"Maturità", consapevolezza o fuga?

Oggi fanno clamore dei giovani che, già promossi, rifiutano l'orale di maturità. Bisogna capire bene quali sono le argomentazioni che portano.

C'era una volta Julius Evola che iscritto alla facoltà di ingegneria dell'università di Roma, completò il corso di studi ma senza conseguire la laurea. Motivi? "Disprezzo del titolo". Evola aveva completato gli studi tecnici e matematici, ma decise di non sostenere la discussione della tesi finale per conseguire formalmente la laurea. Non voleva essere associato a titoli accademici come "dottore" e "ingegnere". Una scelta che rifletteva la sua ribellione giovanile contro i valori borghesi e convenzionali della società del tempo. Evola vedeva il titolo accademico come un simbolo di conformismo sociale che contrastava con la sua ricerca di una via spirituale e intellettuale alternativa. La mancanza della laurea, ovviamente, non impedì a Evola di diventare un prolifico scrittore e filosofo, pubblicando numerose opere di grande spessore.

Tornando ai nostri giorni, quello di questi ragazzi è un atto di resistenza contro un sistema in cui l'esame di maturità è una pantomima burocratica? Dove un ragazzo che ha letto centinaia di libri per passione rischia di prendere un voto peggiore di chi ha memorizzato i riassunti giusti da chatgpt? Si ribellano contro l'idea che la scuola debba essere principalmente un tirocinio per la sottomissione, un addestramento alla rassegnazione? Hanno capito che quella che viene spacciata per "preparazione alla vita" è in realtà una preparazione alla rinuncia, un allenamento sistematico a non fare domande scomode, a non mettere in discussione l'autorità, a non cercare strade alternative? Non vogliono essere complici di un meccanismo che trasforma l'apprendimento in una gara, la conoscenza in merce di scambio, la crescita intellettuale in accumulo di crediti formativi? Si schierano contro insegnanti ottusi che spesso scelgono di ricoprire quel ruolo unicamente per la pagnotta a fine mese spendendo solo poche ore al giorno sparando lezioncine confezionate nel programma statale, attingendo da un sommario di propaganda calato dall’alto?

Se queste sono le motivazioni, massimo supporto.

Se invece si tratta di fragilità emotive e generici discorsi di desiderio di “essere compresi”, scambiando la scuola per un percorso terapeutico, allora è solo una fuga dalle proprie responsabilità, un non saper affrontare a testa alta il sistema, anche se lo si contesta.


"Il Sole Nudo" di Isaac Asimov

Nel 1957, Isaac Asimov pubblicava "Il Sole Nudo", secondo capitolo del ciclo dei Robot. Un testo poco noto in cui viene immaginata una società, il pianeta Solaria, con gli abitanti terrorizzati dal contatto fisico e confinati nelle loro dimore. Questi solariani vivono in un mondo dove il contatto fisico è tabù, dove ogni interazione avviene attraverso la "visione" (ologrammi tridimensionali) e dove la "presenza" reale è ormai considerata volgare e pericolosa. 

Asimov non si limitava a immaginare l'isolamento fisico. Descriveva una società dove la tecnologia aveva creato una dipendenza totale: i solariani non riuscivano più a concepire l'esistenza senza i loro robot e le loro protezioni tecnologiche. 

La società di Solaria era nata dal desiderio di "sicurezza": eliminare malattie, conflitti, disagi emotivi. Ma questo paradiso sterile condusse all'atrofia dell'umanità stessa. I solariani erano diventati incapaci di emozioni genuine, di creatività, di crescita personale. 

Ma un in mondo dove i bambini giocano più con i tablet che all'aperto, dove le relazioni nascono e muoiono sui social media, dove per molti il mondo digitale è diventato più confortevole di quello reale, dove gli smartphone sono diventati estensioni del corpo e l'intelligenza artificiale prende decisioni al posto nostro, cosa ci fa pensare che lo scenario descritto da Asimov sia qualcosa che vada oltre la fantascienza? I solariani con i loro robot delegavano sempre più aspetti della loro vita alla tecnologia e atrofizzavano man mano le loro competenze, ma, ehi, cosa ci fa credere che stiamo lentamente scivolando verso Solaria? Suvvia è solo fantascienza di un visionario. 

Ne "Il Sole Nudo" Asimov suggeriva che in futuro il progresso tecnologico avrebbe trasformato i nostri strumenti di liberazione in catene invisibili. Che ingenuo questo Asimov.