anche l’incontro con alcune
persone molto importanti ha spalancato cassetti che aspettavano di essere
aperti. Insomma, quello che era nato come un progetto musicale quasi personale,
è diventato parte di una visione artistica più ampia che non può esimersi dal
prendere in considerazione la contemporaneità e prendere una propria posizione
ben precisa.
Ad oggi la band è formata da
me Giovanni Leo Leonardi (voce, chitarre e vintage synth), Fabrizio Forghieri
(chitarre elettriche), Luigi Napodano (basso), Lucia Vicenzi (tastiere e synth)
e Yari Ugolini (batterie e percussioni).
Inoltre collaboriamo sin dal
primo giorno con Simone Poletti (aka: Dinamo Innesco Rivoluzione) che oltre ad
essere un amico di vecchia data, partecipa alla stesura di una parte dei testi
e traduce in immagini le parole e i suoni.
Nell’esordio del 2011, i vostri intenti si palesavano già in maniera
nitida in pezzi come “Il canto del ribelle” e
“(Io sono) Anomalia”. In quest’ultima cantavi “La superficie è lucida e
tu di bell’aspetto ma io intravedo i vermi che ti fremono nel petto”. Possiamo
prendere questa frase come simbolo dello slancio iniziale dell’attivismo
artistico di Siegfried?
Potete prendere questa frase
come definizione credo piuttosto precisa di ciò che ci circonda e della società
come la conosciamo oggi. Non vi annoierò con banalità sulla società
dell’immagine e tutti i suoi derivati, ma è evidente come ci troviamo in un
nuovo medioevo morale ed etico nel quale il degrado e la disintegrazione della
cultura come intesa in senso classico ha portato a una totalitarismo del brutto
e del mediocre che ormai non si nasconde nemmeno più. Mi spiego: non stiamo
andando verso la definitiva decadenza, ci siamo già da tempo, qui non si tratta
più di salvare qualcosa, ma di terminare, vigilare molto attentamente su chi si
sta muovendo belle fogne della crisi e del degrado, costruendo un nuovo impero,
o consolidando quello vecchio se preferisci, sulle macerie di un modello
economico e sociale che non esiste più. Questo è l’Impero Romano d’Oriente ai
suoi ultimi giorni, povertà e disperazione si mescolano a un’opulenza
sfacciata. Questa è l’orchestra del Titanic che è scappata lasciando un disco a
suonare e la gente applaude invece di correre alle scialuppe.
Vigilare dicevo, vigilare ed
iniziare a ricostruire un immaginario che possa permettere, a noi tutti, di
ricominciare a sognare un futuro ideale possibile.
In questo scenario chi ha, o
crede di avere, qualcosa da dire e un cervello in grado di funzionare e
produrre idee, parole o semplice bellezza, con il suo comportamento
automaticamente si schiera. Siamo stati tutti complici e collaborazionisti del
sistema. Ogni volta che ci alziamo da letto e ci lamentiamo invece di fare,
ogni volta che rilasciamo un’intervista invece di bruciare una barricata,
stiamo collaborando alla dittatura del degrado.
Per questo credo che quella
frase sia il simbolo di ciò che ci circonda, tante belle copertine ripiene di
vermi, e il motivo per il quale abbiamo deciso di prendere posizione, di
opporre ciò che sappiamo fare, nel nostro piccolo.
Come diciamo anche
all’interno del disco, a questo mondo di fango e ciabatte opponiamo il ferro,
il fuoco e l’amore, il cemento e l’acciaio. È la nostra bellezza, il nostro
modo di riproporre valori etici, estetici ed epici che crediamo necessari a
produrre anche solo l’idea di nuovo e migliore.
E’ complesso e poco produttivo definirvi o catalogarvi in generi o
stili, tuttavia si sente nel vostro sound la forte influenza di band come Joy
Division, CCCP e Diaframma. In “CementoAcciaio” siete riusciti a congiungere la
grinta di queste band con una profondità e riflessività molto vicina ai testi
di una attuale grande band come gli Ianva...
Siamo sinceramente onorati
degli accostamenti. Joy Division e Diaframma fanno sicuramente parte della
nostra formazione musicale, come d’altra parte CCCP e CSI. C’è poi da
aggiungere che Giovanni Lindo Ferretti è forse da considerare, ad oggi, il più
grande poeta vivente della musica Italiana, oltre che un pensatore tutt’altro
che banale.
Il suo modo di affrontare
oggi l’esistenza è un modo di pochissime parole e contatti ridottissimi con le
moltitudini, un mondo di montagne bellissime e quasi abbandonate, di cavalli
ombrosi capaci di gesti incredibili, di gente brusca e rapporti forse più veri.
Un mondo di una poesia antica dura e scabra. Beh devo ammettere che quel mondo
riveste un’attrattiva notevole anche per noi.
Essendo cresciuti con questi
riferimenti, ai quali aggiungerei una formazione punk comune a diversi membri
della band, ha ovviamente influenzato il nostro suono, anche se stiamo
cercando, come ti dicevo, un suono “nostro”, è chiaro che il DNA sia quello. Se
percepisci questa grinta su disco, credo che rimarreste positivamente colpiti
dalla nostra dimensione live, che è ancora più energica e istintiva.
Per quanto riguarda IANVA, si
tratta di uno dei gruppi che ascoltiamo di più e i testi di Renato Mercy
Carpaneto sono per me e Simone una continua fonte di meraviglia e ispirazione.
Quindi sono stati da subito un punto di riferimento e ci dicevamo fra noi “Quanto
sarebbe bello se un giorno…” Beh, oggi ci troviamo a collaborare e ad avere un
pezzo (la intro “Fronte Occidentale”) ad aprire il nostro disco. Quindi pensa
quale può essere la nostra soddisfazione e il nostro orgoglio.
Oggi Renato è un amico e i suoi
consigli durante la realizzazione di CementoAcciaio sono stati fondamentali.
Sin dal vostro disco d’esordio emerge la vostra consapevolezza e
lucidità nel vivere in tempi di decadenza. Il viaggio Mc Carthyano e la ballata
dedicata a Mishima si ritrovano legate da tale tematica dove un “mondo defunto
dove Il sole ormai livido e spento”, e le riflessioni dell’autore giapponese, ”tornate
ad essere veri uomini”, collimano. Credi sia difficile di questi tempi, per chi
coglie le incongruità moderne, non
cadere nel nichilismo e nell’anarchia artistica fine a se stessa?
La tentazione sarebbe proprio
quella di chiudersi in una torre d’avorio (un po’ come ha fatto Ferretti se
vogliamo) ed osservare sprezzanti le moltitudini che si agitano sconnesse e
putrescenti.
Vien voglia di mandare tutto
affanculo, scusa il termine, e dedicarsi a ciò che ci piace senza curarci
troppo del destino dell’umanità.
Ma non lo abbiamo ancora
fatto, anzi, da quella posizione di “artisti distaccati” siamo ritornati con le
ginocchia ben affondate nel fango, a costo di sentirci dare degli idealisti o
dei “capipopolo”… Forse perché non ce lo possiamo permettere, nessuno di noi ha
le risorse economiche per scappare sui monti in un eremo dorato e fregarsene.
Ma mi fa piacere credere che sia, anche perché non ci piace arrenderci.
E allora forse è giunto il
momento di uscire dal piccolo mondo di seghe mentali e “progetti concettuali”
dell’artistoide medio, fallito quanto inutile, e affondare le ginocchia nel
fango e le mani nella malta, per provare a vedere se c’è ancora qualcuno da
tirare a riva ad ingrossare le fila.
Complimenti per la cura con cui avete realizzato “CementoAcciaio”,
sotto tutti i punti di vista. Vi è una grande maturazione rispetto al vostro
lavoro d’esordio. Tante collaborazioni importanti, come quelle di Mercy di
Ianva. Dinamo Innesco Rivoluzione e Parisini dei Disciplinatha. Presentaci il
concept di questo notevole lavoro che pare stia riscontrando feedback positivi
ovunque.
CementoAcciaio sta ricevendo
ottime critiche, questo ci fa ovviamente piacere e non siamo così spocchiosi da
fregarcene delle recensioni, onestamente però lasciano il tempo che trovano. Mi
spiego: facciamo musica per un pubblico e quindi ci fa piacere che venga ben
recensita dalle riviste di settore e capita da alcuni personaggi davvero di
grande spessore, ma la più grande soddisfazione è, oggi come oggi, avere un
pubblico affezionato che compra il disco, gode dell’oggetto fisico oltre che
del contenuto musicale (che rimane centrale), ci riordina copie da regalare
agli amici e condivide ciò che facciamo.
Questo, lo ripetiamo sempre, ci riempie davvero di orgoglio.
Detto questo, CementoAcciaio
sicuramente è stato un passo avanti rispetto al primo lavoro, anche solo perché
ha impegnato un anno di vita ed energie della band e ha goduto di una
registrazione e di una produzione qualitativamente migliore.
Il progetto è stato pensato
non come un concept album, ma sicuramente come un’entità multidisciplinare che
ha come elemento centrale la musica e i testi ma che si muove anche nel campo
dell’immagine e del video. In questo senso, con Dinamo Innesco Rivoluzione
abbiamo deciso di realizzare un oggetto che rappresentasse al meglio il
contenuto.
Secondo noi il disco suona
bene, con una bella varietà di suoni e atmosfere, e forse per questo motivo
tutti fanno fatica a catalogarne il genere. I testi sono fra i migliori che
abbiamo scritto, il suono ci piace… insomma, eravamo soddisfatti e volevamo che
l’immagine fosse un ulteriore elemento espressivo. Per questo è stato pensato
un digipack di grande formato (18x18cm) che ci ha permesso di inserire un
grande booklet di 24 pagine che si può consultare molto più facilmente del
solito libretto da CD, rendendo I testi più fruibili e piacevoli da leggere. L’immagine
poi è stata creata da chi ha delineato con me le linee guida ideali, liriche e
poetiche del disco, quindi “trovare la quadra” è stato più semplice e crediamo
che ogni elemento parli la stessa lingua. In questo siamo confortati dalle
opinioni di chi ha ascoltato e visto il disco e che ha trovato le immagini
utili ad interpretare il contenuto.
Infine, come dicevo prima il
concept che sta dietro CementoAcciaio è per noi molto chiaro.
Sentiamo la necessità di
ricreare un pantheon ideale di personaggi, atteggiamenti pensieri e linee estetiche che possa costituire la
base per ricostruire l’epica, l’etica e l’estetica che sono state estirpate
dall’attuale Europa. Per questo sentiamo il bisogno della concretezza dell’acciaio,
della pietra, del cemento, dell’ardore del fuoco e della forza del ferro. Non
si può ricostruire un’identità Europea con l’App di uno smartphone, è
necessario recuperare gli elementi primari e fondanti di ciò che ci ha
generato.
In questo senso, le
collaborazioni sul disco di Mercy e Dario Parisini dai Disciplinatha hanno
un’importanza particolare, perché non si tratta solo musicisti e grandi
artisti, si tratta principalmente di persone con le quali ci siamo
“riconosciuti” al volo, condividendo una visione del mondo e delle cose ugualmente
drammatica e allo stesso tempo ugualmente tenace e tutt’altro che arrendevole.
Il pezzo “Cemento e Acciaio” esordisce con la frase “Rifiuto la dialettica, pseudo democratica.
La linea politica, la via diplomatica”. Vi è una sorta di invocazione ad
una rivolta di tipo individuale e attitudinale? Considerando anche la citazione
che avete scelto per la chiusura del booklet, ovvero Tolstoj e le verità
incomprese dalle masse.
Oggi pare che nessuno abbia
voglia di esporsi, ci si nasconde fra le fila cercando di non farsi notare se
non dal talent scout di un reality, nessuno sgomita per mettersi in testa ed
affrontare la carica a petto scoperto. Il D’Annunzio che invita Pittaluga: “Generale, faccia tirare qui” non solo
non esiste più, ma in decenni di sussidiari demenziali è stato trasformato in
una macchietta folcloristica.
Eppure il singolo è ben più
difficile da controllare della massa.
La massa esprime un’idea
comune e per questo annacquata e mediata, ed è per sua natura più facile da
controllare e da influenzare… All’interno della folla di una manifestazione
oceanica nessuno prende l’iniziativa di cambiare direzione, tutti seguono il
flusso, ed è più facile per il pastore guidare il gregge nella direzione
desiderata. Molto più arduo è invece costringere la scheggia impazzita, il
singolo che ha compreso e corre nella direzione opposta a rientrare nei ranghi.
Per questo la rivolta è una
scelta individuale, la storia degli ultimi 40 anni ha dimostrato che in Italia
non si può fare la rivoluzione, se non forse ricostruendo individualmente uno
spirito perduto, del quale siamo comunque eredi.
Per questo non hanno alcun
senso le bandiere, che servono solo ad ombreggiare chi non vuole scoprirsi, per
questo non hanno più senso slogan e colori che, nel migliore dei casi, son
vecchi di 40 anni.
Una curiosità, com’è nata “Un gentile”, la straordinaria parabola del
buon selvaggio Giorgio?
Il testo si ispira alla
figura realmente vissuta di un eremita degli appennini modenesi.
Quando me ne parlarono ne
rimasi affascinato tanto da rivedere in lui la figura Jungeriana del “buon
selvaggio” che scelse la “via del bosco”.
Sono sempre stato attratto
dalla figura del Ribelle, credo che rappresenti la purezza del diamante che si
incunea negli ingranaggi del sistema, qualunque sia la sua ispirazione o
inclinazione politica.
Il cantautorato italiano è certamente un’altra fonte da cui traete ispirazione. Chi sono i
cantautori nostrani che più vi hanno segnato?
Io e Simone ci prendiamo carico
della stesura dei testi, e anche se abbiamo stili diversi di scrittura sembra
che questa formula funzioni, tant’è che ci capita spesso che confondano testi
miei per opera sua e viceversa…forse perché i nostri riferimenti non sono molto
dissimili.
De André, Ferretti,
Branduardi, Battiato fra gli italiani ma molto spesso l’ispirazione è più
letteraria che musicale. A livello di ascolti, io mi muovo liberamente
spaziando dai chansonnier francesi ai Throbbing Gristle…e nella composizione di
CementoAcciaio mi sono imposto di non ascoltare alcuni dei miei gruppi
preferiti, come Joy Division, Din6, CCCP.
È stata durissima!
Tra i brani più incisivi e “ribelli” troviamo il “Il potere dei segni” (complimenti anche
per il video) e “Ribolle il Sangue”
. L’attuale democrazia, che di fatto è
una palese oligarchia, è da voi trattata alla stregua di un qualsiasi
totalitarismo ammorbante. Con un
addormentamento delle masse che ha raggiunto oramai livelli di bassezza
inenarrabili, quali mezzi credi possano ancora essere efficaci, anche solo per
ottenere qualche spiraglio di risveglio socio-culturale?
Come dicevamo, la situazione
ha ben poco di recuperabile. Non son rimaste che le rovine da conservare.
Però, al contempo, ci capita
sempre più spesso di incontrare persone, sempre singoli guarda caso, con le
quali troviamo un immediata sintonia.
Ci capita sempre più spesso
di riconoscerci a vicenda e, come l’olio nell’acqua, i simili tendono ad
attrarsi.
Forse non tanto stranamente
quasi tutti questi “simili” sono artisti. Musicisti certo, ma anche pittori,
scrittori, scultori... Non dico che la speranza sia negli intellettuali, che
Dio ci scampi dai salotti culturali e dalle inutili seghe dei pensatori, ma
forse è possibile, tramite l’arte e la musica, dare forza a quelle braci che
covano sotto la cenere.
L’altra sera, al concerto di
uno dei gruppi più quotati della scena Indie Italiana (Per non far nomi, Il
Teatro degli Orrori), il cantante Pierpaolo Capovilla ha fatto una sparata su
Gaza e Israele di una banalità raggelante, e Dario Parisini, di fianco a me, si
è girato e mi ha detto “Vedi, noi e gli altri gruppi dell’epoca, quando abbiamo
iniziato a suonare eravamo anti-sistema, oggi i gruppi sono
filo-governativi...”
E così è anche per gli
artisti visuali e gli scrittori “alternativi” di oggi...
Ecco, basterebbe che si
ricreasse una generazione di artisti realmente alternativi al potere
costituito, per avere lo spiraglio che cerchiamo, ma piano piano sta
accadendo...
Vi siete già confrontati con la dimensione live? Avete in progetto
degli eventi dal vivo per l’imminente futuro?
Abbiamo una discreta
esperienza live, compresa l’ultima bella presentazione di Cemento Acciaio per
un pubblico di amici selezionati, anche se non è così semplice suonare in giro
per un gruppo che non sia uniformato al mondo dell’ARCI e del Partito, almeno
in Emilia Romagna. Non è una questione d’essere schierati dall’altra parte,
basta non essere palesemente schierati a sinistra per essere boicottati.
Allo stesso modo, pare che
per suonare in Italia, in certi ambienti, si debba essere per forza “amici di”
o meglio “sudditi di” o affiliati ad una delle cricche dei capoluoghi... Non ci
interessa, non siamo sudditi di nessuno e non ce ne frega un cazzo di far parte
di una “scena” ridicola e autoreferenziale nella quale tutti sono
contemporaneamente musicisti, produttori, discografici, giornalisti, Dj,
blogger e promoter di se stessi...
Comunque c’è in ballo un
possibile concerto di beneficenza a Modena verso fine giugno, ma per il momento
non c’è nulla di definito e un paio di date per le quali si stanno sbattendo
amici in diverse zone d’Italia.
Siamo sicuri che in futuro si parlerà ancora di Siegfried, certamente
una delle realtà italiane attualmente più interessanti da seguire. In bocca al
lupo per i vostri progetti e grazie per la cordiale chiacchierata. A te
l’ultima parola.
Beh, credo che si riparlerà
di nuovo di noi molto presto, perché stiamo già lavorando a nuovi pezzi che
saranno inseriti in un EP in uscita fra l’autunno e l’inverno prossimi. Inoltre
ci sono in ballo una serie di progetti interessanti che coinvolgono quella
sfera multidisciplinare di cui parlavamo all’inizio... Insomma, un po’ di
novità interessanti in arrivo. Nel frattempo, chi vuole seguirci può farlo
tramite la nostra pagina Facebook, nella quale troverete tutti gli
aggiornamenti su novità e concerti.
Concludo ringraziandovi per
lo spazio che ci avete concesso e per le domande davvero stimolanti!