L'Effet C'Est Moi è un progetto
del marchigiano Emanuele Buresta che nasce nel 2005 riprendendo il nome da un
concetto filosofico di F. Nietzsche.
La proposta musicale è una sorta di colonna
sonora eroica di grande maestosità ed eleganza.
Proseguendo le nostre interviste in merito
al “Sine Armistitio” del 7 Settembre al theatre di Milano, abbiamo avuto modo
di chiacchierare con Emauele Buresta, fondatore di uno dei progetti italiani
più interessanti in circolazione.
Ciao Emanuele, innanzitutto
complimenti per il progetto. Ascoltando i tuoi lavori siamo rimasti
piacevolmente colpiti dalla tua grande capacità di
interpretare il concetto di maestosità attraverso la digitalizzazione
contemporanea. Un utilizzo dei mezzi moderni per rievocare la Tradizione,
possiamo definire L’Effet C’Est Moi
come la volontà di “cavalcare la tigre” a livello compositivo?
Ti ringrazio moltissimo per
questa citazione. Nel nostro tempo, comporre musica richiede senz’altro
parecchia tenacia e devozione. Esprimere ed esporre le proprie emozioni nella
composizione richiede oltre a ciò un grande lavoro interiore e l’utilizzo dei mezzi
moderni oltre ad essere una necessità agevola anche il vigore espressivo. Nell’era industriale, usare le moderne
tecnologie per tramandare valori spirituali ed eterni è l’ultima arma che ci è
concessa per non dimenticare le nostre vere origini spirituali e per accedere a
una dimensione che va al di là della turpe quotidianità materiale. L’onnipotenza
del presente spesso non lascia scelte e come una tigre va domata ma senza
contrastarla. Siamo pronti ad intervenire con i dovuti mezzi per ricostruire una
strada ed una considerazione intellettuale in un ciclo della civiltà dove anche
le percezioni sembrano volgere al termine.
Parliamo del tuo primo lavoro, Tomber En Héros, un concept album diviso in due tronconi ispirato
alla grandezza dell’ impero romano. Musicalmente può ricordare i primi dischi
di Mortiis mescolati a sonorità stile
Regard Extreme. Cosa puoi dirci di
questo esordio?
“Tomber en Héros” è stata la
mia prima armatura. Un disco uscito ufficialmente per l’etichetta War Office Propaganda
(l’attuale Rage in Eden) e limitato a 500 copie. Con esso mi sono presentato alla
scena musicale avanzando una dark ambient marziale caratterizzata da sonorità
epiche, ballate belliche e risonanze più cupe. Si tratta del 2005, periodo in
cui è evidente la stima dei miei primi ascolti tra i quali Blood Axis, Der
Blutharsch, Les Joyaux De La Princesse, Puissance, Regard Extreme, Sophia e The
Moon Lay Hidden Beneath A Cloud…per citarne i maggiori.
Nonostante la mia inesperienza nel settore digitale e di conseguenza il deficit della qualità sonora ridotta alle prime armi, ciò si è rilevato un punto di forza ed una caratteristica propria dell’album, apprezzato proprio per il suo timbro minimale ed incisivo. Sono stato molto soddisfatto di questo debutto anche perché ho ricevuto più consensi di quanto m’aspettassi.
Nonostante la mia inesperienza nel settore digitale e di conseguenza il deficit della qualità sonora ridotta alle prime armi, ciò si è rilevato un punto di forza ed una caratteristica propria dell’album, apprezzato proprio per il suo timbro minimale ed incisivo. Sono stato molto soddisfatto di questo debutto anche perché ho ricevuto più consensi di quanto m’aspettassi.
In “Les
Voix De L' Apocalypse” del 2008 cresce la vena neoclassica, straordinario
ad esempio un pezzo come “In Dernier
Supir”, colmo di phatos Morriconiano ed atmosfere marziali. Come è nato
questo tuo secondo lavoro?
“Les Voix de L’Apocalypse” è nato con una grande
volontà di migliorare sia a livello compositivo e sonoro. E’ stato un album che
ha richiesto un grande sacrificio, una selezione meticolosa dei suoni ed uno
studio tenace che mi ha portato ad acquisire maggiori capacità tecniche e
conoscenze nell’ambito pratico digitale. Realizzarlo è stato molto difficile
perché ho sempre voluto far tutto senza l’aiuto di altri, quindi imparando dai miei
stessi errori. Tutto questo ha richiesto molto tempo e passione. Si evince una
forte volontà di venire allo scoperto, di volersi misurare con realtà già
affermate e di mostrarsi con tutto il potenziale che potevo offrire.
Attualmente questo disco è sold-out ma sto valutando l’opportunità che mi è
stata data di ristamparlo o meno.
Ascoltando “Les Voix
De L' Apocalypse” ci è venuto spontaneo un parallelo con progetti quali Puissance, Les Joyaux De La Princesse e Wappenbund. Il tutto condito da
atmosfere Wagneriane. Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione musicale?
Attualmente le mie maggiori
fonti d’ispirazione musicale sono molteplici, spaziano dalla dark ambient, al neofolk,
la darkwave, dall’intramontabile musica classica, dal metal estremo fino alla
synth pop. Mentre prima ascoltavo esclusivamente un determinato filone (la
scena martial-industrial), oggi necessito d’intraprendere nuovi ascolti per
forgiare uno stile più singolare da poter approvare nella stesura musicale del
brano. Credo che oggigiorno la scena martial-industrial necessiti di una nuova
ventata d’aria, cosa che vorrei proporre con il nuovo album in costruzione. Riuscirci
non sarà sicuramente un’impresa semplice ma mi auguro che almeno questa
necessità di metamorfosi possa essere colta.
Nel 2011 è uscito “Genius
Loci” per la tedesca Skull Line, un altro grandissimo disco dalle melodie
imponenti ed eteree. Danze medioevali, dark-ambient, cori operistici e tamburi
marziali disegnano uno scenario post-bellico. Qual è il concept che
sta dietro a “Genius Loci”?
Il concetto che ruota attorno
al disco è raccolto sulla figura del Genio, spirito custode, nella mitologia
romana, spirito che presiedeva alla nascita di una persona, a un luogo o ad una
cosa, determinandone caratteristiche e destino. Il genio nasceva
contemporaneamente ad un individuo e lo accompagnava tutta la vita, divenendo
la sua altra anima dopo la morte. Spesso il genio di un individuo era
raffigurato come una persona, mentre quello di un luogo era rappresentato sotto
forma di serpente. E’ interessante pensare come i luoghi possano possedere
un’anima e diventare sede di uno spirito del luogo. Rispettare un territorio,
proteggendolo, significa quindi permettere alla sua energia di sopravvivere nel
tempo e di giungere sino a noi. Gli antichi ritenevano che all’entità del luogo
si sommasse l’energia propria alla sedimentazione dell’abitare e degli abitanti
del luogo. Non a caso i sacerdoti greci e gli àuguri romani erano determinati
nella scelta della fondazione di una città perché sacro era ritenuto l’abitare
e l’insediamento diveniva il luogo in cui poteva esercitarsi la sacralità
dell’abitare in simbiosi con il macrocosmo. Con il tempo, questa forma di tutela e
spiritualità è andata persa tant’è vero che si parla più di un fenomeno
d’architettura e urbanistica su larga scala con il semplice risultato di creare
dei “non-luoghi” a misura d’uomo. Con questo album ho voluto rivendicare
proprio questa realtà: riflettere e valutare il legame che intercorre tra
l’uomo, gli antenati e la tutela del posto che si è piegata inevitabilmente agli
usi all’era industriale.
Qual è il rapporto che intercorre con la tua straordinaria
regione dalle ampie colline e dal capoluogo che fu denominato “accessum
Italiae”?
Riallacciandomi alla domanda
precedente devo dire che sono orgoglioso di trovarmi in una regione così ricca:
le Marche sono per lo più una delle regioni più collinari, il resto rimane
montuoso ma non mancano anche pianure che si affacciano più nella zona
costiera. Amo tutta l’Italia
centrale e ovviamente mi ritengo fortunato di abitare in un luogo che ancora è
degno di portare il nome di Italia. Non riuscirei mai a vivere in grandi
metropoli dove la “dromocrazia” (intendo potere della velocità) della vita
corrente annienta e annichilisce la bellezza che ci circonda ed il contatto con
essa. In tempi così veloci dove molte volte non abbiamo neanche il tempo di
ragionare, stabilire un contatto con la natura favorisce il piacere di ritemprare
corpo e mente. Identità della persona e luogo convivono in simbiosi l’uno con
l’altro.
Il concetto di arte visto
come elevazione spirituale e contatto col divino trova nella tua musica una
grande espressione. Qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
Oggi, nel misero squallore della modernità, l’arte estrema, ossia quella
che nei casi migliori recupera e veicola idee tradizionali, mi sembra essere
l’unica via che è concessa a pochi per accedere a una dimensione spirituale
genuina. Presa coscienza che ogni legame vero con la Tradizione è andato
perduto, affronto il mondo moderno in modo nitzscheano, o meglio evoliano.
Secondo questa visione, quando mi accingo a suonare o ascoltare musica compio
riti religiosi, di una religiosità nuova che trae ispirazione dalla Tradizione
e reinterpreta le sue leggi in modo attuale e non vincolato a forme rituali che
hanno esaurito la loro funzione molti secoli fa. Secondo me nell’arte si sono
rifugiati gli ultimi frammenti della vera spiritualità occidentale, e la musica
è una delle arti che meglio ha accolto ciò che restava di questa. Già gli
antichi percepivano la musica come un atto creativo ispirato degli Dei, che
poteva allietare gli animi turbati ma anche infondere coraggio nei guerrieri.
Ne L’Effet C’Est Moi possiamo cogliere sia melodie liturgiche, sia marce da
guerra, che esprimono in tutta la loro completezza l’antico spirito europeo.
Oggi pochi sono coloro che ancora ricercano le proprie radici. Tra questi pochi
vi sono musicisti e artisti che, spinti da un autentico sentimento di ricerca e
d’amore per la propria identità, riescono a concretizzare con un atto
spontaneo, creativo, originale e attuale la vera essenza della spiritualità
eterna. Dunque secondo me in determinati e particolari casi l’antica
spiritualità si è rifugiata in una dimensione che adotta una ritualità
artistica che è l’eterno perpetuarsi in forme differenti dell’antico culto dei
divini padri.
Nel recente “ il sole a mezzanotte” si spazia dalla
simbologia sacra “riordinata” da Renè Guenon, alla metamorfosi di Lucio Apuleio,
alle nostre radici arcaiche tracciate da Renato Del Ponte sino a concludere il
concept con i Fasti di Ovidio. La sua ultima citazione con cui chiudi afferma “I am the sole keeper of the vast world. And
the right to turn in its hinges is only mine”. E’ possibile identificare in questa
frase la tua concezione dell’esistenza?
Non è che tale frase identifichi una particolare concezione
dell’esistenza, è la figura stessa del dio Giano a rappresentare simbologie
eterne e tradizionali. Essendo Giano dio degli inizi, per la concezione ciclica
del tempo che avevano le civiltà tradizionali, egli è anche dio della fine, che
non è altro che un nuovo inizio. La nostra devozione alle radici
arcaico-italiche si esprime, all’atto pratico, nel fare musica, nel suonarla
con la giusta disposizione rituale, come i nostri padri eseguivano i riti
religiosi. Qui mi sono limitato a riportare brani di opere tradizionali adatte
a supportare la creazione musicale.
Lo scorso anno hai partecipato all’ottimo Villa festival in
Umbria, che esperienza è stata? A settembre 2013 suonerai con Triarii al
theatre di Milano. Sensazioni?
Del Villa Festival dell’anno
scorso ho un ricordo piacevole ed incantevole come la location stessa. Mi ha
dato l’opportunità di presentarmi nel nostro territorio e di misurarmi con
artisti che io stesso già seguivo da tempo e tutto ciò è stato oltremodo
eccitante e rilevante. Rimane senz’altro una bellissima avventura.
Il 7 Settembre come avete accennato si suonerà con Triarii, un artista che ho sempre sostenuto quindi sono onorato di poter condividere il palco insieme. Al riguardo posso solo avere sensazioni positive, siamo pronti ad affrontare una serata del genere con tutta la serietà e professionalità che si richiede. Per onestà devo sottolineare che ciò è stato reso possibile grazie all’appoggio degli altri musicisti che suoneranno nell’evento e quindi Solimano (TZIDMZ) per avermi proposto e Gabriele (Corazzata Valdemone) per il suo sostegno. Oltre a ciò, sono molto fiero di questo evento perché mi ha dato la possibilità di stringere nuove amicizie ed entrare in contatto con coloro che condividono la scena musicale italiana. Ci tengo a sottolineare questo fatto che personalmente è molto importante e più significativo dell’avvenimento stesso.
Il 7 Settembre come avete accennato si suonerà con Triarii, un artista che ho sempre sostenuto quindi sono onorato di poter condividere il palco insieme. Al riguardo posso solo avere sensazioni positive, siamo pronti ad affrontare una serata del genere con tutta la serietà e professionalità che si richiede. Per onestà devo sottolineare che ciò è stato reso possibile grazie all’appoggio degli altri musicisti che suoneranno nell’evento e quindi Solimano (TZIDMZ) per avermi proposto e Gabriele (Corazzata Valdemone) per il suo sostegno. Oltre a ciò, sono molto fiero di questo evento perché mi ha dato la possibilità di stringere nuove amicizie ed entrare in contatto con coloro che condividono la scena musicale italiana. Ci tengo a sottolineare questo fatto che personalmente è molto importante e più significativo dell’avvenimento stesso.
Grazie Emanuele per la gentile chiacchierata.