Intervista TSIDMZ
Intervista Barbarossa Umtrunk
Barbarossa Umtrunk è un progetto musicale francese, nato come duo nel 2005, ma che dal 2007 vede ormai la conduzione solitaria di Olivier (meglio noto come Baron Von S).
Trattasi di una proposta musicale molto versatile, dedita ad un sound neoclassico/marziale con basi industrial e dark ambient.
Le tematiche trattate dal prolifico artista francese si fondano sulla tradizione indo europea.
Ciao Baron. Prima di tutto grazie per la tua disponibilità. Cominciamo con il nome del progetto. Perché Barbarossa Umtrunk? Qual è il significato di questo nome?
Quando sorgeva il progetto Barbarossa Umtrunk, inizialmente in forma di duetto, eravamo alla ricerca di un nome tipicamente teutonico militare che potesse effettivamente evocare le tematiche che avremmo poi dovuto sviluppare attraverso la musica.
Un giorno ho trovato, scorrendo un articolo che parlava delle montagne di Kyffhauser, la designazione di un punto vendita locale che vende un liquore chiamato "Barbarossa Umtrunk". Questo nome corrispondeva abbastanza sia alla nostra attitudine edonista che si gode la vita, sia al nostro gusto per le commemorazioni cerimoniali e pagane; il riferimento al mito "dell'imperatore dormiente" ha tracciato l'inizio dei temi metastorici e tradizionali che vogliamo illustrare.
Il tuo progetto è molto rinominato nella scena marziale; buone etichette, ottimi cd, grandi qualità nei suoni, negli arrangiamenti e nelle atmosfere. Come e quando hai iniziato? Quali sono le tue influenze principali?
Alla fine degli anni '90 ho iniziato ad armeggiare su vecchi registratori a nastro, producendo paesaggi sonori sperimentali influenzati da musica concreta e rumorismo, poi ho giocato a fare il tastierista con un gruppo locale di Black Metal chiamato Samotracia. Abbiamo creato Barbarossa Umtrunk nel 2005 con Ra Ka, un caro amico, fan come me di Dark/Folk e di musiche ambientali. Le nostre influenze agli inizi erano Der Blutharsch, TMLHBAC, Blood Axis, Burzum, In Slaughter Natives, Toroidh, Autopsia, Wappenbund e Turbund Sturmwerk.
Partendo da qui abbiamo poi modellato il nostro sound passo dopo passo prendendo un orientamento che traesse le sue influenze dalla dark ambient e dalla musica etnica e tradizionale.
Fin dall'inizio abbiamo avuto l’obiettivo di comporre una musica militare e marziale, ma sempre sotto l’ egida della Tradizione Interiore, una missione in cui comporre una sorta di colonna sonora cinematografica e rituale che illustrasse ed evocasse i principi superiori e tradizionali sviluppati nelle opere di autori come Jean Parvulesco, René Guénon o Julius Evola.
Nella tua musica si percepisce un influsso molto profondo del pensiero tradizionale. Qual è la tua idea della Tradizione? Pensi che la musica industriale potrebbe essere un modo per veicolare tali idee?
Barbarossa Umtrunk cerca di rappresentare la bandiera delle varie espressioni della tradizione indoeuropea.
Come ho detto, fin dall'inizio abbiamo voluto costruire atmosfere che illustrassero i temi esoterici e metastorici sviluppati dai pensieri di scuole tradizionali e spirituali. E questo è anche il motivo per cui numerose composizioni hanno utilizzato elementi sciamanici, sufi o buddisti, proprio per respirare tradizionalismo ed avere un approccio orientale da aggiungere al nostro tipico sound marziale.
Ma non solo, io ho anche indagato su altre numerose vie esoteriche, diciamo “molto meno ortodosse”.
Barbarossa Umtrunk cerca di essere il portavoce unitario di tutte queste tendenze che in qualche modo, come scriveva Jean Parvulesco, sono influenzate da "suoni coloranti" che disegnano le mie composizioni.
Per finire, le vibrazioni principali presenti nelle canzoni simboleggiano la forte presenza di misteri che riecheggiano dietro la figura tradizionale del Re del Mondo, il messianismo imperiale del Medioevo ed il ricordo malinconico dell’ Iperborea perduta.
Concludendo, io in effetti credo che la musica industriale sia uno stile musicale molto forte visivamente e che si adatti perfettamente nell’evocazione del sacro attraverso i secoli e nella rappresentazione delle rovine attuali del Kali Yuga.
La prima scena della musica industriale composta da gente come Throbbing Gristle, Coil, Current 93, Psichyc Tv ecc, chiamò la loro musica "industrial", perché era una modo di scioccare la gente per esorcizzare la malattia e l'alienazione del mondo moderno con i propri suoni e rumori. Credo che oggi la situazione sia però peggiorata, una società "industriale" non esiste quasi più, perché ora siamo in una era atomica, o meglio post-atomica del mondo, e la nostra alienazione e malattia è dovuta anche a motivi nuovi e peggiori. Cosa ne pensi? Ha ancora senso parlare di industrial come ai tempi dei Throbbing Gristle? Pensi che i nuovi artisti di questa scena abbiano nuove idee? Oppure che tendano a continuare a scimmiottare i primi artisti storici?
Sono d’accordo con te, pare che i tempi siano cambiati e che siamo entrati in un' era post-industriale e post-atomica, in una nuova era quantistica, in un nuovo paradigma sempre più alienante, in un'era dove "Maya" regna e dove l'illusione è la regina di questo mondo.
La lotta è sempre la stessa, ma da 20 anni il nemico si rivela come un più complesso e occulto maëlstrom, forse abbiamo aperto i nostri occhi sulla sua natura mutevole e multiforme, perché se da un lato non si può guardare faccia a faccia questa iniquità che strisciando corrode e aliena il mondo, dall’altro sappiamo abbastanza sui suoi scopi e dobbiamo cercare di contrastare la sua azione attraverso la musica e l'arte.
Anche Throbbing Gristle e Monte Cazazza ai loro tempi stavano combattendo con le proprie armi l’espansione della società industriale, ma chiaramente i temi sviluppati da numerosi progetti della scena post-industriale sono diventati ancora più forti e sovversivi della lotta delle vecchie band (anche se questo discorso non riguarda tutta la scena).
Da parte mia, posso dire che la mia azione musicale deve essere militante e schierata, anche perché non vedo interesse nel ripetere instancabilmente l'approccio apolitico della vecchia scuola.
La musica industriale è soprattutto un movimento musicale che ha come missione quella di combattere contro il mondo contemporaneo usando i propri peccati per rivelarne la sua oscurità, diciamo che è lo specchio dei nostri tempi moderni.
Noi siamo il futuro e dobbiamo produrre una nuova musica industriale, con preoccupazioni più profonde e più forti, apertamente influenzate dalle idee e dalla militanza di "estrema destra" .
A mio modesto parere, l’industrial deve continuare ad andare avanti senza guardare troppo indietro e ripetere il tutto in formule; i nostalgici della vecchia scuola non portano innovazioni, ciò che porta innovazioni è colui che fa sì che la propria forza sia costantemente mutevole e innovativa, e sa adattarsi perfettamente al suo tempo.
L’Industrial è cavalcare la tigre!
Questo è anche il motivo per cui al di là dell’ innovazione musicale è essenziale sviluppare un concetto forte e militante.
La mia militanza métapolitica non si limita peraltro a una nostalgia per le lotte di un tempo, ai miti millenaristi ed a tradizioni escatologiche, ma sposa anche l’ "eurasiatismo" di Alexandre Dugin, per sostenere l'eroica resistenza dell'Iran di fronte a Stati Uniti ed Israele.
La musica industriale è anche la naturale prosecuzione della musica sperimentale e futuristica (da Marinetti a J. Cage a Stockhausen, ai Tangerine Dream ...). Pensi che abbia ancora senso parlare di Futurismo oggi? Come pensi si possa attualizzare una filosofia così vecchia ma così grande per questo mondo? La tecnica e le macchine sono ovunque, pensi che si potrebbe realizzare l'idea di Junger:'' La tecnica è il mezzo attraverso cui la figura del lavoratore mobilita il mondo''?
Una delle nostre prime apparizioni su compilation era in merito ad un tributo a Marinetti, il titolo era "Parole in Libertà", la canzone si intitolava "Futurus Ferrum".
Il futurista così come lo descriveva Jünger è stato profondamente vicino al mio punto di vista ed è un’arma ideologica sempre di attualità nei nostri tempi moderni, in cui l'umanità cade sempre più profondamente nel baratro del mondo materiale. Essere al di là di spazio e tempo, essere collegato con il superiore e con i principi essenziali, mantenere il nostro fuoco interiore, utilizzare la forza centrifuga e polare nascosta in noi per sfuggire alla quantificazione e la solidificazione del mondo, è questa la lotta di risparmio reale che ci deve portare a liberarci dai miasmi dei tempi bui e successivamente a diventare un "uomo di ferro", che segue la strada disegnata da Mishima nel suo libro "Sole e Acciaio" o dai preziosi insegnamenti che sono alla base del lavoro di Julius Evola.
Marinetti nel suo libro "L’ aereoplano del Papa ", si è espresso così: “Tempo! Spazio! Le sole divinità che governano il mondo! Io mi ribello contro di voi!"
La sua frase non fa una piega ed esprime meravigliosamente la resistenza gnostica che gli ultimi kshyatrias in piedi in mezzo alle rovine del mondo moderno devono fare.
Fin dall'inizio, la musica industriale è stata lo specchio critico del nostro mondo sovversivo, oggi ancora una volta la usiamo in maniera sovversiva per abbattere la procedure come suggerito da Evola nel suo libro fondamentale "Cavalcare la Tigre”
La scena musicale di cui stiamo parlando può essere un’ alternativa alla musica del Meltin Pot, imposta dal sistema?
Si, direi che è una luce di speranza.
MTV e la stampaglia musicale incoraggiano gruppi rock con atteggiamenti falso ribelli, ma che in realtà sono solamente ciechi agenti al servizio del sistema sovversivo democratico.
D’altronde in una società democratica, è necessario dare alla gente l'illusione che il sistema supporti la sua insoddisfazione.
Ma le aspettative delle popolazioni non sono meno individualistiche, attendiste ed egoiste di quelle della rivoluzione francese del 1789, che ha ucciso la Monarchia e stabilito il regno e l'impostura della democrazia diabolica che gestisce il mondo moderno.
Viviamo in piena distopia, in una totale schiavitù fisico-mentale, e la musica industriale, dal momento che si occupa delle tematiche di cui abbiamo accennato, è una delle ultime speranze per risvegliare le coscienze.
La musica Industrial è divenuta famosa con progetti come Death In June, Der Blutharsch, Dernière Volonté. Ultimamente sono nati alcuni nuovi grandi artisti. Questo anche grazie alla nascita di etichette come Ufa Muzak e SkullLine. Tu che hai lavorato con queste etichette, come ti sei trovato? Pensi che possano essere le eredi della storica Cold Meat?
La Skull Line ha fatto nascere una seconda generazione di artisti, c’è stato un grande lavoro di scoperta che ha portato allo sviluppo della scena. Harry, che è il capo del marchio, è un personaggio che ha realmente scoperto numerosi progetti innovativi tra cui proprio Barbarossa Umtrunk.
La UFA Muzak poi è per me la migliore etichetta del momento, ben orientata e militante. Tutti i gruppi che sono sotto contratto con UFA sono eccellenti e attentamente studiati. Tutti gli album pubblicati da loro sono veri e propri gioielli di piccole dimensioni con grandi suoni ed immagini, dei veri e propri dischi di culto, molto simili a quelli di un tempo della CMI o della World Serpent.
Sono davvero orgoglioso di aver firmato con UFA e di avere rilasciato alcuni dei miei lavori recenti musicali su questa etichetta, in totale simbiosi con il "Barbarossa Umtrunk" pensiero. Per quanto riguarda l'attuale movimento post-industriale, che dire, è così vasto e ricco…
Mi piacciono in particolare progetti come Golgotha, 6 Comm, Moon Far Away, Sol Invictus, Elli Riehl, Kirlian Camera, Runes Order, Allerseelen, Die Weisse Rose, Luftwaffe, Dawn e Dusk Entwined, Wermut, Allerseelen , Sturmast, IANVA, Horologium, Arte Abscon (s), Gabe Unruh, Nors 'KLH, Ierophania, Dahlia’s Tear, Sala delle Colonne, Le Revers Sanglant .
Senza poi dimenticare i miei amici con cui sono in rapporti stretti: Igniis, Kazeria, Spreu e Weizen, Pale Roses, Tamerlan, Front Sonore, Schattenspiel, TSIDMZ, Vir Martialis, Escuadron de la Muerte e Sinweldi, nel quale io credo con tutto il cuore.
Al di là dei movimenti industriali e dark ambient, ascolto con orecchio attento anche alcune cose post-black metal/shoegaze e funeral doom/drone, band come Sunn O))), Alcest, Xasthur, Paysage d'Hiver, Nortt, Blut Aus Nord o anche il ritorno recente di Burzum, progetti metal che possiedono tutti un aura pagana, rituale e sacra.
Di recente alcuni artisti hanno cambiato la loro attitudine e rinunciato al loro passato. Per esempio, negli ultimi anni Der Blutharsch è divenuto più rock, più psichedelico, sembra l'Elvis Presley della scena marziale. Alcuni artisti non hanno gradito. Qual è la tua idea? E’ un buon cambiamento?
Onestamente credo sia un cambiamento positivo.
Ho assistito alla performance dell’ultimo tour di Der Blutharsch a Parigi e sono stato conquistato dalla loro prestazione live, devo dire che è un gruppo che non mi ha mai deluso. La loro evoluzione è logica se si pensa che suonano e producono dischi da tanti anni. Per quanto riguarda gli orientamenti sonori nuovi, posso solo approvarli, anche perché mi è sempre piaciuto il suono del Krautrock, lo space-rock, il Doom/Stoner, band come Black Sabbath, Can o Hawkwind , ho trovato tutte queste influenze amalgamate nella nuova formula di Der Blutahrsch.
Quando invece di ripetere instancabilmente la stessa formula, tenti di evolvere naturalmente, a volte radicalmente come è il caso di Der Blutharsch, c’è il rischio di perdere parte del proprio pubblico.
Parlo con cognizione di causa, perché io sento la necessità di sviluppare in futuro il mio suono portandolo ad avere un orientamento più "folk" .
Un mio caro amico, che suona la chitarra, inoltre, dovrebbe far parte del gruppo al più presto. Ho anche sviluppato da pochi mesi un side-project chiamato Cydonia, che risponde alla mia necessità di comporre la struttura più ambient, stellare e cosmica che non combacia del tutto con i temi e i concetti sviluppati in Barbarossa Umtrunk. Questo progetto dovrebbe evolvere anche verso qualcosa di più drone e metal nei mesi a venire, ma non posso dire di più in proposito al momento, vi invito però ad ascoltare l'opera prima: "Sinus Medii ", trattasi di dark ambient in stile Inade, Atomine Elektrine, Lustmord o Alio Die, uscirà per SkullLine.
Hai rilasciato alcuni grandi split con bravi artisti del panorama marziale come Seuchenstrum, Schattenspiel e Front Sonore. Cosa puoi dirci di queste collaborazioni? Hai lavorato con altri progetti? Hai iniziato questi lavori solo per sporadiche collaborazioni o anche per unire le forze con artisti che vogliono un cambiamento di spirito e materia?
Mi è sempre piaciuto ascoltare le collaborazioni tra artisti e fin dall'inizio ho pensato di farlo anche io un giorno. E 'un'esperienza che arricchisce, dà la possibilità di tenersi in contatto con altri artisti che possiedono un simile stato d'animo in modo da potersi confrontare e comporre sotto nuove angolazioni e prospettive portando nuovo dinamismo ed evoluzione nelle nostre composizioni. Ho un buon ricordo della mia stretta collaborazione con Kazeria e Dronerune sui rispettivi split "72 Candles in Cairo" che è un omaggio ad Aleister Crowley e "Distant Shores" in memoria di Miguel Serrano.
Anche il mio split con Schattenspiel è stata un'esperienza musicale positiva. Ho poi collaborato con TSIDMZ su tre pezzi che appaiono nell’opera "Der Talisman di Rozenkreuzers" dedicati al Thule Gesellschaft e pubblicato da UFA Muzak.
Ho fatto anche brevi collaborazioni con le band Ouroboros, Igniis e Akoustik Timbre Frequencye, e ho anche coooperato molte volte con un mio caro amico, Marc-Louis Questin, le cui declamazioni e lo stile teatrale e cerimoniale sono meravigliosamente vicine alla mia musica.
Sono molto contento inoltre di essermi cimentato con dei remix di progetti musicali che adoro come Runes Order, Celtic Frost e Burzum.
Ora sto ultimando un pezzo apertamente anti-sionista e nazional-rivoluzionario con Front Sonore dal titolo "apokatastasis".
Ho in progetto nuove collaborazioni in futuro, con Spreu & Weizen ci son in ballo due canzoni dalle influenze guénoniane, che resteranno però nascoste in attesa della pubblicazione del mio prossimo album che sarà dedicato alla figura e agli aspetti esoterico-geopolitici della dottrina del generale De Gaulle.
Poi ho in programma due tracce in collaborazione con Vir Martialis basate ancora su C.DeGaulle ma anche su M.Eliade. Infine sto lavorando nella composizione di due ulteriori Split: il primo con Escuadron de la Muerte, che sarà dedicato alle armi segrete naziste e la seconda dedicata a Raoul de Warren, uno scrittore occultista francese di letteratura fantastica dell'ultimo secolo, questo sarà comèpsto con i francesi Pale Roses (in cui parteciperà anche l’amico Marc-Louis Questin).
Ok Baron, grazie della chiacchierata, chiudi pure l’intervista come preferisci. Buona fortuna!
Il post-erotismo di Tsukamoto
Si è discusso molto in passato sul lavoro dei vari Cronenberg e Tsukamoto, sul logos che caratterizza la loro ricerca filmica, un tentativo di vivisezione della carne in rapporto alla macchina ed alla tecnologia, ad un utopica fusione ballardiana tra uomo e macchina a livello biologico, ebbene l'esperienza tenderà sempre più a rimuovere l'immediatezza della dimensione carnale e a valorizzare invece l'insieme delle pratiche e delle operazioni che sembrano realizzare la trascendenza dell'uomo tecnologico rispetto ai processi naturali.
Con Tetsuo "l'uomo macchina" Tsukamoto giocò allo
scoperto rispondendo alla provocazione non più tanto utopica di quel videodrome
cronemberghiano e spinse totalmente verso quella fusione tra uomo e macchina.
A distanza di tanti anni, nel 2002 firmando
l'altro suo capolavoro "A Snake Of June" più che sull'immediatezza
carnale, Tsukamoto porta la riflessione semantica a livelli iper-metaforici,
risprofondando nella carne solo dopo un lunghissimo viaggio di formazione,
secolarizzato, distorto quanto volete, ma sempre ipermediato dalla
consapevolezza del reale. Non c'è niente di immediato in questo film: le stesse
pulsioni istintive e a-razionali sono metaforizzate in immagini postmoderne.
L'atto sessuale come serie di scatti fotografici, il seno femminile, fecondità
rinascita e eterna giovinezza, inquadrato nell'incubo senza fine che si
intrufola a poco a poco in uno yakuza movie sconclusionato, scardinandone ogni
schema narrativo; l'uomo macchina tetsuiano; il passare di immagine a immagine,
di testo in testo, tutto questo è frutto più di una fortissima riflessione su
di sé, virata su temi leggermente sfasati rispetto a quelli classici
occidentali, per di più sotto forme narrative in parte estranee al destinatario
occidentale, ma soprattutto estremizzata come qui da noi non si ha il coraggio
di fare.
Non è allora la "purezza", quella che ritroviamo nel cinema
giapponese di un Tsukamoto, ma il prototipo di una specie di processo hegeliano
dei contenuti istintuali che, dopo essere passato per i due rapporti inferiori,
quello "puro" e naif e quello negativo del rigetto dall'altro da sé
(che pure fa parte di sé), ormai lo ingloba tutto in se stesso, diventando
autoconsapevole e metabolizzandolo fino in fondo all'interno di processi
cognitivi del tutto razionali.
Dunque: il relativismo all'eccesso, piuttosto che l'immediatezza. La
"sostanza e il sangue" non sono che le estreme conseguenze dei due
mondi, quello razionale e quello istintuale, finalmente riconciliati in un film
dalla totale spudoratezza estetica, in un bianco e nero con tendenze bluastre
costanti per tutta la pellicola, dove sesso e malattia, mutilazioni e mutamenti
sono un tutt'uno con un erotismo che gioca con l'inesorabile decadenza del
corpo umano, dato che l'uomo di sola carne tsukamotiano è ormai decaduto,
parliamo di post-erotismo allora, vissuto dal cyborg-telespettatore che si
masturba (il marito nel film), interfacciato dal video (la moglie), immortalata
dal terzo elemento fuori campo, ovvero la macchina fotografica.
La metafora del potere di "A Serbian Film"
"Tutta l'intera nazione non è altro che un fottuto asilo. Un mucchio di
bambini scaricati dai loro genitori"
A Serbian Film del serbo Spasojevic è un film del 2010 che si spinge a livelli
di nefandezze forse mai toccati dalla cinematografia legale. Trattasi di una
rappresentazione metaforica della violenza politica e della mercificazione
sessuale del corpo umano manipolata dal potere.
La storia tratta di un ex pornostar in declino, sposato e con un figlio piccolo
a carico, che trovandosi ridotto quasi sul lastrico, decide di accettare il
lavoro propostogli da un regista e tornare così a recitare in un film hard. Il
compenso? La sua famiglia non dovrà mai più preoccuparsi di lavorare poichè
notevole sarà la somma di denaro offertagli in cambio della prestazione.
Non stiamo parlando di un semplice film thriller/ horror, difatti "A
Serbian Film", partendo da un continuo richiamo alla propria nazionalità,
unisce sin dai primi istanti pornografia ad allusioni storico/culturali,
risultando così difficilmente catalogabile.
Sono essenzialmente quattro le tematiche principali della pellicola di Spasojevic.
In primis, trattasi innanzitutto di un tentativo metacinematografico sullo
smarrimento di ogni confine razionale, basato sul meccanismo per il quale il
cinema diventa vita, e viceversa. La riflessione sulla settima arte ed il suo
rapporto con la realtà intesa non solo come realtà oggettiva, ma come realtà
cinematografica, pervade chiaramente tutto il film.
In seconda battuta, il film medita, servendosi di un gore perfettamente
funzionale al messaggio, sulla fascinazione dello sguardo, sulla continua
ricerca di stimoli visivi per i nostri sensi assopiti, sul bisogno crescente di
una realtà artefatta in cui l'aderenza con il reale continua a perdere
consistenza.
Si cerca di scovare la derivazione di questa esigenza di "reality
show" sempre più corporei, più esasperati, che arrivano a spingersi sino
all'esibizione della morte.
In terzo luogo vi è una denuncia ad un paese devastato dalle guerre, che ha
ancora nel proprio cuore le ferite del Kossovo, di Vukovar, di Srebrenica, di
Zagabria e di Sarajevo.
Una Serbia che nelle sue molteplici difficoltà sembra sposare il nichilismo più
totale, negare tutti i valori, spegnere ogni aspirazione e annullarsi
completamente.
Si percepisce un senso di costrizione ed oppressione derivante dal vivere in
una nazione degradadata sia culturalmente che spiritualmente.
L'ultimo dei 4 punti, infine, è il sesso nella società consumista, in tutta
l'atrocità dei suoi dettagli. La sessualità è sin dalla prima inquadratura,
ambigua, brutale, mai affettuosa o dolce.
Tutti i personaggi nè sono pregni, il sesso si cela in ogni fotogramma, pronto
a manifestarsi in forme sempre deformate.
Viene rappresentato, in linea con la concezione moderna occidentale, come
pandemia ossessiva, dando risalto non solamente a quegli impulsi violenti che
si manifestano sul piano fisico e che, come in altre epoche, portano ad una
esuberante e disinibita vita sessuale e magari al libertinaggio.
Qui il sesso è incarnato soprattutto come un elemento cardine che ha
introiettato a sè la sfera psichica, un erotismo divenuto tutto mentale con
conseguente eccitazione diffusa e cronica quasi indipendente da ogni
soddisfacimento fisico concreto. Lo stupro sembra simboleggiare la violazione
dei limiti e odora di preludio alla morte sia fisica che metafisica, inoltre la
cosmetica e i mezzi di perfezionamento estetici di cui sono succubi tutte le
donne del film, appaiono come l'interesse principale del loro modo d'essere,
l'unico mezzo con cui riescano a dare un piacere trasposto preferito a quello
specifico dell'esperienza sessuale normale e concreta che, al contrario, pare
divenuta oggetto di una specie di insensibilità e nevrotica repulsione. Questa
intossicazione mentale è rappresentata esasperatamente come uno dei principali
caratteri regressivi dell'epoca attuale, e l'obiettivo non è soltanto la
Serbia, ma tutta la civiltà occidentale.
Spasojevic fu fenomenale nel far percepire senso
di morte e smarrimento e lo fece con ferocia, utilizzando lo stesso cinismo
destabilizzante della modernità.
La perversione di fondo risulta molto più concettuale che grafica.
Nell'epilogo, l'elemento onirico diviene sempre più invasivo sino al plumbeo
finale con una scena di rara spietatezza.
"Inizia con quello piccolo".
Titoli di coda, le urla deliranti di "Newborn porn" riecheggiano e divengono una metafora sul futuro ombroso dei più piccoli.