Intervista TSIDMZ


Uno dei progetti più interessanti dell’underground italiano in ambito Martial/Industrial è il solo-project del parmense TSIDMZ. Abbiamo incontrato Solimano, il fondatore del progetto e colto l’occasione per conoscere meglio la sua proposta e le sue ispirazioni.

Quando e come è iniziata l'avventura artistica di TSIDMZ?
Da dove nasce e cosa significa il nome?

Dopo alcuni anni di sperimentazione, prove varie e normali assestamenti, nel 2007 nasce ufficialmente TSIDMZ, esordendo con un demo-CD autoprodotto: “Lo Zio Di Brooklyn”.
TSIDMZ è l'acronimo di THULESEHNSUCHT IN DER MASCHINENZEIT, ossia Nostalgia per Thule nel Tempo delle Macchine. Thule è uno "spazio primordiale", un posto probabilmente fisico, ma sicuramente metafisico dal quale secondo la mitologia indoeuropea sarebbero discesi quei popoli che avrebbero abitato le terre dell’Eurasia. Molto sommariamente ed approssimativamente possiamo dire che Thule sia un corrispettivo dell'Eden biblico. E' un posto di originaria "perfezione", il posto degli antenati e degli eroi che vivevano in contatto con la Divinità; è anche un posto dal quale ciclicamente vengono e poi ad esso ritornano uomini che cambiano o indirizzano la Storia.

TSIDMZ esprime dunque questa nostalgia; nostalgia sia in senso pessimistico, di mancanza, sia in senso propositivo, di desiderio di riattuazione. Una riattuazione che deve però avvenire nel nostro tempo, NEL TEMPO DELLE MACCHINE. E' quindi possibile realizzare una società giusta, sublimata e "spirituale" nell'era post-atomica? In TSIDMZ una possibile risposta la si può trovare nel Futurismo a livello artistico-culturale, e nel Socialismo a livello politico-sociale. Ecco quindi che la musica elettronica e qualsiasi tipo di arte "industriale" diventano indispensabili; infatti come a livello sociopolitico questo Uomo Nuovo deve essere partecipe e padrone della macchina, e non più schiavo e vittima, così a livello culturale deve avere un'integrazione con essa, deve identificarsi con la macchina ed essa deve diventar parte della sua Cultura e creare quindi quella identificazione artistica che dia una identità consona all'Operaio, Jungerianamente inteso.

Nella tua musica sono riconoscibili stili diversi, suoni tradizionali, ambientali, marziali, drone e industriali. Quali sono le tue maggiori fonti di ispirazione?

L’eclettismo è un cavallo di battaglia del progetto. Fin da piccolo ho avuto modo di accostarmi sia alla musica classica e alla musica popolare, sia alla musica più pop, come la dance anni ’80-’90, i Depeche Mode, i Kraftwerk, Franco Battiato, Lucio battisti etc. In seguito la curiosità musicale è sempre cresciuta a dismisura e intorno ai 15/16 anni ho iniziato a scoprire movimenti musical/culturali come il primo black metal norvegese,  gruppi come i Pink Floyd e artisti come Ozzy Osbourne e Marilyn Manson
Avevo 15 anni e vedere per la prima volta uno spettacolo di MM è stato uno “shock”…mi si è aperto un mondo nuovo nel modo di concepire la musica e l’attitudine musicale. Un disco come Smells Like Children è stato il mio apripista alla musica industrial e sperimentale. È un disco pieno di campionamenti, pezzi “noise” e comunque molto “malati” che hanno attirato da subito la mia attenzione. Poi il black metal ha dato il colpo finale. Attraverso artisti come Burzum e Mortiis, ho scoperto il dark-ambient e attraverso gli Aborym ho scoperto un accenno di musica cyber-industriale. Da li è stato tutto una discesa. Attraverso gli scambi (all’epoca, non esistendo ancora internet, era l’unico modo per conoscere artisti nuovi), le recensioni su zine, riviste specializzate e le fiere del disco itineranti, ho iniziato a scoprire generi e sottogeneri generati dalla musica elettronica-industriale. Inutile quindi dire che ho ascolti che spaziano su tantissimi generi e stili, dalla classica, al dark-ambient, al martial, all’harsh-noise, alla techno, all’EBM, all’electro etc. Tali ascolti si son interamente riversati nella mia composizione portando secondo me una ricchezza compositiva  e una varietà stilistica non comune, in un mondo nel quale molti artisti preferiscono sedimentare su clichè e modelli preimpostati.

Cosa pensi della scena underground italiana e quali sono i progetti che attualmente apprezzi di più?

L’Italia ha una mentalità musicale ignorante, grezza e superficiale, ma è una fabbrica di pochi, ma grandiosi artisti. Abbiamo gruppi seminali come i miei concittadini Kirlian Camera, come gli Argine o gli Ataraxia; artisti con cui ho avuto modo di collaborare sia dalla scena neofolk/noise come Sala Delle Colonne, Rose rovine e Amanti, DBPIT, Foresta di Ferro, Valerio Orlandini, e Porta Vittoria, il nuovissimo progetto inedito del progetto synthpop Tourdeforce, sia dalla scena EBM-electro come Ira-K Organization e Chemical Waves.


Abbiamo ascoltato il tuo recente We Are Time. un disco molto evocativo e dalle tinte drammatiche e catastrofiste. Pezzi come Hic Sunt Leones e The Predictable e Fall Of The Last Civilization sembrano fare davvero da specchio alla decadente situazione contemporanea. Come nascono i tuoi brani?

“We Are Time” è uscito per Ufa Muzak ed è il secondo disco solista con una produzione ufficiale. Anche se nel disco non compare il nome, il concept è Hyperborea (alias Ultima Thule), un continente perso (si ipotizza parallelo ad Atlantide) con l’ultimo diluvio (o glaciazione) da cui discenderebbero gli indoeuropei. La popolazione che si salvò da questo cataclisma si sarebbe rifugiata sottoterra ed avrebbe fondato il regno spirituale di Agarthi, un regno che vivrebbe dell’energia di Vril, una forza magnetica generata dal movimento del pianeta, e illuminato dal Sole Nero, il sole interno alla terra.
I brani nascono quindi partendo da un concept o un’idea di base. Inizio quindi a cercare campionamenti vocali o suoni che potrebbero interpretare al meglio l’idea di partenza e poi si sviluppa il tutto. Altre volte parto direttamente da una melodia o da un campionamento e inizio a svilupparci intorno una struttura, facendo si che il pezzo si formi “da sé” il più possibile e solo alla fine, vedendo il risultato e cosa ne è saltato fuori, decido  e capisco la tematica del pezzo; diciamo che è una tecnica assimilabile al libero flusso di coscienza o “all’invasamento” artistico di una musa...

So che ti sei cimentato diverse volte in ambito live. Come vengono ideate le coreografie? Come valuti le reazioni del pubblico di fronte alla vostra presenza scenica?

Condurre dei live in questo settore musicale è molto difficile. Infatti molto raramente esistono strumenti “vivi” e vedere qualcuno che armeggia dietro un synth o un computer può diventare noioso e banale. Ecco quindi perché penso che live di questo genere come minimo debbano essere accompagnati da video fatti ad hoc.
I video come accompagnamento ai concept di TSIDMZ non mi è mai bastato però e ho quindi deciso di integrare nel progetto Nausicaa aka Cheri Roi, una performer professionista di Roma.
Ci siam conosciuti quasi per caso su Facebook e poi dal vivo ad un live di Sigillum S a Roma. L’intesa e l’accordo è stato ottimo fin da subito e mi è venuto spontaneo proporle un sodalizio artistico. Inutile dire che grazie alle sue performance e alla sua professionalità, i live-set han acquisito un qualità, un impatto e una carica superiore.
Infine bisogna ricordare che anche le locations giocano un ruolo molto grosso. Per esempio ho avuto modo di suonare in una ex chiesa nel centro di Genova e il colpo d’occhio tra luci, acustica, muri decadenti e video proiettati su un telo messo tra il pubblico e il palco, han fatto il 90% dello spettacolo. Una esperienza davvero unica.

Recentemente TSIDMZ ha fatto da spalla a Pavia ad un mostro sacro dell’industrial, ovvero Roger Karmanik e il suo progetto Brighter Death Now, è stata un’esperienza positiva?

Inutile dire che suonare a spalla di BDN è come per un pianista suonare prima di un redivivo Beethoven. BDN e soprattutto tutta la produzione Cold Meat Industry (l’etichetta fondata e diretta da Roger Kermanik) ha scandito la mia crescita musicale in questo settore e ha oggettivamente dato al mondo musicale industrial perle e qualità che difficilmente si potranno ripetere.
Dal mio egoistico punto di vista è stata quindi una esperienza superlativa, che mi ha permesso di suonare davanti ad un discreto numero di persone (anche se le aspettative erano ben maggiori, ma si sa, siamo in Italia), mi ha dato una visibilità molto grossa, e mi ha permesso di conoscere una pietra miliare del settore musicale nel quale ho deciso di muovermi.

Stai lavorando ad un nuovo disco? Puoi dirci qualcosa in merito? Ci saranno ulteriori evoluzioni?

Il nuovo disco, “Pax Deorum Hominumque” (il terzo da solista con una produzione ufficiale), uscirà per la storica etichetta italiana Old Europa Cafe.
PDO si propone come la colonna sonora per “l’Uomo Nuovo” che “combatte” per una unità spirituale eurasiatica, nel modo in cui questa unità si esprime in varie forme culturali. La tematica è molto attuale e importante.
Infatti a livello geopolitico e sociale l’eurasiatismo è un nodo cruciale per il nostro mondo. Davanti alla prospettiva di una completa americanizzazione sociale, culturale, economica  e militare del globo da parte degli Stati Uniti D’America, diventa indispensabile un risveglio di coscienza da parte dei popoli che abitano Europa e Asia. Un blocco continentale del genere, libero, unito, pur mantenendo e conservando le singole identità seguendo l’esempio degli antichi imperi, potrebbe diventare una valida e potente alternativa al fallimentare modello americanocentrico.
Il disco quindi ripercorre alcune sonorità e alcuni concetti tradizionali di questo continente con la prospettiva di una UNITA’, di ricreare insomma la Pax Deorum Hominumque (motto latino che significa “Pace tra uomini e Dei”). Se l’uomo riesce a trovare e ristabilire un equilibrio sulla terra, di conseguenza riesce a trovare e ristabilire un contatto con il sacro, il trascendente e l’Assoluto; e viceversa.
A livello compositivo il disco si presenta con un mix molto potente di elettronica, musica marziale, neofolk, industrial-ambient e atmosfere di forte impatto evocativo, emotivo e spirituale. Un simile risultato è stato possibile anche grazie a preziose partecipazioni di artisti internazionali, già perfettamente affermati nella scena industrial: Sala Delle Colonne, Gnomonclast, Horologium, Barbarossa Umtrunk, Heiliges Licht etc Il mastering è stato interamente curato da Peter Andersson (Raison d' Être), e la grafica da Nickolay Busov, titolare dell’ etichetta russa Ufa Muzak.

Fino ad ora hai collaborato con tantissimi artisti? Perché? Hai in preventivo nuove collaborazioni con altri artisti?

TSIDMZ è un progetto che ha fatto della collaborazione il suo cavallo di battaglia. Mi piace infatti concepirlo più come un progetto “sociale”, collettivo, nel quale trovano espressione svariati artisti che apprezzo e che hanno affinità con il mio modo di vedere il mondo, piuttosto che come un semplice progetto musicale privato. La collaborazione infatti, in qualsiasi settore umano, porta innovazione, arricchimento culturale e umano, incentiva la solidarietà e permette di dare più eco ai propri messaggi. A differenza della moderna società contemporanea, che vede l’uomo come un numero votante, cliente della multinazionale di turno e sconnesso l’uno dall’altro, io preferisco vedere l’uomo, in questo caso “l’artista”, come una parte di un corpo organicamente e armoniosamente organizzato, solidale, e in continua collaborazione l’uno con l’altro.  Nonostante per motivi socio-economico-politici continui a regnare il preconcetto darwinista-marxista-liberale dell’uomo e della società come il continuo frutto di scontri tra classi, migliori e peggiori, adatti e non adatti, ricchi e poveri, destra-sinistra, penso sia più utile e realista iniziare  a concepire qualsiasi settore umano come un unicum, come un solo organismo operante, che trae forza dalla collaborazione e non dallo scontro prepotente di prevaricazione. Il discorso di Menenio Agrippa sul colle dell’Aventino* torna molto utile per esemplificare questo concetto e ultimamente anche la fisica quantistica sta dimostrando “in laboratorio” il fatto che l’uomo e il tutto siano un unico organismo collegato. I problemi nascono quando l’uomo vuole negare questa unità, che è poi anche il vero concetto del famoso “monoteismo” delle religioni, di cui tutti parlano, ma pochi ne capiscono il vero significato. Ecco quindi perché anche TSIDMZ vuole nel suo piccolo essere un collettivo che cresce e si esprime nella collaborazione e nella unione. In questo progetto musicale ovviamente ci sono delle critiche, e quindi esiste un aspetto negativo e pessimista, ma mai volto alla distruzione “del nemico” o di ciò che viene visto come “negativo”, ma nel tentativo di risvegliare le coscienze affinchè anche il “negativo venga reintegrato, ricontrollato e ricollocato nell’unità.
In futuro quindi, se Dio vuole, le collaborazioni continueranno in maniera sempre più assidua con qualsiasi artista già affermato o dell’underground che possa e voglia dare un contributo alla battaglia.
*« Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così senato e popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute. »

Nello split con il progetto ambient/industrial Distopia saltano all’occhio titoli come Futurism Against Humanity e Democratic Pig , la domanda sorge dunque spontanea: quali sono le tue matrici ideologiche? Come vedi l’attuale situazione Italiana ed Europea?

Come già accennato, la principale matrice di pensiero attuale è l’eurasiatismo. La situazione europea dipenderà molto dalle scelte di Russia e Cina e ovviamente dai governanti europei, i quali, una volta per tutte, dovranno decidere se continuare ad essere pedine del sistema atlantista, o pensare agli interessi dei popoli europei e opporsi al mondo demo-liberal capitalista.
Penso che Iran e Siria siano il nodo cruciale di tutta la situazione. In Siria sicuramente ci sarà un’opposizione, ma la situazione alla quale stiamo assistendo ne ha del grottesco. I media fan passare l’idea che l’intera popolazione siriana sia contro Assad, quando in realtà sono una minoranza  guidata per di più da agenti CIA, del Mossad e agenti turchi. I finti ribelli siriani, armati e recuperati in giro per il mondo e ovviamente spacciati per oppositori di Assad, stanno provando a fare quello che han fallito in Iran poco tempo fa: una rivoluzione interna.
In Iran una rivolta interna è stata tentata con i soliti giochetti mediatici: si fa passare per antidemocratico, tiranno e nemico dei diritti umani un capo di stato scomodo, si cerca una qualche fetta di popolazione malcontenta di qualcosa con il governo, la sia aizza attraverso un attento e fine lavoro di servizi segreti, mass media e propaganda, si fa pensare al mondo che quella fetta sia la quasi totale popolazione, si portano infiltrati da far scendere in piazza nel paese in oggetto e si fa scatenare la “rivolta” (ovviamente documentata da reportage, foto e inquadrature studiate ad hoc per lo sprovveduto spettatore occidentale).
Visto che tali tentativi stanno fallendo, all’occidente non rimane che la guerra, ma allora la situazione diventerebbe interessante, essendoci in ballo gli interessi di Russia e Cina, i quali non penso siano tanto disposti a cedere i loro affari economici e strategici in quella zona di mondo e soprattutto non penso che accettino il pianificato accerchiamento geografico che stanno subendo; infatti l’attacco e nemico finale sarà chiaramente il blocco russo-cinese.
L’Italia è uno dei paesi messi peggio. È una colonia americana dal 1945 e  tale continua ad essere. L’attuale governo tecnico è solo la ciliegina sulla torta di un processo di sistematica distruzione del sistema economico-sociale italiano. Le banche e il grosso capitale, quello vero (che non è certo Berlusconi), sono scesi direttamente in campo, han gettato la maschera e si stanno rivelando per quello che sono: dei semplici criminali con un unico dio, Il Profitto.
I due titoli citati trattano queste tematiche, evidenziano i mali e le tremende ipocrisie delle democrazie, ma in maniera propositiva e costruttiva propongono anche possibili alternative socio culturali, come potrebbe essere ad esempio il futurismo. Ovviamente non un bovino e anacronistico plagio del futurismo storico, ma un futurismo riattualizzato, moderno, che con mezzi e termini moderni ridoni ai popoli nuove identità,  nuove alternative ad un mondo e una umanità totalmente spersonalizzata, lobotomizzata, alienata e vittima delle stessa tecnica  e dello sviluppo che avrebbe dovuto salvarla. Il nostro compito non è quello di combattere il sistema a viso aperto, ma quello di logorarlo e utilizzare i mezzi a nostra disposizione per mettere in evidenza le forti contraddizioni del sistema, affinchè se ne acceleri la caduta. Ecco quindi che la tecnologia diventa un mezzo imprescindibile e un tale futurismo fornirebbe la base culturale per portare a termine tale progetto.

Grazie Solimano per la cordiale chiacchierata.

Voglio ringraziarti per la stupenda chiacchierata e per lo spazio che mi avete concesso.
Vi faccio tantissimi auguri per il vostro meritevole e lodevole canale, attività culturale che gestite  e portate avanti in maniera davvero intelligente, chiara e molto curata… una rarità tra le macerie del mondo moderno…



Intervista Barbarossa Umtrunk


Barbarossa Umtrunk  è un progetto musicale francese, nato come duo nel 2005, ma che dal 2007 vede ormai la conduzione solitaria di Olivier (meglio noto come Baron Von S).
Trattasi di una proposta musicale molto versatile, dedita ad un sound neoclassico/marziale con basi industrial e dark ambient.
Le tematiche trattate dal prolifico artista francese si fondano sulla tradizione indo europea.
Ciao Baron. Prima di tutto grazie per la tua disponibilità. Cominciamo con il nome del progetto. Perché Barbarossa Umtrunk? Qual è il significato di questo nome?

Quando sorgeva il progetto Barbarossa Umtrunk, inizialmente in forma di duetto, eravamo alla ricerca di un nome tipicamente teutonico militare che potesse effettivamente evocare le tematiche che avremmo poi dovuto sviluppare attraverso la musica.

Un giorno ho trovato, scorrendo un articolo che parlava delle montagne di Kyffhauser, la designazione di un punto vendita locale che vende un liquore chiamato "Barbarossa Umtrunk". Questo nome corrispondeva abbastanza sia alla nostra attitudine edonista che si gode la vita, sia al nostro gusto per le commemorazioni cerimoniali e pagane; il riferimento al mito "dell'imperatore dormiente" ha tracciato l'inizio dei temi metastorici e tradizionali che vogliamo illustrare.

Il tuo progetto è molto rinominato nella scena marziale; buone etichette, ottimi cd, grandi qualità nei suoni, negli arrangiamenti e nelle atmosfere. Come e quando hai iniziato? Quali sono le tue influenze principali?

Alla fine degli anni '90 ho iniziato ad armeggiare su vecchi registratori a nastro, producendo paesaggi sonori sperimentali influenzati da musica concreta e rumorismo, poi ho giocato a fare il tastierista con un gruppo locale di Black Metal chiamato Samotracia. Abbiamo creato Barbarossa Umtrunk nel 2005 con Ra Ka, un caro amico, fan come me di Dark/Folk e di musiche ambientali. Le nostre influenze agli inizi erano Der Blutharsch, TMLHBAC, Blood Axis, Burzum, In Slaughter Natives, Toroidh, Autopsia, Wappenbund  e Turbund  Sturmwerk.

Partendo da qui abbiamo poi modellato il nostro sound passo dopo passo prendendo un orientamento che traesse le sue influenze dalla dark ambient e dalla musica etnica e tradizionale.
Fin dall'inizio abbiamo avuto l’obiettivo di comporre una musica militare e marziale, ma sempre sotto l’ egida della Tradizione Interiore, una missione in cui comporre una sorta di colonna sonora cinematografica e rituale che illustrasse ed evocasse i principi superiori e tradizionali sviluppati nelle opere di autori come Jean Parvulesco, René Guénon o Julius Evola.

Nella tua musica si percepisce un influsso molto profondo del pensiero tradizionale. Qual è la tua idea della Tradizione? Pensi che la musica industriale potrebbe essere un modo per veicolare tali idee?

Barbarossa Umtrunk cerca di rappresentare la bandiera delle varie espressioni della tradizione indoeuropea.

Come ho detto, fin dall'inizio abbiamo voluto costruire atmosfere che illustrassero i temi esoterici e metastorici sviluppati dai pensieri di scuole tradizionali e spirituali. E questo è anche il motivo per cui numerose composizioni hanno utilizzato elementi sciamanici, sufi o buddisti, proprio per respirare tradizionalismo ed avere un approccio orientale da aggiungere al nostro tipico sound marziale.
Ma non solo, io ho anche indagato su altre numerose vie esoteriche, diciamo “molto meno ortodosse”.
Barbarossa Umtrunk cerca di essere il portavoce unitario di tutte queste tendenze che in qualche modo, come scriveva Jean Parvulesco, sono influenzate da "suoni coloranti" che disegnano le mie composizioni.
Per finire, le vibrazioni principali presenti nelle canzoni simboleggiano la forte presenza di misteri che riecheggiano dietro la figura tradizionale del Re del Mondo, il messianismo imperiale del Medioevo ed il ricordo malinconico dell’ Iperborea perduta.
Concludendo, io in effetti credo che la musica industriale sia uno stile musicale molto forte visivamente e che si adatti perfettamente nell’evocazione del sacro attraverso i secoli e nella rappresentazione delle rovine attuali del Kali Yuga.

La prima scena della musica industriale composta da gente come Throbbing Gristle, Coil, Current 93, Psichyc Tv ecc, chiamò la loro musica "industrial", perché era una modo di scioccare la gente per esorcizzare la malattia e l'alienazione del mondo moderno con i propri suoni e rumori. Credo che oggi la situazione sia però peggiorata, una società "industriale" non esiste quasi più, perché ora siamo in una era atomica, o meglio post-atomica del mondo, e la nostra alienazione e malattia è dovuta anche a motivi nuovi e peggiori. Cosa ne pensi? Ha ancora senso parlare di industrial come ai tempi dei Throbbing Gristle?  Pensi che i nuovi artisti di questa scena abbiano nuove idee? Oppure che tendano a continuare a scimmiottare i primi artisti storici?

Sono d’accordo con te, pare che i tempi siano cambiati e che siamo entrati in un' era post-industriale e post-atomica, in una nuova era quantistica, in un nuovo paradigma sempre più alienante, in un'era dove "Maya" regna e dove l'illusione è la regina di questo mondo.

La lotta è sempre la stessa, ma da 20 anni il nemico si rivela come un più complesso e occulto maëlstrom, forse abbiamo aperto i nostri occhi sulla sua natura mutevole e multiforme, perché se da un lato non si può guardare faccia a faccia questa iniquità che strisciando corrode e aliena il mondo, dall’altro sappiamo abbastanza sui suoi scopi e dobbiamo cercare di contrastare la sua azione attraverso la musica e l'arte.
Anche Throbbing Gristle e Monte Cazazza ai loro tempi stavano combattendo con le proprie armi l’espansione della società industriale, ma chiaramente i temi sviluppati da numerosi progetti della scena post-industriale sono diventati ancora più forti e sovversivi della lotta delle vecchie band (anche se questo discorso non riguarda tutta la scena).
Da parte mia, posso dire che la mia azione musicale deve essere militante e schierata, anche perché non vedo interesse nel ripetere instancabilmente l'approccio apolitico della vecchia scuola.
La musica industriale è soprattutto un movimento musicale che ha come missione quella di combattere contro il mondo contemporaneo  usando i propri peccati per rivelarne la sua oscurità, diciamo che è lo specchio dei nostri tempi moderni.
Noi siamo il futuro e dobbiamo produrre una nuova musica industriale, con preoccupazioni più profonde e più forti, apertamente influenzate dalle idee e dalla militanza di "estrema destra" .
A mio modesto parere, l’industrial deve continuare ad andare avanti senza guardare troppo indietro e ripetere il tutto in formule; i nostalgici della vecchia scuola non portano innovazioni, ciò che porta innovazioni è colui che fa sì che la propria forza sia costantemente mutevole e innovativa, e sa adattarsi perfettamente al suo tempo.
L’Industrial è cavalcare la tigre!
Questo è anche il motivo per cui al di là dell’ innovazione musicale è essenziale sviluppare un concetto forte e militante.
La mia militanza métapolitica non si limita peraltro a una nostalgia per le lotte di un tempo, ai miti millenaristi ed a tradizioni escatologiche, ma sposa anche l’ "eurasiatismo"  di Alexandre Dugin, per sostenere l'eroica resistenza dell'Iran di fronte a Stati Uniti ed Israele.

La musica industriale è anche la naturale prosecuzione della musica sperimentale e futuristica (da Marinetti a J. Cage a Stockhausen, ai Tangerine Dream ...). Pensi che abbia ancora senso parlare di Futurismo oggi? Come pensi si possa attualizzare una filosofia così vecchia ma così grande per questo mondo? La tecnica e le macchine sono ovunque, pensi che si potrebbe realizzare l'idea di Junger:'' La tecnica è il mezzo attraverso cui la figura del lavoratore mobilita il mondo''?

Una delle nostre prime apparizioni su compilation era in merito ad un tributo a Marinetti, il titolo era "Parole in Libertà", la canzone si intitolava "Futurus Ferrum".

Il futurista così come lo descriveva Jünger  è stato profondamente vicino al mio punto di vista ed è un’arma ideologica sempre di attualità nei nostri tempi moderni, in cui l'umanità cade sempre più profondamente nel baratro del mondo materiale. Essere al di là di spazio e tempo, essere collegato con il superiore e con i principi essenziali, mantenere il nostro fuoco interiore, utilizzare la forza centrifuga e polare nascosta in noi per sfuggire alla quantificazione e la solidificazione del mondo, è questa la lotta di risparmio reale che ci deve portare a liberarci dai miasmi dei tempi bui e successivamente a diventare un "uomo di ferro", che segue la strada disegnata da Mishima nel suo libro "Sole e Acciaio" o dai preziosi insegnamenti che sono alla base del lavoro di Julius Evola.
Marinetti nel suo libro "L’ aereoplano del Papa ", si è espresso così: “Tempo! Spazio! Le sole divinità che governano il mondo! Io mi ribello contro di voi!"
La sua frase non fa una piega ed esprime meravigliosamente la resistenza gnostica che gli ultimi kshyatrias in piedi in mezzo alle rovine del mondo moderno devono fare.
Fin dall'inizio, la musica industriale è stata lo specchio critico del nostro mondo sovversivo, oggi ancora una volta la usiamo in maniera sovversiva per abbattere la procedure  come suggerito da Evola nel suo libro fondamentale "Cavalcare la Tigre”

La scena musicale di cui stiamo parlando può essere un’ alternativa alla musica del Meltin Pot, imposta dal sistema?

Si, direi che è una luce di speranza.

MTV e la stampaglia musicale incoraggiano gruppi rock con atteggiamenti falso ribelli, ma che in realtà sono solamente ciechi agenti al servizio del sistema sovversivo democratico.
D’altronde in una società democratica, è necessario dare alla gente l'illusione che il sistema supporti la sua insoddisfazione.
Ma le aspettative delle popolazioni non sono meno individualistiche, attendiste ed egoiste di quelle della rivoluzione francese del 1789, che ha ucciso la Monarchia e stabilito il regno e l'impostura della democrazia diabolica che gestisce il mondo moderno.
Viviamo in piena distopia, in una totale schiavitù fisico-mentale, e la musica industriale, dal momento che si occupa delle tematiche di cui abbiamo accennato, è una delle ultime speranze  per risvegliare le coscienze.


La musica Industrial è divenuta  famosa con progetti come Death In June, Der Blutharsch, Dernière Volonté. Ultimamente sono nati alcuni nuovi grandi artisti. Questo anche grazie alla nascita di etichette come Ufa Muzak e SkullLine. Tu che hai lavorato con queste etichette, come ti sei trovato? Pensi che possano essere le eredi della storica Cold Meat?

La Skull Line ha fatto nascere una seconda generazione di artisti, c’è stato un grande lavoro di scoperta che ha portato allo sviluppo della scena. Harry, che è il capo del marchio, è un personaggio che ha realmente scoperto numerosi progetti innovativi tra cui proprio Barbarossa Umtrunk.

La UFA Muzak poi è per me la migliore etichetta del momento, ben orientata e militante. Tutti i gruppi che sono sotto contratto con UFA sono eccellenti e attentamente studiati. Tutti gli album pubblicati da loro sono veri e propri gioielli di piccole dimensioni con grandi suoni ed immagini, dei veri e propri dischi di culto, molto simili a quelli di un tempo della CMI o della World Serpent.
Sono davvero orgoglioso di aver firmato con UFA e di avere rilasciato alcuni dei miei lavori recenti musicali su questa etichetta, in totale simbiosi con il "Barbarossa Umtrunk" pensiero. Per quanto riguarda l'attuale movimento post-industriale, che dire, è così vasto e ricco…
Mi piacciono in particolare progetti come Golgotha, 6 Comm, Moon Far Away, Sol Invictus, Elli Riehl, Kirlian Camera, Runes Order, Allerseelen, Die Weisse Rose, Luftwaffe, Dawn e Dusk Entwined, Wermut, Allerseelen , Sturmast,  IANVA, Horologium, Arte Abscon (s), Gabe Unruh, Nors 'KLH, Ierophania, Dahlia’s Tear, Sala delle Colonne, Le Revers Sanglant .

Senza poi dimenticare i miei amici con cui sono in rapporti stretti: Igniis, Kazeria, Spreu e Weizen, Pale Roses, Tamerlan, Front Sonore, Schattenspiel, TSIDMZ, Vir Martialis, Escuadron de la Muerte e Sinweldi, nel quale io credo con tutto il cuore.
Al di là dei movimenti industriali e dark ambient, ascolto con orecchio attento anche alcune cose post-black metal/shoegaze e funeral doom/drone, band come Sunn O))), Alcest, Xasthur, Paysage d'Hiver, Nortt, Blut Aus Nord o anche il ritorno recente di Burzum, progetti metal che possiedono tutti un aura pagana, rituale e sacra.

Di recente alcuni artisti hanno cambiato la loro attitudine e rinunciato al loro passato. Per esempio, negli ultimi anni  Der Blutharsch è divenuto più rock, più psichedelico, sembra l'Elvis Presley della scena marziale. Alcuni artisti non hanno gradito. Qual è la tua idea?  E’ un buon cambiamento?

Onestamente credo sia un cambiamento positivo.

Ho assistito alla performance dell’ultimo tour di Der Blutharsch a Parigi e sono stato conquistato dalla loro prestazione live, devo dire che è un gruppo che non mi ha mai deluso. La loro evoluzione è logica se si pensa che suonano e producono dischi da tanti anni. Per quanto riguarda gli orientamenti sonori nuovi, posso solo approvarli, anche perché mi è sempre piaciuto il suono del Krautrock, lo space-rock,  il Doom/Stoner, band come Black Sabbath, Can o Hawkwind , ho trovato tutte queste influenze amalgamate nella nuova formula di Der Blutahrsch.
Quando invece di ripetere instancabilmente la stessa formula, tenti di evolvere naturalmente, a volte radicalmente come è il caso di Der Blutharsch, c’è il rischio di perdere parte del proprio pubblico.
Parlo con cognizione di causa, perché io sento la necessità di sviluppare in futuro il mio suono portandolo ad avere un orientamento più "folk" .
Un mio caro amico, che suona la chitarra, inoltre, dovrebbe far parte del gruppo al più presto. Ho anche sviluppato da pochi mesi un side-project chiamato Cydonia, che risponde alla mia necessità di comporre la struttura più ambient, stellare e cosmica che non combacia del tutto con i temi e i concetti sviluppati in Barbarossa Umtrunk. Questo progetto dovrebbe evolvere anche verso qualcosa di più drone e metal nei mesi a venire, ma non posso dire di più in proposito al momento, vi invito però ad ascoltare l'opera prima: "Sinus Medii ", trattasi di dark ambient in stile Inade, Atomine Elektrine, Lustmord o Alio Die, uscirà per SkullLine.

Hai rilasciato alcuni grandi split con bravi artisti del panorama marziale come Seuchenstrum, Schattenspiel e Front Sonore. Cosa puoi dirci di queste collaborazioni?  Hai lavorato con altri progetti? Hai iniziato questi lavori solo per sporadiche collaborazioni o anche per unire le forze con artisti che vogliono un cambiamento di spirito e materia?

Mi è sempre piaciuto ascoltare le collaborazioni tra artisti e fin dall'inizio ho pensato di farlo anche io un giorno. E 'un'esperienza che arricchisce, dà la possibilità di tenersi in contatto con altri artisti che possiedono un simile stato d'animo in modo da potersi confrontare e comporre sotto nuove angolazioni e prospettive portando nuovo dinamismo ed evoluzione nelle nostre composizioni. Ho un buon ricordo della mia stretta collaborazione con Kazeria e Dronerune  sui rispettivi split "72 Candles in Cairo" che è un omaggio ad Aleister Crowley e "Distant Shores" in memoria di Miguel Serrano.
Anche il mio split con Schattenspiel  è stata un'esperienza musicale positiva. Ho poi collaborato con TSIDMZ su tre pezzi che appaiono nell’opera "Der Talisman di Rozenkreuzers" dedicati al Thule Gesellschaft e pubblicato da UFA Muzak.
Ho fatto anche brevi collaborazioni con le band Ouroboros, Igniis e Akoustik Timbre Frequencye, e ho anche coooperato molte volte con un mio caro amico, Marc-Louis Questin, le cui declamazioni e lo stile teatrale e cerimoniale sono meravigliosamente vicine alla mia musica.
Sono molto contento inoltre di essermi cimentato con dei remix di progetti musicali che adoro come Runes Order, Celtic Frost e Burzum.
Ora sto ultimando un pezzo apertamente anti-sionista e nazional-rivoluzionario con Front Sonore dal titolo "apokatastasis".
Ho in progetto nuove collaborazioni in futuro, con Spreu & Weizen  ci son in ballo due canzoni dalle influenze guénoniane, che resteranno però nascoste in attesa della pubblicazione del mio prossimo album che sarà dedicato alla figura e agli aspetti esoterico-geopolitici della dottrina del generale De Gaulle.
Poi ho in programma due tracce in collaborazione con Vir Martialis basate ancora su C.DeGaulle ma anche su M.Eliade. Infine sto lavorando nella composizione di due ulteriori Split: il primo con Escuadron de la Muerte, che sarà dedicato alle armi segrete naziste e la seconda dedicata a Raoul de Warren, uno scrittore occultista francese di letteratura fantastica dell'ultimo secolo, questo sarà comèpsto con i francesi  Pale Roses (in cui parteciperà anche l’amico Marc-Louis Questin).

Ok Baron, grazie della chiacchierata, chiudi pure l’intervista come preferisci. Buona fortuna!

Chiudo con un passaggio de "Il tempo dei lupi", un libro di Wilhelm Landig:
"The Night fell it is undeniable. But Stars continue to sparkle such the eyes of the Gods always alive ; we shall follow the fire, it will enlighten each of our steps and a day will come when we shall walk again in the light of day"

Il post-erotismo di Tsukamoto

Si è discusso molto in passato sul lavoro dei vari Cronenberg e Tsukamoto, sul logos che caratterizza la loro ricerca filmica, un tentativo di vivisezione della carne in rapporto alla macchina ed alla tecnologia, ad un utopica fusione ballardiana tra uomo e macchina a livello biologico, ebbene l'esperienza tenderà sempre più a rimuovere l'immediatezza della dimensione carnale e a valorizzare invece l'insieme delle pratiche e delle operazioni che sembrano realizzare la trascendenza dell'uomo tecnologico rispetto ai processi naturali.

Con Tetsuo "l'uomo macchina" Tsukamoto giocò allo scoperto rispondendo alla provocazione non più tanto utopica di quel videodrome cronemberghiano e spinse totalmente verso quella fusione tra uomo e macchina.

A distanza di tanti anni, nel 2002 firmando l'altro suo capolavoro "A Snake Of June" più che sull'immediatezza carnale, Tsukamoto porta la riflessione semantica a livelli iper-metaforici, risprofondando nella carne solo dopo un lunghissimo viaggio di formazione, secolarizzato, distorto quanto volete, ma sempre ipermediato dalla consapevolezza del reale. Non c'è niente di immediato in questo film: le stesse pulsioni istintive e a-razionali sono metaforizzate in immagini postmoderne.
L'atto sessuale come serie di scatti fotografici, il seno femminile, fecondità rinascita e eterna giovinezza, inquadrato nell'incubo senza fine che si intrufola a poco a poco in uno yakuza movie sconclusionato, scardinandone ogni schema narrativo; l'uomo macchina tetsuiano; il passare di immagine a immagine, di testo in testo, tutto questo è frutto più di una fortissima riflessione su di sé, virata su temi leggermente sfasati rispetto a quelli classici occidentali, per di più sotto forme narrative in parte estranee al destinatario occidentale, ma soprattutto estremizzata come qui da noi non si ha il coraggio di fare.
Non è allora la "purezza", quella che ritroviamo nel cinema giapponese di un Tsukamoto, ma il prototipo di una specie di processo hegeliano dei contenuti istintuali che, dopo essere passato per i due rapporti inferiori, quello "puro" e naif e quello negativo del rigetto dall'altro da sé (che pure fa parte di sé), ormai lo ingloba tutto in se stesso, diventando autoconsapevole e metabolizzandolo fino in fondo all'interno di processi cognitivi del tutto razionali.
Dunque: il relativismo all'eccesso, piuttosto che l'immediatezza. La "sostanza e il sangue" non sono che le estreme conseguenze dei due mondi, quello razionale e quello istintuale, finalmente riconciliati in un film dalla totale spudoratezza estetica, in un bianco e nero con tendenze bluastre costanti per tutta la pellicola, dove sesso e malattia, mutilazioni e mutamenti sono un tutt'uno con un erotismo che gioca con l'inesorabile decadenza del corpo umano, dato che l'uomo di sola carne tsukamotiano è ormai decaduto, parliamo di post-erotismo allora, vissuto dal cyborg-telespettatore che si masturba (il marito nel film), interfacciato dal video (la moglie), immortalata dal terzo elemento fuori campo, ovvero la macchina fotografica.



La metafora del potere di "A Serbian Film"

"Tutta l'intera nazione non è altro che un fottuto asilo. Un mucchio di bambini scaricati dai loro genitori"

A Serbian Film del serbo Spasojevic è un film del 2010 che si spinge a livelli di nefandezze forse mai toccati dalla cinematografia legale. Trattasi di una rappresentazione metaforica della violenza politica e della mercificazione sessuale del corpo umano manipolata dal potere.
La storia tratta di un ex pornostar in declino, sposato e con un figlio piccolo a carico, che trovandosi ridotto quasi sul lastrico, decide di accettare il lavoro propostogli da un regista e tornare così a recitare in un film hard. Il compenso? La sua famiglia non dovrà mai più preoccuparsi di lavorare poichè notevole sarà la somma di denaro offertagli in cambio della prestazione.

Non stiamo parlando di un semplice film thriller/ horror, difatti "A Serbian Film", partendo da un continuo richiamo alla propria nazionalità, unisce sin dai primi istanti pornografia ad allusioni storico/culturali, risultando così difficilmente catalogabile.

Sono essenzialmente quattro le tematiche principali della pellicola di Spasojevic.
In primis, trattasi innanzitutto di un tentativo metacinematografico sullo smarrimento di ogni confine razionale, basato sul meccanismo per il quale il cinema diventa vita, e viceversa. La riflessione sulla settima arte ed il suo rapporto con la realtà intesa non solo come realtà oggettiva, ma come realtà cinematografica, pervade chiaramente tutto il film.
In seconda battuta, il film medita, servendosi di un gore perfettamente funzionale al messaggio, sulla fascinazione dello sguardo, sulla continua ricerca di stimoli visivi per i nostri sensi assopiti, sul bisogno crescente di una realtà artefatta in cui l'aderenza con il reale continua a perdere consistenza.
Si cerca di scovare la derivazione di questa esigenza di "reality show" sempre più corporei, più esasperati, che arrivano a spingersi sino all'esibizione della morte.
In terzo luogo vi è una denuncia ad un paese devastato dalle guerre, che ha ancora nel proprio cuore le ferite del Kossovo, di Vukovar, di Srebrenica, di Zagabria e di Sarajevo.
Una Serbia che nelle sue molteplici difficoltà sembra sposare il nichilismo più totale, negare tutti i valori, spegnere ogni aspirazione e annullarsi completamente.
Si percepisce un senso di costrizione ed oppressione derivante dal vivere in una nazione degradadata sia culturalmente che spiritualmente.
L'ultimo dei 4 punti, infine, è il sesso nella società consumista, in tutta l'atrocità dei suoi dettagli. La sessualità è sin dalla prima inquadratura, ambigua, brutale, mai affettuosa o dolce.
Tutti i personaggi nè sono pregni, il sesso si cela in ogni fotogramma, pronto a manifestarsi in forme sempre deformate.
Viene rappresentato, in linea con la concezione moderna occidentale, come pandemia ossessiva, dando risalto non solamente a quegli impulsi violenti che si manifestano sul piano fisico e che, come in altre epoche, portano ad una esuberante e disinibita vita sessuale e magari al libertinaggio.
Qui il sesso è incarnato soprattutto come un elemento cardine che ha introiettato a sè la sfera psichica, un erotismo divenuto tutto mentale con conseguente eccitazione diffusa e cronica quasi indipendente da ogni soddisfacimento fisico concreto. Lo stupro sembra simboleggiare la violazione dei limiti e odora di preludio alla morte sia fisica che metafisica, inoltre la cosmetica e i mezzi di perfezionamento estetici di cui sono succubi tutte le donne del film, appaiono come l'interesse principale del loro modo d'essere, l'unico mezzo con cui riescano a dare un piacere trasposto preferito a quello specifico dell'esperienza sessuale normale e concreta che, al contrario, pare divenuta oggetto di una specie di insensibilità e nevrotica repulsione. Questa intossicazione mentale è rappresentata esasperatamente come uno dei principali caratteri regressivi dell'epoca attuale, e l'obiettivo non è soltanto la Serbia, ma tutta la civiltà occidentale.

Spasojevic fu fenomenale nel far percepire senso di morte e smarrimento e lo fece con ferocia, utilizzando lo stesso cinismo destabilizzante della modernità.
La perversione di fondo risulta molto più concettuale che grafica.
Nell'epilogo, l'elemento onirico diviene sempre più invasivo sino al plumbeo finale con una scena di rara spietatezza.

"Inizia con quello piccolo".

Titoli di coda, le urla deliranti di "Newborn porn" riecheggiano e divengono una metafora sul futuro ombroso dei più piccoli.