Bilancio 2025

Il 2025 si sta chiudendo ed è tempo del consueto bilancio di fine anno. 

L'anno trascorso ha visto crescere l'attenzione mediatica e delle istituzioni mondiali su Gaza. Tra proclami, richiami, indignazioni, alla fine, gira e rigira, non è accaduto nulla. Israele non ha subito alcuna conseguenza, né sanzioni, né esclusioni di alcun genere come accaduto invece per la Russia.

Con Trump, tornato in carica alla Casa Bianca, a fare da "mediatore" tutto si è sistemato a favore dei soliti mentre il numero delle vittime del conflitto continua tutt'oggi a salire vertiginosamente con le luci ormai spostate altrove. Spostate verso un Europa sempre più smarrita, dai goffi proclami bellicisti, che si riarma contro nemici immaginari e continua a fare ridere il mondo intero mentre avanza con il suo inesorabile calo demografico, in una crisi di identità devastante.

In Vaticano "morto un Papa se n'è fatto un altro", con Bergoglio, tanto amato dalla gente secondo una certa narrazione progressita, già caduto nel dimenticatoio e nell'irrilevanza della storia.

È stato l'anno in cui, dopo aver sterminato i leader di Hezbollah e consolidato il governo fantoccio in Siria si è provato a cominciare una guerra all'Iran, in pentola da anni, ma con scarsi risultati. 

Oggi il mondo conta oltre 100 conflitti armati attivi. Sudan, Yemen ad esempio, nomi che evocano tragedie dimenticate dai media ma non dalla storia. Milioni di persone sfollate, carestie, distruzione di patrimoni millenari.

In generale oltre due miliardi di persone vivono in contesti segnati dalla guerra. 

In UcraiNA-TO va avanti, per il quarto anno, il solito drammatico teatro di Zelensky che ha mandato al macero una generazione intera ma continua a star lì tra viaggi e selfie improbabili mentre i media perseverano con la narrazione di russi allo stremo, costretti a usare i cavalli.

In tutto questo marasma il governo italiano ha confermato appoggio incondizionato a Israele e Ucraina, in linea con i proclami di riarmo della Von der Leyen, dimostrando ancora una volta la propria vocazione gregaria e masochista, in perfetto accordo con lo schema secondo cui i sovranisti in carriera, tanto più sono incendiari all'opposizione, tanto più sono pompieri giunti a sedersi sulla poltrona.

In Italia nel silenzio generale si continuano inoltre a svendere le ultime aziende, Iveco e Giugiaro le più recenti, investendo solamente su Leonardo e produzioni per guerre.

Chiudiamo con un immagine emblematica del 2025: quella di Wisdom, l'albatros di 74 anni che continua ostinatamente a deporre uova. In un mondo che sembra andare a pezzi, l'anziano Albatros è metafora della vita che trova sempre il modo di persistere. 

Buon 2026 a tutti.

L'Esorcista di W.Friedkin, 52 anni dopo

Il 26 dicembre del 1973 usciva nelle sale "L'esorcista" di William Friedkin, parliamo di ben 52 anni fa.

Da allora sono stati girati tantissimi film sull'argomento, con mezzi tecnologici più moderni che han superato di mille volte quelli utilizzati dal film di Friedkin. Quel che rende questo film insuperabile non è infatti legato agli effetti, è qualcos'altro, qualcosa di più insidioso che si annida nella struttura stessa del film.

Friedkin capì che il vero orrore non abita nello spettacolo del male, ma nel suo ingresso silenzioso nella normalità. 

La casa dei MacNeil è luminosa, borghese, razionale, ordinaria. Il demone non irrompe, si infiltra, gradualmente, attraverso rumori nel solaio, piccole stranezze, crepe impercettibili nella quotidianità. Quando finalmente si manifesta, è già troppo tardi.

È anche una metafora del male, inteso in senso ampio, di come si infiltra nella vita reale. Non con esplosioni o segni evidenti, ma attraverso piccole compromissioni, silenzi, crepe. Potrebbe essere una dipendenza che inizia con un bicchiere in più, una piccola bugia che corrode l'animo, dei dettagli trascurati. Quando poi il male si manifesta in modo incontrovertibile, le radici sono già profonde.

I film successivi hanno quasi sempre invertito la formula mostrando il male, spiegandolo, rendendolo spettacolare. Uno spettacolo che poi in fin dei conti è quasi rassicurante perché lo si può guardare da lontano. L'Esorcista invece toglie ogni distanza di sicurezza. Il suo ritmo lento, la sua apparente tranquillità iniziale, quella Georgetown autunnale così familiare...

52 anni dopo, nessun budget può comprare quelle atmosfere, quel disagio di confine tra scienza e fede.

Nessuna tecnologia può replicare il vuoto di quelle zone d'ombra dove le certezze crollano.