Gli
Argine sono un progetto musicale campano formatosi nel mese di ottobre 1992.
Partendo
da sonorità post-punk, Corrado Videtta (il compositore e autore della maggior
parte delle canzoni degli Argine) nel corso degli anni è maturato moltissimo,
l'ultimo disco “Umori d'autunno” è un lavoro a dir poco strepitoso in grado di
comunicare con le inquietudini e i tumulti interiori dell'uomo contemporaneo.
Negli
anni gli Argine han collaborato con molti artisti famosi della scena
underground italiana tra cui: Federico Fiumani (Diaframma), Cristiano Santini
(Disciplinatha), Lucia Vitrone (Contropotere), e Elena Previdi (Camerata
Mediolanense).
Abbiamo
avuto modo di comunicare con Corrado Videtta per conoscere meglio la sua
proposta musicale.
Ciao Corrado. Ci potresti fare una breve introduzione sulla
proposta artistica di Argine, per chi non vi conosce?
Argine è
un progetto musicale volto all’approfondimento di quella parte recondita della
nostra anima che tendiamo a nascondere nel mostrarci al mondo. Diamo grande
importanza quindi ai testi che sono assolutamente in Italiano. Musicalmente
partimmo da un background post punk per mostrarci poi più acustici e talvolta
neoclassici anche se sempre con quel nervosismo che caratterizza le atmosfere
delle nostre musiche. Abbiamo all’attivo 4 album in studio, un LP live su
vinile, un mini album, un 45 giri, un album antologico, uno split e tante
partecipazioni a compilation di artisti vari e molti concerti in Italia e in
Europa.
Da quanti membri è composta attualmente la band? Suonate in
progetti paralleli ad Argine?
Attualmente
siamo in quattro: io alle chitarre e voce, Edo Notarloberti al violino, Michele
De Finis al basso, Alessio Sica alla batteria. Poi collaboriamo spesso dal vivo
con altri musicisti. Ultimamente a Roma abbiamo collaborato con Verdiana Raw,
un’artista di Firenze a cui abbiamo prodotto come ARK Records l’album
d’esordio. Ciascuno di noi ha progetti collaterali, solisti o semplicemente collabora
con altri musicisti. Ultimamente ho collaborato con i Candya scrivendo il testo
e prestando la voce nella registrazione del brano “Spostamento” presente
nell’album d’esordio sempre prodotto dalla ARK Records di Rossana Rossi.
“Umori d'autunno” contiene tredici ballate acustiche di uno
standard qualitativo che a nostro avviso ha ben pochi eguali nella scena
underground italica (e non solo). Siete uno dei rari esempi in cui la perizia
musicale non va a servizio del nulla, bensì viene utilizzata per creare
sonorità intimiste, riflessive ed animiche. Quanto è importante per voi avere
una ottima padronanza strumentale per poter poi dedicarsi alla creazione di
qualcosa di personale?
Avere una
buona padronanza dello strumento che suoni ti consente di poter esprimere
quello che vuoi senza limitazioni di sorta. Allo stesso tempo però mi sento di
dover precisare che non siamo assolutamente inclini all’uso massivo degli
strumenti, non amiamo saturare di note la nostra musica. Padronanza sì ma
sempre finalizzata ad un criterio.
Come vedi “Mundana Humana Instrumentalis” a 16 anni di distanza?
Ogni
disco ha una sua coerenza e “Mundana Humana Instrumentalis” è figlio di una
libertà assoluta di espressione perché voleva enunciare le nostre linee
artistiche senza però sparare a caso ma riuscendo comunque a tracciare una
superficie delimitata sulla quale venisse segnato a fuoco il nostro manifesto
intenzionale.
Cosa è cambiato nel vostro approccio musicale rispetto ad un
disco come “Le Luci di Hessdalen” del 2004?
Ogni
album ha una vita propria e nasce da un’assoluta e autonoma esigenza
espressiva, infatti in venti anni di attività abbiamo prodotto pochi dischi in
studio, questo perché non avendo pressioni contrattuali di alcun tipo
produciamo qualcosa solo quando questo qualcosa viene fuori naturalmente per
naturale ispirazione. Da qui ti posso dire che “Le luci di Hessdalen” risentiva
di un ritorno al passato, alle nostre origini post punk, “Umori d’autunno” è un
disco più lento e grave che meglio racconta i nostri stati d’animo attuali,
anche se qualcosa già si sta muovendo dentro di noi e si proietta verso nuovi
confini.
Si intuisce una vocazione metafisica nei vostri testi, mi
riferisco ad esempio alla stupenda “Insofferenza”. Cosa puoi dirci in merito a
questo brano?
“Insofferenza”
è un brano dal testo molto personale, scritto in un momento di riflessione su
quello che era il mondo attorno, una realtà a volte mutata, a volte no e la
sollecitazione a voler dare o fare che non sempre coincideva con una reale
reazione. Il tempo scorre e qualche volta fa bene anche stare a guardare. Poi
in sostanza non puoi raccontare un brano, una poesia perché la poesia è sintesi
e una volta nata la formula alchemica sembra poter rendere ciò che intende dire
soltanto con quella formula, con quelle parole. Un colore si descrive da solo,
senza bisogno di parole.
L'artista oggi è sempre più vincolato ai gusti del pubblico e
legato a logiche di marketing, ne consegue che dal momento che qualità e
quantità raramente vanno di pari passo, la vostra musica rimane in circuiti
molto ristretti. Gradireste potervi far conoscere da un pubblico più
vasto o siete soddisfatti nell'underground?
Per me la
musica ha delle caratteristiche che sono differenti da genere a genere.
Pertanto io credo debba essere manifesto della cultura e del gusto di chi la
compone. Se il mio gusto coincide con quello di una piccola fetta di pubblico
non ho problemi, anche se devo dire che mi è capitato di avere più consensi che
dissensi per cui credo che sia anche un problema di mezzi. Se chi gestisce i
media fosse più coraggioso nel proporre anche la musica d’avanguardia ci
sarebbero risultati diversi. Ad ogni modo non mi dispiace quando qualcuno
abituato ad ascoltare solo pop mi dice che un brano degli Argine gli è
piaciuto, anzi. Non mi piace l’idea di essere in pochi, in sostanza la musica,
più di qualunque altra arte è aggregazione.
Arte ed esistenza non sono due cose scisse, nelle vostre
creazioni ciò si percepisce. Qual è secondo te la funzione nel mondo
dell'artista?
Si, per
me Arte ed Esistenza devono andare di pari passo, anche se nella storia
dell’Arte non sempre è stato così. L’artista deve essere manifesto di sé e
della propria cultura delle proprie tradizioni ed anche delle proprie
aspirazioni dei propri slanci e possibilmente deve farlo rendendo un’idea
unitaria del messaggio ed avendo consapevolezza dell’obiettivo da raggiungere e
dei propri mezzi. Il punk voleva ottenere il risultato di dire qualcosa con
scarsi mezzi, ma con grande urgenza espressiva, in un determinato periodo
storico e nel contesto politico e sociale in cui nacque andava bene com’era, ma
se vuoi esprimerti seguendo percorsi più raffinati esteticamente devi avere
anche una cultura che te lo consenta altrimenti corri il rischio di fare
qualcosa di pretenzioso e di cattivo gusto e di non raggiungere comunque
l’obiettivo. Ho sempre pensato che studiare la musica sia salutare o quanto
meno non sottrae nulla alle proprie aspirazione anche se fai musica rock.
Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato agli inizi della
tua passione per la musica? Ed oggi chi sono i tuoi maggiori riferimenti
musicali?
Non ho
mai fatto mistero di essere stato affascinato tantissimo dalla new wave
italiana degli anni ottanta, Diaframma su tutti con cui ho avuto il grande piacere
di realizzare un 7” in vinile trasparente nel 1998. Poi la musica classica,
musica da camera in particolare, per piccoli insiemi. Oggi sono in continua
ricerca, ascolto di tutto.
Voi siete di Napoli, una città straordinaria che viene però
ricordata dai mass media quasi solamente per aspetti sgradevoli. Quanto c'è
della tua città, così affascinante con le sue contraddizioni, la sua storia e
la sua cultura, nella musica di Argine?
Napoli è
una città bellissima che porto dentro in ogni momento, con i suoi problemi e
come hai detto, le sue contraddizioni. Non c’è però una ascendenza musicale
conclamata, razionale nella musica degli Argine. Parlerei di un’influenza più
inconsapevole anche nel concetto che portiamo avanti e questo è inevitabile
perché Napoli fa parte di noi e la musica degli Argine nasce come esigenza
introspettiva per cui è assolutamente inevitabile tutto ciò. Da circa un anno
faccio parte di un gruppo di Maestri napoletani e casertani con cui suono i
classici della musica tradizionale napoletana, era un bisogno che avevo da
Napoletano in primis poi da chitarrista classico.
Esistono altre realtà partenopee interessanti come ad esempio
Corde Oblique ed Ashram che nel nostro paese faticano però ad emergere ed
essere valorizzate. Credi che in altri paesi d' Europa la situazione possa
essere più semplice per artisti del vostro calibro?
Io
chiaramente parlo dell’esperienza legata agli Argine e posso dirti che
effettivamente in Germania ho riscontrato una maggiore sensibilità nei
confronti della nostra musica, abbiamo suonato sempre davanti ad un pubblico
numeroso, anche se non ne farei un teorema. Noto una generalizzata fatica a
portare avanti un progetto musicale indipendentemente dal genere. Come ti
dicevo prima, sono anche un chitarrista classico ed amo il repertorio del ‘700
e ‘800, ed ho potuto constatare nell’organizzare alcuni miei concerti classici
che anche quell’ambiente è in grande difficoltà. Sarà che il cambio
generazionale legato alle nuove tecnologie ha contribuito a rendere le persone
più indifferenti nei confronti di tutta la musica. L’accumulo scellerato di
files musicali nei dischi rigidi dei computer ha determinato un disamore dei
particolari determinando una non identificazione nella musica sfavorendo negli
ascoltatori più giovani lo sviluppo di gusti personali.
Riguardo le esibizioni live, come vi trovate con il pubblico
italiano? Avete ricevuto accoglienze e attenzioni differenti a seconda della
zona in cui suonavate?
In
sostanza ci troviamo bene a suonare ovunque, in centri culturali, discoteche,
clubs, piazze, teatri, addirittura quest’anno abbiamo provato una nuova
esperienza: abbiamo suonato in una villa privata, è stato come tornare indietro
nei secoli, quando i signori abbienti organizzavano feste private con il
concerto dal vivo nel salotto di casa. Riguardo la zona, non c’è un posto
migliore dell’altro. Molto dipende dalla qualità dell’organizzazione
dell’evento, poi anche dalla performance. Troppo spesso sento dire da gruppi
che le cose non vanno, ma la qualità della performance conta molto.
Sono trascorsi quasi due anni dal vostro ultimo album,
attualmente state lavorando ad un nuovo disco?
Attualmente
c’è qualcosa di nuovo che sta per venire fuori ma non siamo ancora in fase di
registrazione, diciamo che prima del 2014 non uscirà nulla come album in
studio.
Ultima domanda che sfora dall'ambito musicale. Come vedi da
artista l'epoca in cui stiamo vivendo attualmente? Come credi che verrà
ricordata in futuro?
È molto
difficile tastare il polso al tempo che vivi, ci vuole talento. Soprattutto con
l’arte è facile arrivare a capire in ritardo quello che accade. Viviamo
un’epoca difficile, ma anche per questo affascinante, sarebbe semplice
prevedere solo catastrofi, soprattutto considerando il background a cui gli
Argine sono di solito associati, ma non è così: la nostra arte trae origine
dall’esistenza, talvolta dolorosa, talvolta piena di energia vitale! Ho una
visione della vita piuttosto propositiva.
Grazie Corrado per la cordialità.