Ci si sveglia al suono di una notifica. Il mondo digitale non attende, non rispetta i tempi umani. Si è già in ritardo prima ancora di aprire gli occhi. Si esce di casa armati di smartphone, agende digitali e tazze di caffè per affrontare la giornata. La competizione è l'aria che si respira. A scuola, all'università, nei colloqui di lavoro, nelle riunioni. Si è costantemente valutati attraverso "feedback" e "performance review". Numeri che determinano il valore di mercato, la rilevanza sociale. Non basta lavorare bene, bisogna "sapersi vendere". Non basta essere se stessi. E tutto questo ha un prezzo. Mutui trentennali, prestiti per la "formazione", leasing, rate e carte di credito. Debiti perenni per esistere, per partecipare a questo grande gioco. Le trincee della modernità sono invisibili ma non meno reali. Si combattono battaglie silenziose contro l'ansia, l'insonnia, la sensazione costante di inadeguatezza. Alcuni restano feriti, altri disertano, molti continuano a marciare perché non conoscono alternative. Si parla di guerre e riarmo, ma la vita moderna è già una trincea, bisogna solo prendere consapevolezza e decidere per quali battaglie vale la pena combattere.
"Requiem for a Dream" di Darren Aronofsky
"Requiem for a Dream" di Darren Aronofsky
è un monito universale sulle dipendenze che vanno molto oltre la
tossicodipendenza tradizionale. In un'era di dipendenze digitali, ossessioni da
social media, consumismo compulsivo e perdita di connessione umana, l’opera di
Aronofsky del 2000 è attualissima.
Il film demolisce l'illusione che le dipendenze
siano solo legate alle sostanze stupefacenti. Mostra con spietata chiarezza
come l'ossessione possa assumere forme diverse: la dipendenza da droghe dei
giovani protagonisti, l'ossessione televisiva e dal sogno del successo della
madre, la ricerca compulsiva di validazione sociale, il bisogno alienante di
soddisfare desideri imposti dall'esterno
"Requiem for a Dream" rivela come i sogni
possano trasformarsi in incubi quando diventano ossessioni. Storie incrociate
in cui tutti cercano una via di fuga dalla propria mediocrità, ma i loro sogni
si rivelano trappole mortali, specchi infranti di un'esistenza svuotata di
significato
Questo non è un film che si guarda, ma un'esperienza che si attraversa. Un lungo respiro in cui appaiono la mercificazione dei desideri, l'illusione del successo facile, la solitudine nelle grandi metropoli e la frammentazione delle relazioni umane. Una frammentazione che Aronofsky costruisce con una narrazione visiva composta da tagli rapidi, prospettive distorte, sequenze ipnotiche ed una colonna sonora martellante (Clint Mansell).
Un viaggio nel buio più profondo dell'animo umano:
dietro ogni dipendenza c'è sempre un sogno infranto, una speranza tradita,
un'umanità che cerca disperatamente di fuggire da se stessa. Un'opera che continua a urlare la sua verità,
ancora oggi più che mai.