Una vita tranquilla, un matrimonio, un lavoro e un'infinità di repressioni ingestibili. Edmond, dopo una discussione futile con la moglie per una lampada rotta dalla domestica, decide di abbandonare tutto e tutti, fugge dal suo nido sicuro per proiettarsi nelle tetre strade di Los Angeles iniziando così la sua discesa negli inferi.
Lo attenderà in notturna una città sporca alla "Taxi driver", colma
degli animali più strani: prostitute, magnacci, delinquenti e truffatori
saranno sempre in agguato nei vicoli più silenziosi e bui.
Stordito dai neon della metropoli e dal senso di alienazione della realtà
circostante, Edmond a poco a poco scomporrà la sua identità liberandosi della
coscienza morale e civile.
Ciò che ne rimarrà sarà un uomo in preda ad impulsi incontrollabili che lo
porteranno ad un percorso di redenzione atipico..
Stuart Gordon, guidato dallo spirito indagatore di
Mamet, qui autore di testi e sceneggiatura, nel 2006 firmò il suo capolavoro.
Edmond è uno splendido noir grottesco, un "Fuori orario" scorsesiano
più disordinato ed un "Driller Killer" più metafisico.
Il protagonista è brillantemente interpretato da
un William H. Macy in stato di grazia, fenomenale nel rendere il suo
personaggio irritante senza farlo mai scivolare nella macchietta.
Si gioca molto sulla constatazione che dietro ogni paura si nasconde un desiderio inconfessabile e la regia di conseguenza ne segue gli intenti, con una narrazione complessa, tesa, claustrofobica, ai limiti del tragicomico, sostenuta da una notevole colonna sonora di Bobby Johnston. L'impeccabile sceneggiatura di Mamet poi, si fonde con una draconiana struttura drammaturgica ed un plauso anche alla gelida fotografia di Denis Maloney.
La coppia inedita Gordon-Mamet punta per gran
parte del film su dialoghi violentissimi, oltre che su cupissime atmosfere e la
violenza rappresentata raggiunge al suo apice nella scena dell'omicidio di
Glenna (una ragazza incontrata in un locale) in cui il protagonista si lascia
andare ad un monologo allucinato e liberatorio.
Opprimente per tutta la sua breve durata, lo
spettatore viene trascinato in un viaggio disastroso e tragico, che alla fine
gli farà però provare un senso di stramba leggerezza quando il protagonista
raggiungerà il suo bizzarro 'equilibrio'.
Edmond è una sorta di trattato filosofico
liberatorio con un finale tra i più spiazzanti della storia del cinema, è la
liberazione da tutte le castrazioni mentali dell'uomo moderno, è la perdita di
ogni finto equilibrio, è un affascinante percorso allucinato dove la voglia di
distruggere il sociale si spinge oltre ogni limite, è la repressione di chi
parla dei suoi lati più oscuri ma non li vive mai, li giustifica, li
intellettualizza senza però mai dar sfogo ai suoi impulsi più sfrenati, è la
concezione della paura come fonte irrefrenabile di desiderio, è l'omosessualità
repressa perché temuta, è la ricerca dell'amore e della verità, è la morte
della psicologia, è lo svuotamento di ogni significato, è la frantumazione
dell'abitudine che annebbia, è l'affrancamento dal lavoro che annienta, è la
destrutturazione di un uomo, è il tentativo di comprensione fuori dagli schemi
che trova solamente indifferenza, è lo squilibrio perenne, è l'annientamento
della ragione, è la morte della dialettica, è la vita irraggiungibile e
nefasta, è la disarticolazione dei sentimenti, è la degenerazione di ogni
pensiero strutturato, è un viaggio onirico e surreale, è la violenza
antiestetica che non si compiace, è una claustrofobica vertigine, è lo
smarrimento di una qualsiasi autenticità emotiva.
Edmond è un clamoroso cataclisma.